Onu e Ue dettano le regole dello sviluppo sostenibile. Ma la sfida riguarda i comportamenti di ciascuno

Onu e Ue dettano le regole dello sviluppo sostenibile. Ma la sfida riguarda i comportamenti di ciascuno

«Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri», afferma  Gro Harlem Brundtland nel Rapporto «Our common future» (Il nostro futuro), presentato nel 1987 alle Nazioni Unite, in qualità di presidente della commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED). 

Oggi più che mai il tema riguarda chiunque in ogni Paese, poiché gli effetti di una cattiva gestione sotto il profilo economico, sociale o ambientale si manifestano anche molto lontano rispetto al luogo di origine. Un focus particolare merita l’ambiente urbano, dove le problematiche connesse a inclusione, cultura, processi produttivi, consumi, spostamenti, carenza di aree verdi e tutela dell’ambiente sono amplificate. Qui infatti vive la maggior parte della popolazione mondiale, con un trend in forte aumento per il futuro. Stile di vita e organizzazione necessitano, quindi, di un totale ripensamento. 

L’Agenda 2030 dell’Onu: i tre pilastri e le cinque P

L’Agenda 2030 stilata dalle Nazioni unite e sottoscritta dai 193 Paesi membri si incardina su tre pilastri: la sostenibilità economica, quella sociale e poi ambientale. Queste dimensioni sono strettamente correlate e definiscono il nuovo scenario per la definizione di politiche di gestione e sviluppo del territorio, in una programmazione congiunta.

Sempre secondo l’Agenda delle Nazioni unite, sono cinque in questo spazio tridimensionale gli elementi fondanti di ogni azione che voglia perseguire davvero la sostenibilità: persone, prosperità, pace, partnership, pianeta.

 

Le indicazioni europee e nazionali

La trasformazione può essere perseguita solo attraverso una sostituzione graduale dei processi organizzativi e produttivi con nuovi percorsi più sostenibili, seguendo quanto indicato dall’Agenda urbana europea e in osservanza degli orientamenti del Comitato interministeriale per la programmazione urbana e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Una prima area di intervento riguarda la mobilità, puntando su un trasporto pubblico locale efficiente e sostenibile attraverso la sostituzione dei veicoli maggiormente inquinanti, accompagnata da azioni formative e campagne di educazione per ridurre al minimo la congestione, gli incidenti e le vittime della strada. Le soluzioni possibili richiedono l’adozione da parte degli enti locali di piani urbani integrati con una mobilità connessa ed intelligente.

Altro campo di azione riguarda la transizione digitale, perché una città è davvero sostenibile solo con alta innovazione tecnologica, connettività domestica diffusa, wi-fi negli spazi pubblici ed infrastrutture intelligenti. 

C’è poi la sfida culturale che impegna ognuno di noi in prima persona. Per garantire pari dignità agli individui e contrastare la povertà servono politiche sociali e abitative adeguate, finalizzate all’inclusione e all’accesso al mercato del lavoro con soluzioni che consentano uno stile di vita decoroso.

Infine non dovranno mancare azioni per migliorare la qualità dell’aria, attraverso la riduzione delle polveri sottili in abbinamento all’uso sostenibile del suolo e alla tutela del patrimonio culturale. 

Ma oltre ai macro interventi economico-sociali, occorre il contributo attivo di ogni cittadino, chiamato a un nuovo stile di consumo improntato al riuso e al riciclo, a beneficio delle generazioni future.

Roberta Mordini