Agenda 2030: Italia ancora indietro

Agenda 2030: Italia ancora indietro

L’Europa cammina verso l’Agenda 2030, ma in Italia siamo indietro. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presenta un rapporto che misura gli sforzi nazionali ed internazionali verso i 17 SDGs.

“Il 2023 è un anno speciale per il percorso cominciato con l’adozione dell’Agenda 2030: siamo a metà strada e la meta è ormai in vista”. Si apre con questa dichiarazione di Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, presidenti dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il Rapporto dal titolo “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, che misura i risultati raggiunti verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs ) in Italia e in Europa, indicando le criticità ancora da superare.

Passi avanti e indietro

Secondo il rapporto, l’Italia si muove ma non abbastanza. Rispetto al 2010, 6 dei 17 SDGs sono peggiorati: povertà, sistemi idrici e sociosanitari, qualità degli ecosistemi terrestri e marini, governance e partnership. Altri tre sono sostanzialmente stabili: cibo, disuguaglianze e città sostenibili. Miglioriamo, seppur di poco, invece sui fronti di istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione ed infrastrutture e lotta al cambiamento climatico. Due invece sono i goal più promettenti verso la vittoria finale: salute ed economia circolare.

Bilancio in rosso

Il direttore scientifico dell’Alleanza, Enrico Giovannini con l’epiteto “non ci siamo proprio!” stila il bilancio degli sforzi italiani.

Società

Due milioni di famiglie con 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta. Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono in crescita e 5 milioni di giovani 18-34enni (quasi uno su due) presentano almeno un segnale di deprivazione. La spesa pubblica sanitaria e per l’istruzione è fortemente inferiore alla media europea. L’abbandono scolastico è all’11,5% e supera il 36% tra i ragazzi stranieri. La disoccupazione giovanile è superiore al 20% e 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano. Le disuguaglianze di genere sono ancora forti e sono ancora tantissime gli episodi di violenza verso le donne.

Economia

In Italia si contano ancora tre milioni di lavoratori in nero o comunque irregolari, ma migliora l’economia circolare e cresce il tasso di innovazione, anche se molte imprese mostrano resistenze ad investire sulle trasformazioni digitale ed ecologica, e più in generale sulla sostenibilità.

Ambiente

Solo il 21,7% delle aree terrestri e il 6,9% di quelle marine sono protette. I sistemi idrici fanno registrare perdite al 42%.

Agenda 2030: 1 cittadino su 3 la conosce

Lo studio illustra anche le opinioni degli italiani verso l’Agenda 2030, secondo una ricerca condotta da Ipsos. Nella popolazione cresce la consapevolezza sulla necessità di uno sviluppo sostenibile, ma anche lo scetticismo verso le politiche finora adottate e il futuro raggiungimento degli obiettivi. Un cittadino su 3 conosce l’Agenda 2030. Il 19%  ritiene che tutti gli SDGs dovrebbero avere pari dignità e dovrebbero essere considerati in modo complessivo. Il rimanente 81% identifica invece delle priorità: al primo posto spicca la “lotta al cambiamento climatico”, seguita da “lavoro dignitoso e crescita economica” e “salute e benessere”. Gli scettici sono in aumento al 22% rispetto al 13% di tre anni fa, anche a causa di una crescente percezione di fenomeni di ecologismo di facciata (greenwashing) a livello nazionale e locale.

L’Europa migliora a piccoli passi

Il rapporto dell’ASviS guarda anche al percorso compiuto complessivamente dall’Unione Europea, misurando progressi – seppure contenuti, secondo Giovannini – verso la maggior parte degli obiettivi. Prendendo come riferimento il 2015, anno di approvazione dell’Agenda 2030, la maggior parte dei Goal presenta progressi lievi, fatta eccezione per la parità di genere e il lavoro dignitoso dove i miglioramenti superano il 5%. Alle voci “città sostenibili” e “partnership” l’Europa rimane sostanzialmente ferma, mentre la qualità dell’ambiente marino mostra sensibili peggioramenti. In quasi tutti gli indicatori, l’Italia non supera la metà bassa della classifica europea.

Marco Perugini