Tech Interoperabilità nell’area Schengen per i visti digitali Roberta Mordini 21 June 2023 Digitalizzazione L’interoperabilità per la realizzazione dei visti digitali nell’area Schengen è la chiave del nuovo accordo firmato dal Consiglio Europeo ed il Parlamento. Anche se ancora in via di definizione, la proposta costituisce un nuovo passo verso l’interoperabilità tra istituzioni europee, finalizzata alla digitalizzazione dell’iter di rilascio e gestione dei visti con ampi benefici sull’efficienza delle procedure e l’efficacia del servizio. Benefici dell’interoperabilità nell’area Schengen In termini di benefici, il processo porterebbe al miglioramento e alla semplificazione della mobilità delle persone nell’area Schengen. I dati verrebbero gestiti e condivisi dalle autorità comunitarie attraverso un’unica piattaforma informatica, riducendo così il gap temporale tra la fase di popolamento e quella di consultazione. Simultaneità e tempestività dell’informazione avrebbero importanti riflessi legali grazie alla riduzione del tempo di attesa dei dati che oggi costituisce terreno fertile per i malintenzionati e le attività di falsificazione. L’auspicio è quello di creare una piattaforma condivisa e un sistema di accesso on line, cui gli utenti potranno indirizzare le richieste di visto che saranno poi evase dai Paesi competenti. All’interno della nuova procedura si potranno inserire tutti i dati del richiedente, allegare documenti e pagare i diritti per i visti. Sarà possibile inoltre avere evidenza in un unico database di tutte le risultanze delle richieste, con la riduzione delle pratiche de visu alle sole presentazioni in prima istanza. Per le persone che vorranno visitare più Paesi nell’area Schengen, verrà individuata automaticamente l’autorità competente per l’intero iter di gestione della pratica. Interoperabilità e visti digitali La parola chiave per realizzare tutto ciò è l’interoperabilità, che consente ai Paesi UE di collaborare attraverso la condivisione di informazioni e dati in modo sicuro, simultaneo ed efficace. L’interoperabilità consentirebbe di snellire ed ottimizzare le procedure esistenti, riducendo al contempo i rischi connessi alle truffe o agli errori burocratici. Un piattaforma di dati condivisa permetterebbe inoltre di servire utenti e cittadini in modo più veloce e in forma digitale, con flessibilità e velocità delle pratiche necessarie. Per essere davvero efficace, l’interoperabilità dovrà avvenire a più livelli. Innanzitutto da un punto di vista tecnico, ovvero con sistemi informativi in grado di supportare l’inserimento, l’archiviazione, l’elaborazione e la consultazione dei dati. E’ importante inoltre l’interoperabilità di tipo semantico per gestire le comunicazioni con gli utenti, comprendendo appieno e catalogando in tempo reale le informazioni richieste da diversi sistemi esistenti. E’ altrettanto fondamentale l’interoperabilità organizzativa, in cui le regole di coordinamento e gli attori siano ben delineati. Infine non va trascurata l’interoperabilità giuridica, per l’accesso e la condivisione dei dati nel rispetto delle norme sulla privacy. Procedure attuali Le procedure oggi operative si basano sui tanti sistemi delle Autorità e delle Forze dell’ordine. Il primo è il Sistema di informazione Schengen – SIS – che raccoglie tutte le segnalazioni di persone inabilitate all’ingresso nel Paese, individui scomparsi, mezzi ed oggetti ricercati. Il secondo è il Sistema di informazione visti (VIS) con l’elenco dei visti rilasciati dagli Stati Schengen. Altro database strategico è l’Eurodac con le impronte digitali dei richiedenti asilo e dei fermati illegalmente nell’area. A questi si aggiungono i sistemi sui casellari giudiziali, come il ECRIS-TCN. Tutte queste piattaforme sono autonomamente operative, ma non dialogano tra loro. L’interoperabilità dei dati consentirebbe invece di ottenere con un’unica query il quadro completo delineato su un database comune alle piattaforme coinvolte nel processo. L’interoperabilità sarà la chiave per la sicurezza nazionale e dell’area Schengen. E’ quindi un passo importante e una sfida da vincere. Una volta operativa, si auspica che questa best practice possa aprire la strada a tutte le procedure amministrative che riguardano l’area Schengen, con una collaborazione istituzionale extranazionale in grado di fare davvero la differenza per utenti e cittadini europei. Roberta Mordini