Europa, giù consumi ed emissioni. Il 23% dell'energia arriva da fonti rinnovabili

Europa, giù consumi ed emissioni. Il 23% dell’energia arriva da fonti rinnovabili

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L’Eurostat fa il punto su quello che è stato il 2022 energetico dell’Unione Europea, anno che, tra le altre cose, ha visto i consumi e le emissioni scendere rispettivamente del 4 e del 22%, con il 23% dell’energia proveniente da fonti rinnovabili

L’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, fa il punto sull’andamento del consumo di energia elettrica nell’Unione Europea nel 2022.

Il cosiddetto Vecchio Continente ha concluso un anno positivo per quanto riguarda l’andamento dei consumi, che, nel 2022, sono diminuiti del 4,1% rispetto al 2021.

Dai report del 2022 emerge poi che le emissioni sono diminuite del 22% rispetto al 2008, e che il 23% dell’energia consumata proviene da fonti rinnovabili.

Nel 2023 sono risultate in diminuzione anche le importazioni di energia elettrica in UE, con la Russia che a livello di importazione passa dal 14,5 al 6,5%.

Diminuiscono i consumi

Il consumo di energia primaria nell’UE ha raggiunto 1.257 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), avvicinandosi all’obiettivo del 2030 di 992,5 Mtep, con un divario ridotto al 26,7%.

Come si può evincere dal grafico, i 1.257 Mtep registrati per il consumo di energia primaria nel 2022 sono il secondo livello più basso dal 1990 (il primo anno per cui sono disponibili i dati).

Il picco più basso in assoluto è stato registrato nel 2020, con 1.236 Mtep, mentre il picco è stato raggiunto nel 2006 con 1.511 Mtep.

L’Europa sta quindi andando verso l’ottemperanza alla nuova Direttiva sull’efficienza energetica, emanata nel 2023 dalla stessa UE.

L’ultima versione ha fissato obiettivi più ambiziosi per il 2030: un consumo finale di energia che non deve superare i 763 Mtep e 992,5 per quello di energia primaria.

L’efficienza energetica deve quindi  essere presa in considerazione dai Paesi dell’UE in tutte le politiche pertinenti e nelle principali decisioni di investimento prese nei settori di pertinenza.

Giù anche le emissioni

Nel 2022 in Europa sono diminuite le emissioni – Fonte: Eurostap

Dalla cabina di regia dell’Eurostat arrivano delle buone notizie anche sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti.

Nel 2022, le emissioni di gas serra (GHG) generate dalle attività economiche delle unità residenti nell’UE si attestano a 3,6 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti (CO2-eq), con una diminuzione del 22% rispetto al 2008.

Le attività con le maggiori emissioni di gas serra nel 2022 sono state l’industria manifatturiera e la fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata, entrambe con 745 milioni di tonnellate di CO2-eq, pari al 21% del totale dei gas serra emessi. Seguono le famiglie (718 milioni di tonnellate di CO2-eq; 20%), che emettono gas serra per il trasporto, il riscaldamento e altri scopi.

Guardando agli anni passati, tra il 2008 (primo anno disponibile con i dati statistici) e il 2022, la maggiore diminuzione delle emissioni di gas serra è stata registrata nel settore minerario ed estrattivo (-40%), seguito dalla fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata (-37%) e dal settore manifatturiero (-28%).

Rinnovabili in aumento

I paesi più virtuosi

Un’altra notizia positiva arriva dalle rinnovabili.

Nel 2022, stando al report dell’Eurostat, la quota di fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia a livello UE ha raggiunto il 23% rispetto al 2021.

La revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili ha rivisto al rialzo l’obiettivo dell’UE per il 2030 in materia di energie rinnovabili, passando dal 32 al 42,5%, con l’obiettivo di portarlo al 45%.

In virtù di questa decisione i paesi dell’UE hanno quindi rivisto le loro politiche energetiche.

Osservando il grafico, si può vedere che la Svezia è al primo posto tra i Paesi dell’UE, con il 66% del suo consumo finale lordo di energia derivante da fonti rinnovabili.

La Svezia ha fatto principalmente affidamento all’idroelettrico, all’eolico, ai biocarburanti solidi e liquidi e alle pompe di calore.

Secondo posto per la Finlandia (47,9%), anch’essa focalizzata su energia idroelettrica, eolica e biocarburanti solidi, davanti alla Lettonia (43,3%).

La Danimarca (41,6%), seguita dall’Estonia (38,5%), ha ottenuto la maggior parte dell’energia rinnovabile dall’eolico e dai biocarburanti solidi.

Il Portogallo (34,7%), che come abbiamo visto in questo articolo, si è alimentato esclusivamente con le rinnovabili per sei giorni di seguito, si affida ai biocarburanti solidi, all’eolico, all’idroelettrico e alle pompe di calore.

L’Austria, con il 33,8%, ha utilizzato soprattutto idroelettrico e biocarburanti solidi.

Scendono le importazioni di energia: -11,3%

Nel terzo trimestre del 2023, l’UE ha importato prodotti energetici per un valore di 35,4 miliardi di euro, per un totale di 65 milioni di tonnellate.

Rispetto allo stesso trimestre del 2022, le importazioni sono diminuite sia in valore (-49,1%) che in massa netta (-11,3%).

Nel terzo trimestre del 2023 le importazioni di prodotti energetici hanno rappresentato il 17,7% di tutte le importazioni dell’UE.

Tra il 2019 e il 2023, la quota ha subito notevoli fluttuazioni, attribuibili principalmente alla forte volatilità dei prezzi dei prodotti energetici.

Come si evince dal grafico in alto, la quota del petrolio sul totale delle importazioni dell’UE è aumentata dal 9,1% nel 2021 all’11% nel 2022 ed è rimasta al 10,6% nei primi tre trimestri del 2023.

Fluttuazioni più significative sono state osservate per il gas naturale, che è passato dal 5,1% nel 2021 al 10,8% nel 2022, per poi scendere al 6,5% nei primi tre trimestri del 2023.

Prendendo in analisi il terzo trimestre del 2022 con il terzo trimestre del 2023, le importazioni di petrolio sono rimaste stabili, mentre quelle di gas naturale sono diminuite significativamente (dal 13,1% al 5,2%).

I principali fornitori: calano le importazioni dalla Russia

La maggior parte delle importazioni di petrolio dell’UE nel terzo trimestre del 2023 proviene dagli Stati Uniti (17,7%), seguiti da Norvegia (13,7%) e Kazakistan (8,2%).

Mentre quasi la metà del gas naturale allo stato gassoso proviene dalla Norvegia (48,6%), che segue l’Algeria con il 17,8%, davanti alla Russia (16%) e al Regno Unito (10,5%).

Gli Stati Uniti hanno fornito quasi la metà del gas naturale liquefatto importato (48,5%), davanti a Qatar (14,0%), Algeria (10,1%) e Russia (8,8%).

Da registrare il calo della quota della Russia nelle importazioni di prodotti energetici dell’UE, diminuita in seguito alla guerra contro l’Ucraina.

Nel terzo trimestre del 2022, la Russia rappresentava il 14,5% di tutte le importazioni di prodotti energetici dell’UE, mentre nello stesso periodo del 2023 rappresentava il 6,5% di tutte le importazioni di energia.

Emiliano Ragoni