Esg La Fao spinge sulle città verdi Linda Capecci 07 July 2023 Eco-News Sostenibilità Nel 2020 la Fao, la Food and agricolture organization delle Nazioni Unite, ha dato il via a “Città verdi”, una iniziativa che mira a combattere la fame nel mondo favorendo la creazione di sistemi alimentari sostenibili. Il progetto è stato presentato in occasione dell’incontro virtuale “Green Cities to Build Back Better for SDGs – A New Powerful Venture” che si è tenuto durante la 75a Assemblea Generale dell’Onu, con l’obiettivo a lungo termine di migliorare la qualità di vita e il benessere delle popolazioni urbane di almeno mille città entro il 2030. Dopo tre anni è già possibile osservare alcuni interventi decisivi. Orti urbani e spazi verdi Il progetto nasce con l’obiettivo di aumentare il verde urbano e garantire ai cittadini delle aree metropolitane e periferiche l’accesso a cibi sani prodotti in modo sostenibile. Grazie all’iniziativa, nel corso degli ultimi tre anni sono stati creati orti urbani e spazi verdi in circa 100 città tra Africa, Sudamerica e Asia (15 di dimensione metropolitana, 40 intermedie e 45 piccole). Il progetto prevede anche lo sviluppo di una “Rete delle città verdi”, in modo da favorire la collaborazione tra amministrazioni locali e nazionali, università, imprese pubbliche e private. Nella fase pilota del progetto hanno aderito sei città africane: Praia a Capo Verde, Kisumu e Nairobi in Kenya, Antananarivo in Madagascar, Quelimane in Mozambico e Kigali in Ruanda. Per meglio comprendere in che modo il progetto Fao si sia tradotto in azioni concrete già nel corso del primo triennio è possibile guardare a tre casi di successo. Riforestazione in Mozambico Il primo è la riforestazione delle mangrovie nella città di Quelimane (Mozambico). I cambiamenti climatici stanno rendendo le coste dell’area urbana di Quelimane sempre più esposte al rischio di alluvioni, e le mangrovie ricoprono un ruolo fondamentale nella prevenzione di queste catastrofi, contrastando l’azione delle onde e l’erosione del suolo. La rapida urbanizzazione delle aree costiere del Mozambico ha contribuito però a una drastica riduzione di queste piante. La Fao, con il supporto delle amministrazioni locali e dell’Ong Mani Tese, ha coinvolto le comunità locali nella riforestazione di un’area di 1,6 ettari. Scarti alimentari in Kenya Secondo stime Fao, il 40% del cibo prodotto in Kenya non raggiunge i consumatori perché destinato allo spreco alimentare. Per valorizzare quello che non riesce a essere consumato, l’organizzazione dell’Onu ha iniziato a lavorare con l’Autorità nazionale per l’Ambiente formando cento operatori dei mercati cittadini di Nairobi sul tema della gestione degli scarti, su tecniche di smaltimento e sull’uso di digestori di biogas per convertire gli scarti alimentari in carburante. Il ruolo della formazione I venditori ambulanti sono spesso soggetti esposti a grande vulnerabilità economica: anche una giornata di brutto tempo può avere un impatto decisivo. Attraverso il progetto Green Cities Initiatives, la Fao ha avviato un programma di formazione per i venditori ambulanti di Kisumu, in Kenya, su temi specifici come la gestione dell’ambiente di lavoro e del business, per un maggiore controllo sulle proprie entrate e una riduzione dell’instabilità economica. Più verde in un mondo sempre più urbanizzato Il contributo di Green Cities è fondamentale anche nell’ambito della ricerca e dell’informazione. Secondo l’organizzazione, le aree metropolitane consumano quasi l’80% dell’energia totale prodotta nel mondo, producono il 70% dei rifiuti e circa il 70% delle emissioni globali di gas serra. Inoltre, stando alle proiezioni, nel 2050 circa il 70% della popolazione mondiale abiterà in grandi città, soprattutto in Africa e Asia. Il mondo in cui viviamo è insomma sempre più urbanizzato e cresce la necessità di garantire l’accesso a risorse alimentari per tutti, ma purtroppo non sempre questo è possibile: nei paesi in via di sviluppo le amministrazioni locali incontrano infatti difficoltà sempre maggiori nel soddisfare i bisogni della popolazione. La pandemia da Covid-19 ha peggiorato ulteriormente la situazione, gravando sulle fasce di popolazione più vulnerabili. Le comunità urbane sono sempre più esposte al rischio di insicurezza alimentare e nutrizionale nonché a malattie non trasmissibili riconducibili alla dieta e registrano un numero crescente di casi di sovrappeso e obesità. Anche per questo, secondo la Food and agricolture organization, la possibilità di accesso a un’alimentazione sana ed equilibrata e a cibi prodotti in modo sostenibile, assume un ruolo essenziale nel mondo contemporaneo. Obiettivo resistere alla crisi climatica In questa prospettiva, la creazione di nuovi spazi verdi in città e in periferia, da destinare alla coltivazione o alla riforestazione urbana, risulta fondamentale per resistere alla crisi climatica, tutelare i cittadini in modo che possano vivere un ambiente più sano ed evitare che nuove emergenze sanitarie blocchino l’approvvigionamento di generi alimentari. Il progetto contribuirà inoltre ad affrontare e mitigare la crisi climatica e a favorire l’adattamento alle conseguenze dei cambiamenti ambientali attraverso la gestione sostenibile delle risorse. “Affinché le città diventino molto più verdi, più resilienti e rigenerative, dobbiamo ripensare il modo in cui le aree urbane e periurbane sono progettate e gestite. Ci restano solo dieci anni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Abbiamo bisogno di cambiare mentalità e di rivedere i nostri modelli di business”, ha commentato Qu Dongyu, direttore generale della Fao. Linda Capecci