Auto elettrica: per la ricarica non basta costruire le colonnine

Auto elettrica: per la ricarica non basta costruire le colonnine

È la frammentazione del mercato della ricarica il vero ostacolo all’adozione dell’auto elettrica (EV): non solo le colonnine pubbliche sono insufficienti a soddisfare una domanda necessariamente in crescita, ma, spesso, sono installate senza un piano coordinato e con tecnologie non interoperabili. Ciò rende l’esperienza dell’automobilista poco soddisfacente e pone in svantaggio le città, che dipendono fortemente dall’infrastruttura di ricarica pubblica. Lo scrivono gli analisti di Juniper Research nella ricerca EV Charging: Key Opportunities, Regional Analysis & Market Forecasts 2023-2027. Bisogna spingere sull’innovazione sia tecnologica che dei modelli di business in modo che tutti gli operatori della catena del valore della ricarica elettrica agiscano in sinergia. E ai costruttori spetterà un ruolo da protagonista.

Il vero ostacolo alla diffusione dell’auto elettrica

Oggi, infatti, il modello dell’infrastruttura proprietaria del costruttore è minoritario (lo adotta Tesla con i Supercharger); più di frequente le colonnine fanno capo alle società dell’energia o sono gestite da aggregatori. L’automobilista usa delle app o delle card per accedere e pagare la ricarica. Le differenze nelle tariffe, nei sistemi di pagamento, nei requisiti di accesso e nelle tecnologie dei charger rende l’esperienza del consumatore complessa.

La frammentazione è “insostenibile a lungo termine”, si legge nella ricerca di Juniper. Le colonnine devono essere interoperabili, occorre migliorare la condivisione dei dati sulla distribuzione dei punti di ricarica, per evitare sovrapposizione in alcune aree e carenze in altre, e vanno stretti accordi di cooperazione tra operatori per accelerare il roll-out, soprattutto lungo le autostrade e nelle città, dove è più difficile che ogni abitazione disponga di un suo punto di ricarica privato.

Il ruolo-guida dei produttori di auto

Spiega il coautore della ricerca Nick Maynard: “È chiaro che le iniziative dei regolatori, come richiedere l’aggiunta di punti di ricarica ai nuovi edifici, sono insufficienti da sole per implementare l’infrastruttura su una scala abbastanza ampia da condurre a benefici per l’ambiente. Gli operatori delle reti di colonnine per EV devono collaborare sia con le autorità cittadine che tra loro per trovare il modo migliore per colmare le lacune nelle infrastrutture di ricarica, altrimenti l’adozione dei veicoli elettrici continuerà ad essere limitata”.

I produttori automobilistici assumeranno un ruolo sempre più attivo nel ridurre la frammentazione sul mercato delle colonnine, perché “sono i player con più potere”, secondo gli autori della ricerca. “Collaborando con gli operatori della ricarica e offrendo soluzioni in bundle, i produttori di veicoli possono essere il primo punto di riferimento per i servizi di ricarica. Basandosi sulle loro relazioni naturalmente forti con i clienti, i produttori automobilistici sono ben posizionati per influire sul comportamento dei clienti, contribuire ad aumentare il coordinamento tra i servizi di ricarica dei veicoli elettrici e creare un’esperienza più user-friendly”, afferma Juniper.

Strategie commerciali: rafforzare il brand

Juniper stima che i punti di ricarica EV in servizio cresceranno da 14,2 milioni nel 2023 a 45 milioni nel 2027 a livello globale; quelli privati saranno il doppio di quelli pubblici.

I ricavi della ricarica dei veicoli elettrici supereranno i 300 miliardi di dollari a livello globale entro il 2027, rispetto ai 66 miliardi di dollari del 2023.

Inoltre, entro il 2027, il numero totale di veicoli plug-in supererà i 137 milioni a livello globale, rispetto ai 49 milioni del 2023. Con l’aumento di questa adozione, i fornitori di servizi di ricarica devono differenziare la propria proposta commerciale per essere competitivi. Secondo Juniper, è importante che si rivolgano ai consumatori il prima possibile per creare fedeltà al loro marchio, anche tramite partnership strategiche con i produttori automobilistici, offrendo vantaggi come tariffe scontate per incoraggiare i proprietari di determinati brand di veicoli elettrici a utilizzare le loro stazioni di ricarica.

Auto elettrica e colonnine in Italia

Lo Smart Mobility Report 2022, curato da Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano evidenzia come “la disponibilità di un punto di ricarica domestica (ed, in subordine, sul luogo di lavoro) sia condizione quasi indispensabile per convincere un privato all’acquisto di una passenger car elettrica”. Ma il 21% degli intervistati nel nostro Paese ha affermato di dover fare esclusivo affidamento alla ricarica pubblica.

In Italia, per l’anno 2021, si stimano più di 26.860 punti di ricarica ad accesso pubblico disponibili, con una crescita del 75% rispetto all’anno precedente. L’incremento continuerà: il report del Polimi stima, per il 2025, complessivamente tra 48.000 e 61.000 punti di ricarica, e per il 2030 tra 67.000 e 127.000 unità.

Ma, come evidenziato anche da Juniper, i punti di ricarica privati saranno trainanti: in Italia si stimano, per il 2030, fra 2,1 milioni e 4,2 milioni di unità, a seconda dei diversi scenari di crescita.

Al 2021 risultano immatricolati 200.000 veicoli cento per cento elettrici, ma nel 2025 si potrebbe salire a 1,2-2,1 milioni e, nel 2030, a 3,9-8,2 milioni.

Le previsioni presentano una forchetta molto ampia non solo perché la diffusione delle EV dipende dalla capillarità dei punti di ricarica, ma perché va superato il problema dell’interconnessione tra le varie tecnologie sul mercato – un altro punto in cui i risultati dello studio del Polimi si allineano a quanto espresso dai ricercatori di Juniper.

Patrizia Licata