Piani Urbani Integrati

Piani Urbani Integrati

In linea con un percorso europeo che trova le sue origini nella “carta urbana europea”, adottata il 18 marzo 1992  dalla Conferenza Permanente delle Autorità Locali e Regionali del Consiglio d’Europa (CPLRE), si sviluppano le politiche delle città urbane. Con la Carta di Lipsia del 2007 si cristallizza l’impegno per la sostenibilità dell’ambiente, concentrandosi su  politiche di sviluppo urbano e riqualificazione del territorio. La Convenzione di Toledo del 2010 rafforza l’impegno di un piano comune tra gli Stati Membri per fronteggiare il cambio climatico e i cambiamenti demografici. Seguono altre importanti tappe che si sforzano di trovare soluzioni anche grazie alla tecnologia e alla digitalizzazione. In questo contesto si adottano nuove norme per la valorizzazione del territorio, ispirate al principio do not impact harm.

I Piani Urbani Integrati: finanziamento

In base all’art. 21 del Decreto Legge n. 152 del 6 novembre 2021, coordinato con la legge di conversione 29 dicembre 2021, n. 233 sono state assegnate risorse economiche alle città metropolitane. Questo decreto ha attuato i «Piani Integrati – M5C2 – Investimento 2.2» nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un ammontare complessivo pari a 2.493,79 milioni di euro per il periodo 2022-2026. Il Legislatore ha poi inserito dei tetti massimi. In particolare per l’anno 2022 il limite massimo è di 125,75 milioni, 125,75 milioni di euro per l’anno 2023. L’art. 4 del DL chiarisce che è possibile accendere da parte dei soggetti attuatori mutui con la Banca europea degli investimenti (BEI), la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB), la Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. e il sistema bancario.

E’ comunque ammessa anche la partecipazione di soggetti privati attraverso il «Fondo Ripresa Resilienza Italia» di cui all’articolo 8 nel limite massimo del 25 per cento del costo totale dell’intervento. E’ poi previsto un sistema di detrazioni per l’efficientamento energetico per modifiche su parti comuni degli edifici nella misura del 65%, laddove sussistano i requisiti stabiliti dalla legge n. 90 del 4 giugno 2013.

Le risorse vengono ripartite tra le città metropolitane secondo un criterio basato sul numero della popolazione e l’Indice di vulnerabilità sociale e materiale. La tabella è allegata al decreto.

Obiettivi dei Piani Urbani

I progetti, oggetto di finanziamento, devono riguardare la manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie, il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale. Ed ancora, lo sviluppo e potenziamento dei servizi sociali e culturali e la promozione delle attività economiche, culturali e sportive. Inoltre tali interventi possono sostenere le smart cities, con riferimento alla rivitalizzazione economica, ai trasporti ed al consumo energetico. Nonchè la promozione di stili di vita sani con particolare attenzione all’alimentazione, soprattutto dei giovani.

Pertanto l’obiettivo è trasformare un territorio vulnerabile in città smart, trovando anche una proporzione adeguata tra zone edificate e zone verdi. Inoltre queste città devono garantire l’inclusione delle persone disabili, favorendo l’inclusione sociale attraverso la promozione di servizi sociali e sanitari di prossimità a livello locale. L’azione deve mirare a rimuovere gli ostacoli all’accesso agli alloggi e alle opportunità di lavoro, anche grazie alla tecnologia, così da bilanciare le esigenze familiari e personali con lo svolgimento dell’attività lavorative, grazie ad una riduzione dei tempi di spostamento dalla abitazione all’ufficio. 

Costanza Matteuzzi