Libera circolazione: riforma Schengen per controlli alle frontiere solo in casi limite

Libera circolazione: riforma Schengen per controlli alle frontiere solo in casi limite

Restrizioni e controlli alle frontiere temporanei, mirate e giustificate. Gli eurodeputati della commissione Libertà civili sostengono che i controlli alle frontiere nell’area Schengen potranno essere reintrodotti solo nelle ipotesi in cui si dimostrino assolutamente necessari.

In una sentenza dell’aprile 2023, la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva statuito che i controlli alle frontiere, ripristinati a causa di gravi minacce, non possono superare i 6 mesi e possono essere prorogati solo quando si presenta una nuova minaccia, a meno che non sussistano circostanze eccezionali che mettano in difficoltà a rischio il funzionamento complessivo dello spazio Schengen.

Il Parlamento ha chiesto una riforma del Codice frontiere Schengen “per rafforzare la fiducia reciproca e la solidarietà e per salvaguardare l’integrità e il pieno ripristino dello spazio Schengen”, che attualmente comprende 27 paesi.

Il 20 settembre gli eurodeputati hanno quindi approvato con 39 voti favorevoli, 13 contrari e 12 astenuti un progetto di relazione sulla riforma del codice frontiere Schengen e hanno autorizzato l’avvio dei negoziati col Consiglio con 49 voti favorevoli, 14 contrari e 0 astensioni.

In replica ai controlli alle frontiere sempre più permanenti all’interno dell’area Schengen, la proposta mira a:

  • chiarire le regole,
  • rafforzare la libera circolazione all’interno dell’UE,
  • introdurre soluzioni mirate.

Gli eurodeputati intendono garantire una risposta coerente dell’UE in ipotesi di emergenze sanitarie pubbliche transfrontaliere su larga scala, consentendo restrizioni temporanee all’ingresso nello spazio Schengen, bensì esentando dalle stesse:

  • i cittadini dell’UE,
  • i residenti di lungo periodo,
  • i richiedenti asilo.

In alternativa ai controlli alle frontiere, le nuove norme promuoverebbero la cooperazione di polizia nelle regioni di confine.

Se cittadini di paesi terzi con status irregolare vengano arrestati durante i pattugliamenti congiunti e vi siano prove che siano arrivati ​​direttamente da un altro paese dell’UE, queste persone possono essere trasferite in quel paese se partecipa a pattugliamenti congiunti.

I deputati intendono escludere alcune categorie da tali rimpatri, come i minori non accompagnati.

Nel testo gli eurodeputati propongono criteri chiari per l’imposizione di controlli alle frontiere in risposta a gravi minacce che mettono in pericolo il funzionamento dello spazio Schengen.

Dovrebbe sussistere una ragione giustificata come una minaccia terroristica “identificata e immediata”, con limiti di tempo più stretti per i controlli alle frontiere in risposta alle minacce prevedibili, fino a un massimo di 18 mesi.

Se la minaccia persiste, una decisione del Consiglio potrebbe autorizzare maggiori controlli alle frontiere.

Le proposte consentirebbero, inoltre, la reintroduzione dei controlli alle frontiere in diversi paesi quando la Commissione riceve notifiche su una minaccia particolarmente grave che colpisce contemporaneamente la maggior parte dei paesi, per un periodo massimo di 2 anni.

Al contempo, i deputati hanno inteso rimuovere dalla proposta alcuni concetti legati alla migrazione, sostenendo che le disposizioni sulla strumentalizzazione dei migranti (dove i paesi terzi facilitano o incoraggiano i migranti ad attraversare il territorio dell’UE con l’obiettivo di destabilizzare i paesi) dovrebbero essere coperte da una proposta separata e dedicata, di cui stanno attualmente discutendo anche i legislatori dell’UE.