Generazioni interconnesse: il gap intergenerazionale

Generazioni interconnesse: il gap intergenerazionale

Come vedono boomer e centennial i loro figli e nipoti? Scopriamo cosa pensano gli uni degli altri e quanto i social riescano a mantenerli in contatto

Il diritto al “futuro”

Il divario generazionale rappresenta da sempre un ostacolo nella comprensione reciproca. Dagli anni ’90 in poi, a questo naturale contrasto si è aggiunta una rapidissima evoluzione della tecnologia e il conseguente aumento esponenziale della distanza tra la popolazione boomer, X e i gruppi che li hanno seguiti. Non parliamo solo di linguaggio, gusti e stile di vita, ma anche della percezione di “diritto al futuro”, un tema molto sentito dai millennial e dalla Gen Z.

L’ingiustizia del vantaggio demografico

Le generazioni dei boomer e degli X vengono percepite dai giovani come le più fortunate. Senza alcun merito, i nati tra la fine della Seconda guerra mondiale e gli anni ’90 godono tuttora di un vantaggio numerico che li porta a mantenere un tenore di vita che millennial e gen Z non potranno (forse) mai raggiungere. Penalizzate dalla bassa natalità e dalla difficoltà ad accedere ai ruoli di potere (ancora in mano ai più anziani), le nuove generazioni si sentono costrette a cercare all’estero migliori opportunità lavorative e sociali.

Secondo una ricerca realizzata nel 2022 da Kkienn per Unipol Changes, su un campione di ragazzi tra i 18 e i 34 anni, il 63% dei giovani ritiene povertà e mancanza di prospettive la diretta conseguenza dei privilegi delle generazioni precedenti.

“OK boomer”

I millennial e ancora di più i giovani Z non discutono troppo con le generazioni precedenti. L’interconnessione, anche via social, passa per questa frase ormai utilizzata su meme e addirittura come gadget per dire: “so come la pensi e mi rompono i tuoi atteggiamenti paternalistici e superati”. Con OK BOOMER, in due parole, si chiude il discorso.

“OK BOOMER” è un modo di dire e un meme utilizzato dalle generazioni più giovani per indicare i nati negli anni del cd. “baby boom”

L’ostacolo linguistico della globalizzazione

Se l’inglese è compreso quasi universalmente, per la tecnologia rappresenta la lingua madre. Purtroppo, la gran parte dei boomer italiani, nel proprio ciclo scolastico, ha studiato il francese; la generazione X pur avendolo studiato non parla un inglese fluente e ha difficoltà nel leggerlo. In questo aspetto, i millennial e la Gen Z sono avvantaggiati: in un mondo globalizzato e a portata di clic, condividono mezzi di espressione anglosassoni, spesso ridotti ad acronimi, decisamente criptici per gli anziani.

Smart, ma non per tutti

Anche in ambito smart city, le App sono diventate il braccio destro del cittadino tecnologico. Questo aiuto, però, si trasforma facilmente in un ostacolo per la fetta di popolazione più anziana: le password si moltiplicano, per non citare i codici PIN da ricordare, lo Spid per accedere alla pubblica amministrazione o le intelligenze artificiali che rispondono ai numeri dell’assistenza clienti. È innegabile che le città del futuro tengano poco conto delle difficoltà dei moltissimi utenti boomer o silent (i nati prima del 45) presenti nella Nazione e che avrebbero bisogno di tutor dedicati e di percorsi “facilitati” per sentirsi ancora parte integrante di quella “city” che a molti di loro non sembra affatto “smart”.

Il linguaggio in codice dei “meme”

Condivisi inizialmente su social come Snapchat e TikTok, i meme hanno contagiato anche Facebook, ma solo in modalità… over 50. Le foto già pronte per commentare fatti o ironizzare su personaggi pubblici sono roba da boomer. I meme utilizzati dai giovani, in particolare dalla Gen Z, sono tutt’altro: spesso surreali, si basano su materiale condiviso in rete e divenuto virale, quasi sempre riferito a situazioni che creano ilarità, o in qualche modo imbarazzanti. Potremmo considerare queste immagini una nuova forma di linguaggio in codice, al punto che i meme amati dai più giovani non sono apprezzati (e compresi) dai millennial.

Appropriazioni e rifiuti

Restiamo in tema di generazioni interconnesse: i boomer, seppur arrancando, hanno seguito le tendenze dei loro successori, restando tuttavia sempre un passo o due indietro. È accaduto con Facebook e con la messaggistica istantanea, dove anche la semplice aggiunta delle emoji tradisce l’età e fa storcere il naso a millennial e Z. Le faccine con baci o che esprimono parolacce censurate sono le più disdegnate dai giovani; vietati anche gli avatar, ormai patrimonio della Gen X. Per esprimere emozioni, i ragazzi si affidano agli stickers e se proprio vogliono aggiungere un’icona, non sarà mai didascalica bensì scelta con il culto del caos che li accomuna. In realtà è proprio la presenza di boomer e X su una piattaforma a generarne l’abbandono da parte dei nativi digitali. Quindi niente da fare: il gap rimane costante.

Sticker set

 

Emoji set

Avatar set

 

Evelina Mastrolorenzi