I fuochi di Capodanno fanno boom di inquinamento in città

I fuochi di Capodanno fanno boom di inquinamento in città

Nella notte di San Silvestro le centraline ambientali di Torino, Milano, Roma e Napoli rilevano picchi di PM10 fino a 21 volte sopra la norma.

Botti e fuochi di Capodanno sono forse belli a vedersi, ma creano enormi problemi alla sicurezza pubblica e all’ambiente urbano. Lo dimostrano quattro rilevazioni condotte a Torino, Milano, Roma e Napoli che hanno misurato le ripercussioni dei giochi pirotecnici nelle notti di San Silvestro sull’inquinamento urbano, soprattutto in termini di particolato PM10. I picchi emissivi registrati nelle quattro città dalle rispettive Agenzie regionali per la protezione ambientale sono stati talmente elevati che il loro riassorbimento si è protratto durante le feste, compromettendo le politiche di sostenibilità adottate delle Amministrazioni.

Napoli fino a 21 volte sopra la norma

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (ARPAC) ha misurato le emissioni medie orarie di PM10 a Napoli nella notte di San Silvestro, registrando un primo picco di 126 microgrammi di PM10 per metro cubo di aria già intorno alle ore 20:00, fino a raggiungere il livello record di 1.050 μg/m3 tra le 23:00 del 31 dicembre e le 3.00 dell’1 gennaio. Sempre l’ARPAC evidenzia che analoghe situazioni si verificano nel resto della Campania: solo nel territorio tra Napoli e Caserta, ad esempio, ben 17 delle 20 stazioni ambientali misurano valori ben superiori al limite giornaliero imposto dall’Unione Europea, pari a 50 microgrammi di PM10 per metro cubo di aria.

Record sotto il Vesuvio

Oltre al Comune di Napoli, nell’area metropolitana partenopea i valori più elevati degli ultimi anni sono stati misurati ad Aversa e a San Vitaliano, dove si è verificato il massimo storico di media giornaliera di 446 microgrammi per metro cubo il 1 gennaio 2018, mentre il picco di 3.040 microgrammi per metro cubo è stato misurato alle ore 2.00 del 1 gennaio 2018 dalla stazione di Napoli – Ferrovia.

A Milano i botti contano l’8% del PM10 complessivo

Secondo l’ARPA Lombardia, nell’ultima notte dell’anno si verifica puntualmente un incremento delle concentrazioni di particolato PM10 nell’aria di Milano, con un picco dalla mezzanotte alle primissime ore della giornata. I fuochi d’artificio sono la forma di combustione all’aperto con il maggiore contributo emissivo sull’intero territorio comunale e l’impatto dei botti è pari all’8% delle emissioni totali di PM10 nel solo capoluogo lombardo. Il primo gennaio vengono registrate concentrazioni di PM10 da 2 a 5 volte superiori rispetto ai giorni immediatamente precedenti e quelli successivi, fino a 2-3 volte al di sopra del valore limite giornaliero stabilito dall’UE per la tutela della salute umana.

Torino sfora “solo” di tre volte 

Anche a Torino i botti si fanno sentire: nelle prime due ore dell’anno si raggiungono concentrazioni in città fino a 140 µg/m3, a fronte di un valore medio nei mesi di dicembre/gennaio pari a poco meno di 50 µg/m3. Come in tutte le altre aree urbane d’Italia, lo smaltimento dei picchi risente delle condizioni meteo e della conformazione del territorio. Sotto la Mole, gli effetti dei fuochi di artificio perdurano fino alle prime ore del mattino e l’andamento medio del primo gennaio torna poi ad allinearsi con quello del periodo dicembre/gennaio. All’ombra della Madonnina meneghina, invece, solitamente serve molto più tempo per riconquistare la normalità.

9 centraline su 13 fanno boom a Roma

Delle 13 centraline di rilevamento delle polveri sottili attive nella città di Roma, 9 presentano valori ben oltre i limiti per tutta la giornata di Capodanno: nella graduatoria spicca la stazione ARPA di Largo Preneste, con 117 microgrammi di PM10 per metro cubo di aria. Seguono poi quelle di Magnagrecia, Cinecittà, Tenuta del Cavaliere, Fermi, Bufalotta, Cipro, Tiburtina e Malagrotta. A poco servono i richiami del Comune e il divieto di uso di fuochi pirotecnici imposto dal Sindaco: la tradizione è dura da scardinare, anche – purtroppo – a costo dell’incolumità pubblica e della salute dei cittadini. Senza poi considerare le ripercussioni sugli animali domestici e la fauna, perfino nei parchi e nelle aree protette.

Marco Perugini