Esg Ipen: come ridurre gli effetti negativi della plastica. Linda Capecci 22 June 2023 Sostenibilità Creare un elenco delle migliaia di sostanze chimiche tossiche usate nella produzione della plastica aiuterebbe a mitigarne gli effetti negativi. E’ questa la proposta di IPEN, una coalizione internazionale di 600 organizzazioni impegnata a denunciare e contrastare gli effetti negativi della plastica. Un elenco dei “contro” Grazie ai suoi report IPEN ha fornito dati e proposte in un briefing pubblicato a pochi giorni dall’inizio dei negoziati per il trattato globale sulla plastica di Parigi. I numeri pubblicati sono da capogiro: le sostanze chimiche note impiegate nella produzione della plastica sarebbero 13 mila, la maggior parte delle quali pericolose. Questo materiale contiene infatti molte sostanze tossiche non regolamentate a livello internazionale, che continuerebbero a circolare in tutto il mondo proprio in forma di contenitori e imballaggi di plastica. Una vera e propria minaccia ambientale e alla salute umana che necessita di una riduzione drastica. Proprio per questo sarebbe utile stilare un elenco per identificare tutti i composti “nocivi”. Poca chiarezza Le plastiche in effetti sono essenzialmente una combinazione di sostanze chimiche e carbonio, costituite da monomeri, polimeri, additivi chimici e sostanze non intenzionalmente aggiunte (NIAS). Sia per quanto riguarda le plastiche derivate da combustibili fossili che per quelle biobased, molte di queste sostanze chimiche vengono rilasciate in diverse fasi del ciclo di vita. Tra gli effetti negativi della plastica bisogna oltretutto tenere conto delle emissioni tossiche in fase di estrazione delle materie prime, così come quelle provocate dal trattamento e dall’incenerimento. Solo l’1% delle sostanze chimiche impiegate nelle materie plastiche è attualmente regolamentato da accordi ambientali multilaterali internazionali, anche se quasi un migliaio sono collegate a cancro, mutazioni del DNA o danni alla riproduzione e più di mille sono tossiche per l’ambiente acquatico. Ancora più preoccupante è la totale assenza di informazioni sui rischi di circa 6 mila sostanze. Prendere provvedimenti Qual è la soluzione proposta da IPEN? sostituirle e smettere di produrle. Proprio come la Convenzione di Stoccolma ha identificato le sostanze chimiche “sporche” da eliminare, il Trattato sulla plastica dovrebbe avere l’ambizione di identificare il proprio elenco, dato che esistono prove schiaccianti sul pericolo nocivo di migliaia di composti chimici. A questo sarebbe necessario aggiungere misure vincolanti sulla trasparenza del materiale, per obbligare le imprese a dichiarare quali sostanze hanno utilizzato nella produzione. Esistono regole applicate a livello regionale (ad esempio il regolamento UE REACH), ma stando al contributo di Ipen, il Trattato dovrebbe affrontare di petto il tema della tracciabilità delle sostanze chimiche, imponendo un’etichettatura globale. Quali sono i pericoli della plastica? Come è noto la plastica causa danni alla vita marina attraverso diversi meccanismi: intrappolamento, ingestione, soffocamento. Ma oltre al rilascio di sostanze chimiche tossiche, dannose per l’ambiente, l’inalazione e l’ingestione di microplastiche e additivi chimici, può danneggiare anche la salute di noi “umani”, mettendo a dura prova il sistema cardiovascolare, renale, gastrointestinale, neurologico, respiratorio e riproduttivo, oltre a favorire l’insorgere di tumori, diabete, neuro-tossicità riproduttiva e dello sviluppo. Per il bene del nostro pianeta e di tutti è meglio trovare al più presto una soluzione. Siamo esposti alle sostanze tossiche in ogni fase del ciclo di vita della plastica Quando viene prodotta: la maggior parte delle materie plastiche deriva da combustibili fossili e dall’estrazione di petrolio e gas, che rilasciano inquinanti tossici nell’ambiente. Chi lavora o abita nei pressi di impianti di produzione della plastica è esposto a sostanze tossiche (presenti in aria, acqua, polvere e cibo). Le sostanze “plastiche” pericolose si trovano negli indumenti, nei mobili, negli imballaggi, nei giocattoli per bambini e in molti altri prodotti realizzati con plastica nuova e riciclata. Gran parte dei rifiuti di plastica non può essere riciclata in nuovi prodotti: per questo vengono scaricati, bruciati o messi in discarica. La combustione all’aperto e l’incenerimento di rifiuti di plastica rilascia diossina e altre sostanze chimiche tossiche nell’aria e genera ceneri pericolose, contribuendo alla dispersione di sostanze chimiche altamente tossiche, che contaminano corsi d’acqua, compromettendo la capacità di riproduzione degli organismi acquatici. Azioni chiave per proteggere il pianeta dalla plastica In fase di produzione il report di Ipen suggerisce di: Eliminare i rifiuti chimici durante l’estrazione Eliminare i rifiuti chimici nella produzione di materie plastiche Proibire l’uso di sostanze chimiche tossiche nella plastica Prevenire il rilascio di sostanze chimiche tossiche durante il processo di produzione eliminare le esposizioni professionali Progettare materie plastiche essenziali per la durata e il riutilizzo Quando le materie plastiche con sostanze chimiche tossiche vengono riciclate: Proibire il riciclaggio di plastica prodotta con sostanze chimiche tossiche Promuovere la segregazione e la distruzione sicura dei rifiuti di plastica contenenti sostanze tossiche Quando la plastica viene smaltita: Separare e smaltire in modo sicuro i rifiuti di plastica contenenti sostanze chimiche tossiche Riciclare solo i materiali che non contengono sostanze chimiche tossiche Divieto di esportazione di rifiuti plastici Proibire la combustione dei rifiuti di plastica e della relativa plastica/derivati dai rifiuti combustibili Responsabilità del produttore: I produttori di plastica devono assumersi la piena responsabilità finanziaria per l’impatto dei loro prodotti attraverso la produzione, l’uso e lo smaltimento, e garantire la manipolazione sicura dei rifiuti per eliminare le esposizioni chimiche; I produttori di plastica devono fornire tutti i dati sulle sostanze chimiche utilizzate e aggiunte, attraverso etichettatura, schede di sicurezza dei materiali e database. Linda Capecci