Smart city a prova di taser

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La sperimentazione delle armi a impulsi elettrici da parte delle Polizie municipale è ora consentita anche nei comuni con popolazione inferiore ai 100mila abitanti

Alcuni giorni fa, nell’ambito della discussione relative al decreto Milleproroghe, in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è stato approvato un emendamento che prevede, entro la fine dell’anno, la sperimentazione da parte della Polizia municipale dei Taser, ossia le armi elettroniche, anche per i comuni con popolazione inferiore ai 100mila abitanti.

Arrivano le armi elettroniche

Per capire la questione bisogna fare un piccolo passo indietro.

L’articolo 19 del D.L. n. 113/2018 ha introdotto in via sperimentale l’utilizzo di armi a impulsi elettrici, come il Taser, da parte della Polizia municipale.

Una sperimentazione del tutto simile era stata avviata nel 2014 per la Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza.

Nello specifico, l’articolo 19 del D.L. 113/2018 ha attribuito ai comuni capoluogo di provincia e a quelli con popolazione di centomila abitanti la facoltà di dotare di armi comuni a “impulsi elettrici”, due unità di personale munito della qualifica di agenti di pubblica sicurezza, individuati fra gli appartenenti ai dipendenti Corpi e Servizi di polizia municipale.

Il tutto per una durata massima di sei mesi.

La novità: via libera anche ai piccoli comuni

In questo ambito la recente novità, introdotta dal successivo comma 1-bis, come modificato nel 2023, prevede che la sperimentazione possa essere estesa anche ad altri comuni, ossia ai non capoluoghi di provincia o con popolazione inferiore a centomila abitanti.

Stando a quanto specificato dal comma 1-bis, i comuni devono avere una popolazione di almeno 20mila abitanti, e, nel caso in cui le armi le armi da custodire, comprese quelle a impulso elettrico, siano in numero superiori a quindici, devono disporre di un’armeria del Corpo o Servizio di polizia locale.

Viene specificato che le armi devono essere custodite in appositi armadi metallici.

L’istituzione dell’armeria non è resa necessaria qualora si tratti di custodire armi in numero non superiore a quindici e munizioni non superiori a duemila cartucce.

In tal caso le armi e le munizioni sono custodite in appositi armadi metallici corazzati, chiusi a chiave con serratura di sicurezza tipo cassaforte.

Quindi, con il comma 1 bis, anche i comuni più piccoli possono avviare la sperimentazione delle armi a impulsi elettrici, a prescindere da qualsiasi parametro demografico, purché il comune abbia provveduto a istituire l’armeria presso il Corpo o Servizio di polizia locale.

Questa possibilità viene ammessa, sempre in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2024.

I comuni che hanno deciso di intraprendere il percorso di “conversione” a smart city potrebbero quindi decidere di abbracciare questa sperimentazione.

Taser, come funziona

Il taser, conosciuta anche come pistola elettrica o storditore elettrico, è un dispositivo classificato come arma non letale che fa uso dell’elettricità per impedire il movimento del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli.

Il dispositivo è stato ideato nel 1969 da Jack Cover, ma i modelli che permettono l’immobilizzazione totale di un soggetto sono stati progettati solo a partire dal 1998.

Quando viene azionato il taser spara due elettrodi posti su piccoli dardi con traiettorie non parallele, così da aumentare la distanza (l’efficacia è tanto maggiore quanto più i dardi sono distanti tra di loro).

I dardi sono poi collegati attraverso dei fili elettrici al resto del dispositivo, che trasmette una scarica a bassa intensità di corrente.

In Italia, il taser è considerato un’arma propria, quindi per impiegarlo è necessario idonea licenza.

Emiliano Ragoni