Housing in Europe, le case in cui viviamo

Housing in Europe, le case in cui viviamo

È uscita l’edizione 2023 di “Housing in Europe“,  pubblicazione di Eurostat, ufficio statistico dell’Unione Europea. Il report fornisce una panoramica dettagliata dell’edilizia abitativa in Europa.

Ci sono grandi differenze nel nostro continente sul modo in cui viviamo, in termini di dimensioni, tipologia e qualità delle abitazioni, che siano di proprietà o in affitto. Anche l’evoluzione dei prezzi varia in modo significativo da un paese all’altro.

La pubblicazione intende appunto fornire una panoramica sulle abitazioni in Europa. E’ organizzata in 3 sezioni: “Come viviamo”, “Costo delle abitazioni” ed “Edilizia”.

Oltre a presentare dati sul tipo di costruzioni e di proprietà, il report definisce dimensioni, qualità delle abitazioni e relativo impatto ambientale. Presenta inoltre l’evoluzione dei prezzi delle abitazioni e degli affitti dal 2010.

Una panoramica

Stando ai dati del 2022 in UE il 69% della popolazione vive in una casa di proprietà mentre il restante 31% è in affitto. La quota più elevata di proprietà è stata osservata in Romania (95%), Slovacchia (93%), Croazia (91%) e Ungheria (90%).

In tutti i paesi dell’UE, ad eccezione della Germania, risulta più comune. In Germania, l’affitto è più usuale  (53%), seguono l’Austria (49%) e la Danimarca (40%).

La vita in una casa indipendente o in un appartamento varia da uno stato membro all’altro, a seconda del grado di urbanizzazione, vale a dire se si vive in una città, in un paese o in una periferia, o in una zona rurale.

Stando ai dati del 2022, in UE il 52 % della popolazione vive in una casa indipendente, mentre il 47,5 % in un appartamento (lo 0,5 % in altri alloggi, come case galleggianti e furgoni).

L’Irlanda (89%) ha registrato la quota più alta della popolazione che vive in una casa indipendente, seguita dai Paesi Bassi (79%), dalla Croazia e dal Belgio (entrambi 77%). Tra queste sono incluse le ville a schiera. Percentuali più elevate per gli appartamenti sono state osservate in Spagna (66%), Lettonia (65%, dati 2021), Germania (63%) ed Estonia (61%).

Nelle città, il 72% della popolazione europea vive in un appartamento e il 28% in una casa indipendente, mentre nelle zone rurali l’83% vive in una casa e solo il 17% in un appartamento.

Dimensioni dell’alloggio

La dimensione degli alloggi può essere misurata attraverso il numero medio di stanze per persona: nel 2022 in UE è stata registrata una media 1,6 stanze per persona. Tra gli Stati membri, il numero maggiore è stato registrato a Malta (2,3), seguita dal Lussemburgo (2,2), dal Belgio, dall’Irlanda e dai Paesi Bassi (tutte con 2,1 camere).

All’altra estremità della scala si trovano Polonia, Romania e Slovacchia (tutte 1,1 camere), così come Lettonia e Croazia (1,2).

Abitazioni sovraffollate e sotto-occupate

La qualità delle abitazioni può essere misurata in molti modi:  uno di questi è stabilire se le persone vivano in una casa sovraffollata. Nell’UE nel 2022 il 16,8% della popolazione viveva in una situazione di sovraffollamento, una quota in calo rispetto al 19,1% del 2010.

Nel 2022 i tassi di sovraffollamento più elevati sono stati osservati in Lettonia (41,7%), Romania (40,5%) e Bulgaria (36,2%) e i più bassi a Cipro (2,2%), Malta (2,8%) e Paesi Bassi (2,9%).

Al polo opposto troviamo le case sotto-occupate, troppo grandi per le esigenze della famiglia che vi abita. Questi casi sono da ricondurre a persone anziane o coppie che rimangono nella loro casa dopo che i figli se ne sono andati.

Secondo i dati del 2022 un terzo della popolazione dell’UE (33,6 %) vive in un’abitazione sotto-occupata, una quota che è rimasta abbastanza stabile dal 2010.

Nel 2022 le quote più elevate di abitazioni sotto-occupate sono state registrate a Malta (72,3%), Cipro (70,9%) e Irlanda (67,3%), mentre le più basse in Romania (7,3%), Lettonia (9,4%) e Grecia (11,3%).

Qualità dell’alloggio

Non è solo il numero di persone che vivono in una casa a influire sulla qualità della vita, ma anche la qualità dell’alloggio, ad esempio la capacità di mantenere la casa calda, la mancanza di servizi igienici interni (doccia e vasca da bagno), un tetto che perde, muri o fondamenta umidi, marciume nei telai delle finestre o nel pavimento.

Stando ai dati del 2022, in UE il 9,3% della popolazione non aveva la capacità di riscaldare adeguatamente la casa. Le percentuali più elevate sono state osservate in Bulgaria (22,5%), Cipro (19,2%) e Grecia (18,7%), mentre le più basse in Finlandia (1,4%), Lussemburgo (2,1%) e Slovenia (2,6%).

Stando alla media del 2020, in UE l’1,5% della popolazione non disponeva né di servizi igienici interni con sciacquone, né di doccia o vasca da bagno in casa. Ciò è più comune in Romania (21,2% della popolazione), seguita da Bulgaria e Lettonia (entrambe 7,0%) e Lituania (6,4%).

Per quanto riguarda le perdite dal tetto, muri, pavimenti o fondamenta umidi o il marciume dei telai delle finestre, nel 2020 il 14,8% della popolazione UE ha avuto un problema di questo tipo. Le percentuali più elevate sono state osservate a Cipro (39,1%), Portogallo (25,2%) e in Slovenia (20,8%).

Impatto ambientale delle abitazioni

Una parte delle emissioni di gas serra proviene dalle famiglie che bruciano combustibili fossili per riscaldare le loro case, preparare l’acqua calda, cucinare e condizionare l’aria.

Nel 2021 in UE si trattava di 733 kg pro capite, in calo rispetto ai 914 kg del 2010. Nel 2021 i valori maggiori sono stati osservati in Lussemburgo, Irlanda e Belgio.

Evoluzione dei prezzi delle case e degli affitti

Osservando l’andamento dei prezzi delle abitazioni tra il 2010 e il 2022, si è registrato un aumento del 47% tra il 2010 e il 2022.

Nello stesso periodo sono stati registrati aumenti in 24 Stati membri e diminuzioni in 2. Gli aumenti maggiori sono stati osservati in Estonia (+192%), Ungheria (+172%) e Lussemburgo (+135%), mentre diminuzioni sono state registrate in Italia (-9%) e Cipro (-5%).

Tra il 2010 e il 2022 si è registrato un costante aumento degli affitti nell’UE in tutti gli Stati membri, ad eccezione della Grecia (-25%).

Gli aumenti maggiori sono stati registrati in Estonia (+210%), Lituania (+144%) e Irlanda (+84%). A Cipro l’aumento è stato solo del +0,2%.

Tra il 2010 e il 2022 nell’UE l’inflazione è stata del 28%. Osservando l’evoluzione tra il 2010 e il 2022, i livelli dei prezzi delle abitazioni rispetto alla media dell’UE sono aumentati in 17 Stati membri e sono diminuiti in 10. Gli aumenti maggiori sono stati osservati in Irlanda e in Slovacchia e le maggiori diminuzioni in Grecia e a Cipro.

L’alloggio è accessibile?

Con l’aumento dei prezzi delle case e degli affitti, il costo delle abitazioni può essere difficile da sostenere. Ciò può essere misurato attraverso il tasso di sovraccarico dei costi abitativi, che indica la quota della popolazione che vive in una famiglia in cui i costi totali dell’abitazione rappresentano oltre il 40% del Reddito.

In UE il 10,6 % della popolazione delle città vive in una famiglia di questo tipo, mentre il tasso corrispondente per le zone rurali è del 6,6 %. I tassi più elevati di sovraccarico dei costi abitativi nelle città sono stati osservati in Grecia (27,3%) e Danimarca (22,5%) e i più bassi in Slovacchia (2,3%) e Croazia (2,6%). Nelle zone rurali i tassi più elevati si registrano in Grecia (24,2%) e Bulgaria (18,1%), mentre i più bassi si registrano a Malta (0,2%) e a Cipro (0,5%).

Arretrati di mutui, affitti o bollette

Gli arretrati sul mutuo, sull’affitto o sulle bollette sono un’evidenza che i costi dell’alloggio potrebbero essere troppo alti. Nonostante l’aumento dei prezzi delle abitazioni e degli affitti nel periodo 2010-2022, la percentuale di persone che vivono in famiglie con arretrati di mutui, affitti o bollette è scesa dal 12,4 % nel 2010 al 9,2 % nel 2022.

Le quote sono diminuite in 22 Stati membri e sono aumentate in 5. Nel 2022 le quote maggiori sono state osservate in Grecia, Bulgaria, Romania e Croazia, mentre le quote più basse in Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio e Austria.

Costruzione

Tra gli Stati membri, tra il 2010 e il 2022 la quota di Valore aggiunto lordo VAL nell’edilizia è diminuita in 14 Stati membri, con le diminuzioni maggiori in Spagna, Bulgaria e Cipro.

Tra i Paesi che hanno registrato una quota crescente del settore delle costruzioni durante questo periodo, l’Ungheria, la Germania e la Lituania hanno registrato la crescita più elevata.

Nel 2022 gli Stati membri con le percentuali maggiori sono stati l’Austria (7,3%), la Finlandia e la Romania (entrambe 7,0%).

Numero di imprese

Un altro modo per valutare le dimensioni del settore delle costruzioni consiste nell’analizzare il numero di imprese, il numero di occupati e la crescita dell’occupazione tra le regioni.

Nel 2021 l’Île-de-France, regione capoluogo della Francia (oltre 98mila imprese), la Lombardia in Italia (quasi 98mila, dati 2020), la Catalogna (73mila) in Spagna e il Rodano-Alpi in Francia (71mila), hanno registrato il maggior numero di imprese nel settore delle costruzioni.

Per quanto riguarda il numero di persone occupate nel settore delle costruzioni, sempre l’Île-de-France e la Lombardia hanno registrato il numero maggiore, seguite dalla Catalogna, dalla Comunidad de Madrid e dall’Andalusia in Spagna.

Nell’UE nel 2022 il 5,9 % del PIL è stato investito nell’edilizia abitativa.

Aree edificate

Il numero di abitazioni che hanno ottenuto permessi di costruzione nel 2022 nell’UE è diminuito del 4 %. Tra il 2010 e il 2022, la percentuale è aumentata ogni anno dal 2014, tranne nel 2020 (-5%) e nel 2022 (-4%). Complessivamente, tra il 2010 e il 2022, si è registrato un aumento del 29%.

Tra il 2010 e il 2022 il numero di abitazioni autorizzate alla costruzione è aumentato in 23 Stati membri.

Concludendo, quale percentuale del territorio europeo è stato edificato ad area residenziale?

Nel 2018 (ultimo anno disponibile), il 75% dei terreni dell’UE è stato usato per l’agricoltura e la silvicoltura, mentre solo il 2,9% è stato utilizzato per l’edilizia residenziale (giardini compresi).

La quota maggiore di terreni utilizzati per aree residenziali nell’UE si trova nella regione della capitale tedesca Berlino (il 33% del territorio è utilizzato per aree residenziali) e nella regione urbana tedesca di Brema (31%).

Linda Capecci