The Line: in Arabia la controversa città del futuro

The Line: in Arabia la controversa città del futuro

Il governo saudita, attraverso il progetto Neom, sta costruendo The Line, una smart city ultramoderna con caratteristiche uniche. La città è programmata per essere a emissioni zero, con trasporti automatizzati e ampi spazi green, nonché studiata nei minimi dettagli per garantire la massima qualità di vita ai futuri cittadini. Tuttavia, più di un dubbio è stato sollevato sulla fattibilità di alcuni elementi del progetto, ma soprattutto sul reale costo, materiale e umano, che si cela dietro questo apparente paradiso.

Il progetto Neom

Nel nordovest dell’Arabia Saudita, affacciato sul Mar Rosso, sta prendendo forma Neom, il mastodontico progetto urbano gestito dall’omonima società, la cui proprietà è riconducibile al principe saudita Mohammad Bin Salman. Neom appartiene infatti al Public Investment Fund, il fondo sovrano che il governo arabo usa per fare i suoi investimenti e che è presieduto dal principe.

Il progetto, che conta su un investimento di 500 miliardi di dollari, intende sviluppare un’area totale di circa 26.500 km², secondo i principi, propri di ogni smart city, di innovazione tecnologica al servizio dell’uomo e totale sostenibilità.

La megalopoli sarà costituita da quattro zone principali: Sindalah, un’isola-resort di lusso al largo della costa del Mar Rosso; Trojena, situata sulle montagne a 50 km dal golfo di Aqaba, che dovrebbe costituire un immenso impianto per sci e sport invernali e al quale sono stati già assegnati i Giochi asiatici invernali del 2029; Oxagon, un complesso industriale galleggiante a forma di ottagono che farà da porto per le rotte commerciali del Mar Rosso e da centro di ricerca e produzione tecnologica. La quarta componente del progetto è The Line, la città del futuro.

The Line

L’idea che sta dietro a The Line è, secondo quanto comunicato dallo stesso Mohammad Bin Salman, proporre una soluzione di vita urbana alternativa, per far fronte alle sfide e ai problemi posti dal sistema attuale. I piani di The Line, svelati per la prima volta nel gennaio 2021, stanno ora venendo esposti in varie esibizioni organizzate da Neom, tra cui una a Venezia nel maggio 2023 e la più recente a Seoul, dal 26 luglio al 3 agosto.

La città, come suggerisce il nome, sarà edificata lungo una “linea” orizzontale ampia appena 200 metri e lunga 170 km, che attraversa il deserto fino a tuffarsi Mar Rosso. La particolare forma della città permetterebbe di risparmiare molta della superficie circostante, riducendo l’impatto sul paesaggio naturale. I grattacieli, struttura predominante dell’area, toccheranno i 500 metri di altezza. In questo spazio Neom stima di ospitare 9 milioni di abitanti, per i quali, grazie alle caratteristiche architettoniche e climatiche della città e ai numerosi servizi automatizzati, prospetta un’altissima qualità di vita.

Vivere a The Line: spazi green, sostenibilità e trasporti

Per Neom, The Line non sarà solo una smart city, ma una cognitive city: una città che capisce i bisogni dei cittadini e reagisce di conseguenza, in cui l’intelligenza artificiale ha un ruolo di primo piano ma lavora al fianco e in funzione dell’uomo.

Questa filosofia si riflette innanzitutto nel sistema dei trasporti: niente strade o macchine, ma un treno automatizzato in grado di arrivare da un estremo all’altro della città in 20 minuti, con tempi di attesa quasi nulli. Inoltre, ogni servizio essenziale sarà raggiungibile da ciascun individuo in non più di 5 minuti di cammino, mentre solo due saranno necessari per recarsi in una delle numerose zone verdi.

L’assenza di macchine, oltre ai vantaggi sulla viabilità, è ovviamente indice della volontà di azzerare l’impatto ambientale. Nel progetto, infatti, si prevede che The Line sia a emissioni zero, sostenuta interamente da energia rinnovabile.

Una città senza inquinamento, senza traffico, ricca di spazi verdi, con un design appositamente studiato per sfruttare al meglio il clima circostante, nel rispetto della natura e con le più moderne tecnologie al servizio del cittadino. Questo promette Neom, ma non è detto che sia in grado di mantenere.

Un progetto impossibile?

La struttura di The Line, oltre ai vantaggi già illustrati, pone anche dei problemi pratici. La città, calcolando una popolazione di nove milioni (quelli previsti dal progetto), avrebbe una densità di 265 mila abitanti per km², circa il quadruplo delle città con più alta densità di popolazione attuali.

Allo stesso tempo, però, la distanza media tra due abitanti sarebbe molto superiore rispetto a una città normale, data la scarsa ampiezza e l’elevata lunghezza della “linea”. Inoltre, se una conurbazione di questo tipo ha il vantaggio di avere bisogno di una sola linea di trasporto, il rovescio della medaglia è la necessità di avere molti poli di servizio lungo il percorso, ciascuno indipendente dagli altri.

Nel caso di The Line, come evidenziato da uno studio pubblicato su Nature (una delle più importanti riviste scientifiche al mondo), servirebbero almeno 86 stazioni per far sì che tutti si trovino, come promesso, a una distanza da esse percorribile rapidamente a piedi. Ma con così tante stazioni, il treno automatizzato rallenterebbe troppo e troppo frequentemente per garantire il trasporto rapido ed efficiente prospettato da Neom. Nello studio si calcola un tempo medio di 60 minuti per la percorrenza da un punto casuale a un altro all’interno della città: ben lontano dagli standard di eccellenza promessi.

Un altro dubbio, posto anche dall’articolo di Nature, è quello legato alla popolazione. Neom sostiene di aver pensato la città per nove milioni di residenti, ma non è chiaro come e da dove intenda trasferirli, dato che l’intera Arabia Saudita conta ad oggi meno di 37 milioni di abitanti e la capitale, Riyad, non arriva a otto milioni. Il progetto sembra inoltre rivolto a un target elitario, cosa che potrebbe generare ulteriori problemi sulla selezione dei futuri cittadini.

Il reale costo

Vi è poi la questione della sostenibilità: se è vero che The Line, una volta realizzata, sarebbe a emissioni zero, lo studio di Nature rimarca come altrettanto non si possa dire del processo di costruzione, che potrebbe richiedere ingenti quantità di energia e produrre massicce dosi di inquinamento. Inoltre, c’è chi (come Manal Shehabi, studiosa dell’Università di Oxford, esperta in ambito energetico) ha espresso dubbi sulla possibilità di riuscire a sostenere la popolazione della città senza importare cibo, come invece fa l’80% dell’Arabia Saudita.

Infine, non si può ignorare la controversia suscitata dalla cacciata della tribù Huwaitat, costretta ad abbandonare il territorio di costruzione del progetto Neom: ad essa è legata l’uccisione di Abdul Rahim al-Huwaiti, attivista per i diritti degli Huwaitat, da parte delle security forces saudite. Secondo un articolo del Guardian, sono almeno 20 mila i membri della tribù allontanati dal territorio senza indicazioni sul dove trasferirsi o aiuti per ricostruire il loro futuro altrove.

Eugenio Trevissoi