Colonie feline e competenze comunali

Colonie feline e competenze comunali

Le colonie feline sono registrate dai Comuni competenti per territorio, che possono adottare regolamenti in attuazione della legge nazionale e dotarsi di regole più precise e puntuali per il miglior coordinamento con le attività di competenza delle U.S.L.

Di cosa parliamo?

L’Istituto Treccani definisce “gattara” il varco aperto alla base delle porte di campagna attraverso cui il gatto può passare.

Non si tratta quindi di una persona, ma di un oggetto, che comunemente viene chiamato “gattaiola”.

Nel tempo, però, il termine si è arricchito di significato e dal 2002 in alcuni dizionari viene usato per indicare la persona che nutre e cura i gatti randagi.

L’etimologia mostra come l’origine della parola sia tipicamente romanesca: proprio a Roma, infatti, nel sito archeologico di Torre Argentina, si trova la più antica colonia felina. Là, quando i ruderi dell’area sacra furono riportati alla luce nel 1929, si stanzi

arono gatti randagi o abbandonati che vi trovavano riparo. Da quel momento tutti i romani “adottarono” i randagi di Largo Argentina assicurando loro cibo e sopravvivenza.

Nota gattara e tra le più famose fu Anna Magnani.

Gattara o gattaro?

Entrambi, anche se il secondo è meno frequente.

Difatti, quasi sempre chi si occupa dei gatti randagi è la donna.

Non solo in Italia, ma ad esempio anche negli Stati Uniti d’America, dove viene chiamata Cat Lady, e in Francia, dove è nota come Nourrisseuse.

La legge nazionale

La l. 281 del 1991 istituzionalizza per la prima volta la “gattara” attribuendole, d’intesa con le unità sanitarie locali, la gestione delle colonie feline.

Spetta quindi a loro la responsabilità di assicurare la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza dei gatti che vivono in libertà: ciò significa controllare, segnalare, organizzare.

Il tutto chiaramente su base volontaria e senza alcun fine di guadagno, avendo come scopi la protezione dei randagi, il favorirne la convivenza con l’uomo e la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

Infatti, un gatto libero e in salute evita il diffondersi di malattie pericolose per altri animali ma anche per l’uomo.

Al fine del controllo della popolazione, alla sterilizzazione dei randagi provvede l’autorità sanitaria, ma sempre attraverso i volontari che gestiscono la colonia felina.

Trattandosi di animali che vivono in libertà e non sempre docili, all’autorità sanitaria spettano anche la cattura e il trasporto con mezzi idonei.

Le regole igienico-sanitarie

Le norme igienico-sanitarie sono molto importanti per la corretta distribuzione del cibo, tenendo conto che essa avviene all’aperto.

Innanzitutto occorre che le “gattare” scelgano tipi di cibo non facilmente deperibile, così da evitare che l’esposizione all’aria ne comprometta velocemente la commestibilità e che possa diventare insalubre anche per l’ambiente circostante.

È bene quindi che i punti di alimentazione siano quanto più al riparo possibile da agenti atmosferici, che la distribuzione avvenga su ciotole o contenitori che possano essere facilmente puliti o smaltiti, ma soprattutto ad orari prestabiliti e fissi, così che i gatti mangino subito tutto il cibo senza lasciare residui che possano essere di attrazione per altri animali infestanti (soprattutto topi).

I regolamenti comunali

Le colonie feline sono registrate dai Comuni competenti per territorio, i quali possono adottare regolamenti in attuazione della legge nazionale e dotarsi di regole più precise e puntuali per il miglior coordinamento con le attività di competenza delle unità sanitarie locali.

Questo anche al fine di valorizzare la attività delle “gattare” e “gattari”, riconoscendone il contributo alla tutela e benessere dei randagi e l’importanza nella diffusione della corretta convivenza tra uomo e animale.

Alcuni Comuni lo hanno fatto, molti, forse troppi, ancora no.

Elaborare regole certe anche su base locale per assicurare agli animali un’esistenza compatibile con l’uomo e con le caratteristiche biologiche-etologiche della specie nel proprio territorio, è parte indispensabile della civilizzazione di un popolo, e incide sullo sviluppo della consapevolezza sociale della collettività.

Non restiamone fuori.

Marta Serpolla