Disability e categorie fragili: cosa possono fare le città

Disability e categorie fragili: cosa possono fare le città

Cosa possono fare le città (e i policy maker) al fine di supportare le persone con disabilità e le categorie fragili? E’ possibile programmare azioni da intraprendere per definire un ambiente inclusivo e accessibile?

Un punto sostanziale è prevedere una accessibilità fisica per tutti: in questo caso le città devono assicurarsi che le infrastrutture pubbliche e private siano accessibili a tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche.

Ciò significa garantire che le strade, i marciapiedi, i trasporti pubblici, i parchi e gli edifici siano dotati di rampe, ascensori, percorsi senza ostacoli e altri dispositivi che consentano alle persone con disabilità di spostarsi liberamente, senza dover intraprendere pericolosi percorsi ad ostacoli o chiedere aiuto ad accompagnatori che diventano da compagni di viaggio a, ob torto collo, “mezzi” essenziali.

Saranno naturalmente fondamentali i servizi di supporto specifici per le persone con disabilità e le categorie fragili, come servizi di assistenza domiciliare, programmi di trasporto accessibile, centri di riabilitazione, contatti con associazioni specifiche di tutela.

Insieme alla accessibilità fisica per tutti è fondamentale saper comunicare le informazioni e i servizi accessibili a tutte le persone, anche in maniera non formale, utilizzando anche le nuove tecniche del legal design.

E’ evidente che la comunicazione dovrà passare  anche per la traduzione di materiali in diversi formati, come braille, grandi caratteri o versioni audio, nonché l’uso di tecnologie assistive ed immersive per consentire alle persone con disabilità di accedere alle informazioni digitali.

Un ulteriore passo avanti potrebbe essere quello del coinvolgimento diretto delle persone con disabilità e le categorie fragili nelle decisioni che riguardano l’urbanistica e i servizi pubblici, anche attraverso l’istituzione di consulte comunali/regionali specifiche che tengano conto della partecipazione attiva dei soggetti interessati e delle strutture associative di rappresentanza, come le associazioni di consumatori.

Le città infatti possono collaborare con organizzazioni locali, associazioni di persone con disabilità e altri gruppi che si occupano di tematiche specifiche per garantire che i bisogni delle persone con disabilità siano presi in considerazione e che le politiche cittadine siano sensibili alle loro esigenze.

Il coinvolgimento potrebbe avvenire anche con tecniche di partecipazione attiva e  consultazione pubblica.

Inoltre, si potrebbe prevedere l’inclusione di rappresentanti delle persone con disabilità nelle organizzazioni e nelle istituzioni cittadine, anche prevedendo l’istituzione della figura di consiglieri aggiunti.

A corollario di quanto sopra, sempre fondamentale risulta essere l’attività di sensibilizzazione e formazione, anche rispetto alla complessità dei residenti in una smart city, attraverso campagne informative, eventi ed esperienze di sensibilizzazione che promuovono l’inclusione e contrastano gli stereotipi (con particolare attenzione alle attività di sensibilizzazione in ambito scolastico, anche inserendo tali attività nel computo delle ore dedicate all’insegnamento dell’educazione civica).

Infine è bene ricordare come ogni città sia unica e potrebbe avere bisogni e sfide diverse nel campo descritto.

Pertanto, è fondamentale adattare le iniziative alle specificità locali e coinvolgere attivamente le persone interessate nel processo decisionale.

Damiano Marinelli