OCSE: il 27% dei lavori rischiano l'automazione a causa dell'AI

OCSE: il 27% dei lavori rischiano l’automazione a causa dell’AI

Le occupazioni più esposte ai progressi dell’intelligenza artificiale sono quelli poco e mediamente qualificati, nei settori di edilizia, agricoltura, pesca, silvicoltura e, in misura minore, produzione e trasporti. Queste le previsioni dell’ultima edizione dell’OCSE Employment Outlook.

L’impatto dell’AI sulle aziende

L’OCSE Employment Outlook 2023, che formula previsioni positive per l’occupazione per la fine dell’anno corrente e il 2024, analizza anche l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) sul mercato del lavoro.

Nonostante l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle aziende risulti ancora relativamente bassa, secondo l’Outlook i rapidi progressi tecnologici, il calo dei costi e la crescente disponibilità di lavoratori con competenze nell’intelligenza artificiale suggeriscono che i paesi dell’OCSE potrebbero essere sull’orlo di una rivoluzione nell’intelligenza artificiale .

Il rischio di automazione

Tenendo conto dell’effetto dell’intelligenza artificiale, le occupazioni classificate a più alto rischio di automazione rappresentano circa il 27% dell’occupazione.

I risultati dell’indagine

L’ Outlook presenta i risultati della prima indagine transnazionale sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro, che ha coinvolto lavoratori e aziende del settore finanziario e manifatturiero in sette paesi OCSE.

Si è rilevato che finora ci sono poche prove di effetti negativi sull’occupazione tra le aziende che adottano l’intelligenza artificiale.

Le occupazioni altamente qualificate, nonostante siano più esposte ai recenti progressi nel campo dell’intelligenza artificiale, presentano meno rischi di automazione.

I lavori poco e mediamente qualificati sono quelli più a rischio, tra cui l’edilizia, l’agricoltura, la pesca e la silvicoltura e, in misura minore, la produzione e i trasporti.

Inoltre, lavoratori e datori di lavoro riferiscono che l’intelligenza artificiale può ridurre i compiti noiosi e pericolosi, portando a maggiore coinvolgimento e sicurezza fisica dei lavoratori.

Al contempo, l’indagine rileva che 3 lavoratori su 5 risultano preoccupati di perdere il proprio lavoro a causa dell’intelligenza artificiale nei prossimi 10 anni.

Una quota simile teme che i salari nel loro settore possano diminuire a causa dell’intelligenza artificiale.

Tre lavoratori su quattro affermano che l’intelligenza artificiale ha aumentato il ritmo di lavoro e più della metà è preoccupata per la privacy.

New skills

Il rapido sviluppo e adozione dell’IA implica che saranno necessarie nuove competenze, mentre altre diventeranno obsolete.

I lavoratori meno qualificati e più anziani, ma anche quelli più qualificati, avranno bisogno di formazione.

Secondo il report i governi dovrebbero incoraggiare i datori di lavoro a fornire maggiore formazione, integrare le competenze legate all’intelligenza artificiale nell’istruzione e sostenere la diversità nella forza lavoro dell’intelligenza artificiale.

Le questioni privacy e safety

Si è inoltre evidenziato il bisogno di un’azione politica protesa ad affrontare i rischi che l’IA può comportare ove impiegata sul posto di lavoro, in termini di privacy, sicurezza, equità e diritti dei lavoratori, e per garantire responsabilità e trasparenza per le decisioni relative all’occupazione supportate dall’IA.

Con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, la cooperazione internazionale sarà fondamentale per garantire un approccio comune che serva a sostenere mercati del lavoro inclusivi, anziché ostacolarli.

Per l’Outlook, ciò contribuirà a evitare una frammentazione degli sforzi che danneggerebbe inutilmente l’innovazione e creerebbe lacune normative che potrebbero portare a una corsa al ribasso.

Le dichiarazioni del SG

“I mercati del lavoro hanno mostrato una notevole resilienza nell’ultimo anno e rimangono tesi, anche se l’elevata inflazione e l’aumento del costo della vita hanno eroso i redditi reali”, ha affermato il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann . “La recente accelerazione degli sviluppi e degli strumenti legati all’intelligenza artificiale generativa segna uno spartiacque tecnologico con implicazioni materiali in molti luoghi di lavoro. Esiste una reale necessità di prendere in considerazione quadri politici a lungo termine sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro e di continuare a promuovere la cooperazione internazionale per massimizzare i benefici gestendo adeguatamente i rischi negativi”.