Case Green: la direttiva Ue è all'ultimo chilometro, ma Germania e Italia frenano

Case Green: la direttiva Ue è all’ultimo chilometro, ma Germania e Italia frenano

Dopo l’approvazione, il 14 marzo scorso, del parlamento europeo, il 6 giugno si è tenuto il primo incontro del trilogo, il negoziato informale tra Commissione, Parlamento e Consiglio

 

Conto alla rovescia per la definitiva approvazione della cosiddetta direttiva “Case Green”, la Epbd (Energy performance of building directive). Nata per censire e monitorare il parco edifici nell’Unione Europea, la norma, dal 6 giugno all’esame del cosiddetto trilogo – il negoziato informale tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo avviato dopo l’approvazione, lo scorso 14 marzo, da parte della Commissione – punta alla riqualificazione del patrimonio immobiliare. In Ue, infatti, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico totale e del 36% delle emissioni di gas serra. Dunque, nella prospettiva dell’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica prevista dalla strategia europea del Fit for 55 non poteva restare escluso l’ambito edilizio, in cui l’Epbd stabilisce specifici parametri progettuali, oltre all’obbligo della certificazione energetica.

Premesso che la direttiva non è ancora in vigore – lo diventerà, salvo ulteriori modifiche, dopo il via libera del Consiglio europeo – le nuove regole si configurano, di fatto, come uno strumento finalizzato alla graduale eliminazione degli edifici con prestazioni energetiche inadeguate. Questa potrà avvenire in due modi: demolendo gli edifici privi di vincoli artistici o storici e tecnicamente arretrati nel caso in cui una riqualificazione non fosse conveniente; oppure riqualificando gli edifici, fissando soglie prestazionali atte a limitarne le emissioni.

Obiettivo zero emissioni

Le nuove disposizioni, in particolare, puntano a edificare solo Zeb (Zero emission building) entro il 2030 (2027 per gli edifici pubblici). Per quanto riguarda gli edifici esistenti, invece, nella revisione approvata a marzo, si proroga al 2050 il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero.

Sugli interventi di ristrutturazione si propongono nuove soglie di prestazione minima – basate su uno specifico parametro, l’Ep max (energia primaria massima) per mq/anno – in base alle quali ciascuno stato membro dovrà riqualificare il 15 % del patrimonio immobiliare meno efficiente. Le tappe stabilite sono due: entro il 2027 per gli edifici non residenziali ed entro il 2030 per quelli residenziali.

Secondo la direttiva, inoltre, a partire dal 2024 dovrebbe arrivare lo stop agli incentivi per le caldaie a gas e da settembre 2029 il divieto di vendita (gli impianti ibridi non ricadono nel divieto). Su questo aspetto l’Italia è tra i Paesi che hanno espresso maggiore preoccupazione, assieme ad altri Stati membri quali Polonia, Slovacchia, Romania, Croazia, Repubblica Ceca e Germania.

Escluse case vacanza ed edifici storici

Sono esclusi dagli obblighi previsti dalla nuova Direttiva gli edifici vincolati e protetti, gli edifici storici, quelli temporanei, le chiese, le abitazioni indipendenti con superficie inferiore a 50 mq e le case vacanza.

E’ prevista anche l’esenzione dell’edilizia sociale pubblica nel caso in cui i lavori di riqualificazione facessero aumentare gli affitti in modo sproporzionato rispetto al beneficio derivante dal risparmio energetico.

Passaporto di ristrutturazione e case smart

La direttiva “Case Green” prevede inoltre una novità assoluta, il cosiddetto “passaporto di ristrutturazione”, che sarà introdotto obbligatoriamente entro il 31 dicembre 2024. Si tratta di un documento concepito come ausilio ai proprietari degli immobili per pianificare graduali interventi di adeguamento per abbattere le emissioni dell’edificio.

Sarà rilasciato in formato digitale adatto alla stampa e deve essere redatto da un esperto qualificato e certificato previa visita in loco. I passaporti di ristrutturazione saranno inseriti nel registro digitale degli edifici, raccogliendo informazioni tecniche e giuridiche con dati essenziali che consentiranno ai proprietari immobiliari di pianificare ed eseguire ristrutturazioni, fino ad azzerare le emissioni dell’immobile.

La nuova direttiva incoraggia inoltre l’utilizzo della domotica e in generale di tecnologie intelligenti che garantiscano la massima efficienza in ogni condizione climatica. E suggerisce la creazione di banche dati digitali per la gestione degli edifici.

Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, infine, si propone la realizzazione di infrastrutture diffuse per la ricarica dei veicoli elettrici (EV) negli edifici residenziali e commerciali e si prevede anche l’aumento degli spazi dedicati al parcheggio delle biciclette.

Nessuna sanzione

Al momento la direttiva Case Green non prevede sanzioni in caso di mancato adeguamento, né un divieto alla compravendita o locazione di immobili su cui non siano stati effettuati interventi di riqualificazione.

Ciascuno Stato membro, però, dovrà predisporre un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici e integrarlo nel proprio Pnierc (Piano nazionale per l’energia e il clima). Infine, dovrà includere una tabella di marcia per la progressiva eliminazione dei combustibili fossili nella climatizzazione degli edifici entro il 2040 e formalizzare un percorso di trasformazione del patrimonio edilizio nazionale entro il 2050.

I prossimi passaggi

Come accennato all’inizio, la direttiva è attualmente al vaglio del cosiddetto trilogo, ossia i negoziati informali tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, da cui di fatto uscirà il testo finale che sarà formalmente approvato dal Consiglio e che, successivamente, ciascuno Stato dovrà recepire nel proprio ordinamento.

In questo contesto, la  Germania, che finora ha spinto per rispettare gli obiettivi proposti dal Parlamento europeo, stando alle indiscrezioni riportate da Euractiv sarebbe intenzionata a ritirare il suo sostegno agli ambiziosi obiettivi di efficienza energetica della direttiva e a optare per un approccio più flessibile.

“L’obiettivo del governo federale nei prossimi negoziati è quello di avere regolamenti che siano vicini alla realtà e che non sovraccarichino nessuno”, ha dichiarato Klara Geywitz a fine aprile, ribadendo che, pur supportando il raggiungimento della neutralità climatica degli edifici entro il 2050, imporre la ristrutturazione come obbligatoria per legge sia anticostituzionale  in Germania.

Il caso Italia

Limitatamente all’Italia, gli edifici collocati nella classe energetica più bassa nel nostro paese, secondo l’Istat, sono circa 1,8 milioni di edifici residenziali su 12 milioni in totale. Il nostro patrimonio edilizio è stato costruito infatti in gran parte prima del 1990: una prospettiva, questa, che ha posto l’Italia in una posizione non contraria rispetto agli obiettivi generali della direttiva Ue, ma critica verso le tempistiche fissate, che si rivelerebbero brevi rispetto alle esigenze del contesto italiano.

Linda Capecci