Tech Euro digitale: avviata la fase “di preparazione” Gianluca Sivieri 04 December 2023 Digitalizzazione Nell’era della digitalizzazione “spinta”, anche i pagamenti sono sempre più orientati alla dematerializzazione. Trasformando il buon vecchio portafoglio in un e-wallet. Ma quali sono i benefici e i rischi? Dal mese di novembre 2023 è stata avviata la fase “di preparazione” all’eventuale emissione dell’euro digitale. La digitalizzazione dei pagamenti L’evoluzione degli ultimi anni ci ha portato dalla prevalenza di utilizzo di denaro contante a sistemi elettronici quali carte di debito e di credito, sempre più avanzate tecnologicamente, sino al punto di essere fisicamente sostituite dal proprio smartphone o addirittura dallo smartwatch. Non solo. Si sono diffusi anche altri sistemi di pagamento dematerializzati: da una parte le carte virtuali, dall’altra applicazioni per transazioni digitali istantanee in modalità P2P. Ancora, le criptovalute, di cui si conosce principalmente il bitcoin. Si tratta di monete prive di corso legale e quindi il loro impiego nelle transazioni è frutto di un accordo tra le parti. In questo variegato contesto di metodi di pagamento innovativi, l’istituzione europea vuole mantenere il ruolo di emettitore della moneta unica sovrannazionale che, oltre ad un valore economico, ha un valore simbolico rispetto all’unità dell’Europa. Cos’è l’euro digitale? Il formato “digitale” sostituisce quello fisico di banconote e monete, ma non fa perdere le caratteristiche tipiche del contate. L’euro digitale sarebbe comunque emesso dalla Banca centrale europea e quindi manterrebbe il suo status di moneta pubblica, erogata gratuitamente nell’area euro. È la stessa Banca centrale europea che ne elogia le peculiarità, evidenziando che si tratterebbe di un’alternativa gratuita al contante, accettato in tutta l’area euro, sia in transazioni online o in presenza. BCE precisa anche che per il suo impiego non sarebbe necessaria una connessione internet e che in ogni caso sarebbe garantita la riservatezza, con standard paragonabili a quelli del contante. Detta così, anche per chi crede profondamente nell’innovazione tecnologica, non emergono benefici particolari, rispetto a banconote e monete. Criptovalute vs. euro digitale In realtà il ruolo fondamentale della moneta unica digitale, sta nell’essere un’alternativa istituzionale alle criptovalute. Non solo l’evoluzione tecnologica, ma soprattutto quella normativa, ha contribuito a rafforzare i sistemi di pagamento elettronici. Mandando in soffitta banconote e monete, si ha l’intenzione anche di sfavorire traffici illeciti. I pagamenti digitali consentono infatti il tracciamento delle transazioni, che di fatto esclude la possibilità – o quanto meno rende molti difficoltosi – versamenti per scopi illeciti. Anche la pubblica amministrazione ha digitalizzato i sistemi di pagamento attraverso la piattaforma pagoPA. Un escamotage a questo tracciamento dei pagamenti è dato, appunto dalle criptovalute, ossia da monete virtuali, anzi fittizie, il cui valore è incerto, potendo fluttuare significativamente non garantendo l’effettivo cambio e scambio in moneta corrente Senza scendere troppo nel dettaglio, l’erogazione di queste monete è generalmente in contropartita al versamento di fondi per iniziative private. In un modo piuttosto simile a quanto accade per le azioni, vengono emessi dei token o coin. Questi possono quindi essere impiegati nel mercato, prevalentemente digitale, quale “merce di scambio” per beni e servizi. A queste valute, manca quindi un collegamento istituzionale, che fondamentalmente costituisce tanto il vantaggio che lo svantaggio per questi sistemi di pagamento. Chi promuove l’uso di criptovalute, infatti, plaude all’assenza di connessioni con le logiche delle banche centrali e degli istituti di credito e a una maggiore inclusione finanziaria. Al contrario, si rilevano però assenza di controllo, che attrae l’interesse criminale, e incertezza rispetto al loro valore e quindi rischio di potenziali perdite economiche. Proprio in questi termini, una moneta digitale “coniata” da una banca centrale, può superare alcune criticità, fornendo al cittadino le garanzie di cui necessita. La posizione della BCE Se quindi la stampa della moneta è uno dei compiti delle banche centrali, lo è anche mantenere il mercato al passo con i tempi e con l’innovazione tecnologica. Lo stesso Governatore della Banca d’Italia – Fabio Panetta – rappresenta la necessità che venga emesso l’euro digitale. In un oligopolio di sistemi di pagamento, caratterizzato dalla concorrenza delle banche centrali con quelle private e con gli altri metodi di pagamento virtuali, l’emissione della moneta unica digitale è il bivio tra l’affermazione dell’autorità governativa e, in caso di mancata emissione, determinare la scomparsa delle banche centrali. Quindi il compito istituzionale della BCE, oggi si traduce nel “tirare” una moneta digitale che garantisca alle persone e alle imprese di mantenere l’accesso a un metodo di pagamento all’avanguardia, ma al contempo tutelato, rispetto al valore economico e alla sua accessibilità e riconoscimento a livello mondiale. D’altro canto, garantirebbe la sovranità dell’Unione Europea e delle banche centrali rispetto al ruolo internazionale dell’euro. È quindi evidente che sì, si tratta di un metodo di pagamento, ma l’esigenza istituzionale, in fondo, non può escludere la sua rilevanza quale strumento di politica monetaria. Le fasi per l’emissione dell’euro digitale La BCE ha approvato l’avvio della fase “di preparazione” nel mese di novembre, finalizzata a creare i presupposti per l’emissione dell’euro digitale. In questa fase dovranno essere studiati gli aspetti regolatori e individuati gli operatori che svilupperanno la piattaforma e le infrastrutture per i pagamenti digitali. A questo punto saranno svolti test per la verifica della fattibilità e sostenibilità di questo sistema di pagamento. Quando sarà emesso l’euro digitale? Ad oggi non è possibile saperlo. Gli ottimisti affermano nel 2026. Ma qualcuno dice non prima del 2028. Di sicuro, e sulla questione è chiara anche la BCE, l’emissione non è imminente. Deve ancora essere valutata e al momento è una eventualità, comunque subordinata all’adozione di una regolamentazione europea ad hoc. Gianluca Sivieri