Mobilitaria 2023: Kyoto Club e CNR spronano l’Italia a fare meglio

Mobilitaria 2023: Kyoto Club e CNR spronano l’Italia a fare meglio

Il Rapporto Mobilitaria 2023, elaborato da Kyoto Club insieme al CNR – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico, riproduce la situazione italiana attuale, rispetto agli obiettivi europei 2030 di mobilità sostenibile. Lo studio parte dai dati statistici delle maggiori 14 città italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) e, per  ciascuna di esse, calcola l’indice sintetico del “divario rispetto all’obiettivo di città decarbonizzate e mobilità sostenibile 2030”.

Mobilitaria: indice sintetico delle metropoli

La misurazione tiene conto di cinque elementi: motorizzazione privata, trasporto pubblico, mobilità attiva, mobilità condivisa e ripartizione modale. 

Il quadro finale mostra forti differenze sul territorio, con il Nord in vantaggio rispetto al meridione: Milano risulta la migliore in classifica con uno scarto del 32% rispetto al target 2030, un buon posizionamento sotto il profilo della mobilità condivisa (-6%) e ripartizione modale (-5%), e un picco negativo nell’obiettivo connesso dell’auto privata (-50%).

Catania è la città meno performante con una forbice del -76%, arrivando a -99% rispetto al traguardo di sharing.

Sei centri urbani sono a metà del percorso: Napoli registra –56%, Roma -53%, Bologna -52%, Venezia -51%, Torino -50% e Firenze -47%.  

Ingenti sforzi servono ancora per Reggio Calabria (-75%), Palermo (-73%), Bari (-71%), Genova (-69%), Messina (-69%), Cagliari (-66%), tutte lontanissime dalla meta.

Mobilitaria 2023: soluzioni proposte

Kyoto Club e CNR-IIA propongono diverse soluzioni per l’obiettivo di decarbonizzazione della mobilità: appare necessario per l’Italia intervenire sulla percentuale di spostamenti con mezzi privati, che per essere in linea con simili realtà europee non dovrebbe superare il 35% del totale.

Altro elemento chiave per vincere la sfida 2030 riguarda il potenziamento del trasporto ferroviario locale, con l’ampliamento dei nodi ferroviari e l’attivazione di nuovi mezzi per i pendolari.

Secondo Mobilitaria 2023, le amministrazioni comunali devono puntare di più sulle reti tranviarie su ferro, con l’incremento nei PUMS dei chilometri di nuove linee ferroviarie dai 350 attualmente previsti ad almeno 500. 

Il sistema di mobilità pubblica può rafforzarsi con l’acquisto di nuovi veicoli sostenibili, oltre all’introduzione di servizi di mobilità innovativi ed integrati con le altre modalità di trasporto. Anche taxi ed NCC devono formulare nuove offerte con la revisione di tariffe, zone percorse ed orari, in modo da rendere l’utilizzo del mezzo maggiormente accessibile. 

Mobilità attiva

Lo studio propone soluzioni importanti anche per le infrastrutture ciclabili e pedonali. Gli attuali 5000 chilometri presenti in 107 capoluoghi di provincia e città metropolitane dovrà raggiungere almeno i 20.000 chilometri, eguagliando così gli standard infrastrutturali delle città nord europee. La mobilità attiva (pedonale e ciclabile) implica un ripensamento delle aree e nuove regole, come il limite dei 30km/h nei centri urbani per restituire spazio alle persone e garantire sicurezza e socialità.

Altro driver per la crescita green è connesso alle aree a basse emissioni con il divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti. I suggerimenti del Rapporto riguardano l’autonomia dei Comuni e la connessa possibilità di definire i pedaggi per le zone ZTL e una nuova logistica urbana delle merci con impiego di veicoli elettrici. Altrettanto importante è la realizzazione di infrastrutture di ricarica: oggi in Italia si contano circa 9.000 stazioni, localizzate soprattutto al Nord. 

Ultimo traguardo è quello della città in 15 minuti per il recupero di zone periferiche degradate e la spinta della mobilità attiva.

Mobilitaria: qualità dell’aria

Il Rapporto dedica un forte attenzione ai livelli di qualità dell’aria, derivante dalla percentuale di concentrazioni di biossido di azoto (NO2 ) e particolato (PM10, PM2,5), guardando anche al superamento dei limiti degli agenti inquinanti previsti dalla norma.

Le concentrazioni di biossido di azoto sono cresciute nel 2022: Palermo del 24%, a Bari e Catania del 10%, a Messina del 9%, a Napoli dell’8% e a Firenze del 6%.

Al contrario, il NO2 è sceso a Reggio Calabria (-25%), Cagliari (-18%), Bologna (-4%) e Milano (-3%). A Napoli le concentrazioni di biossido sono maggiori rispetto al limite di legge. La presenza media annua del PM10 nelle città italiane è invece in regola con le prescrizioni.

Roberta Mordini