Scooter sharing: luci e ombre

Scooter sharing: luci e ombre

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Il mercato della sharing mobility e nello specifico, quello dello scooter sharing, è destinato a crescere: si stima infatti che entro il 2027 arriverà a valere, a livello mondiale, circa 73 milioni raggiungendo quasi 500mila utenti.

In Europa, dove la Spagna rappresenta il primo paese e il secondo nel mondo per diffusione di questo tipo di servizio, le flotte messe a disposizione dagli operatori sono composte al 100% da veicoli elettrici.

Lo scooter sharing avrà infatti un ruolo sempre più decisivo e importante nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione 2030.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility (2022) anche in Italia lo scooter sharing ha avuto una crescita vertiginosa del numero dei noleggi: +42% rispetto all’anno precedente, passando a 4,4 milioni.

A crescere sono stati anche i chilometri percorsi dagli utenti che sono aumentati del +39%, ovvero 20 milioni di km.

Il target che utilizza questo tipo di servizio è di fascia giovane (20-30 anni) e prevalentemente di sesso maschile, con un elevato livello di istruzione, ma la sua caratteristica principale è che ha molto a cuore il destino del pianeta per cui sceglie di non inquinare quando si sposta in città e lo fa spesso con uno scooter elettrico in condivisione, flessibile nel traffico cittadino e facile da parcheggiare.

Il servizio “pay per use”

Convenienza, accessibilità e facile reperibilità.

Sono questi gli elementi che fanno propendere gli utenti per l’utilizzo dello scooter condiviso, insieme all’accesso libero nei centri storici delle città e, in generale, nelle a zone a traffico limitato.

Le occasioni d’uso sono in primis quella del piacere, seguono il lavoro e il pendolarismo di qualsiasi tipo, le visite a parenti e amici e in ultimo shopping e attività personali.

La fascia oraria dove si registra il maggiore picco è infatti quella dopo le 18.

Lo scooter rappresenta la soluzione ideale per tornare a casa dopo lavoro o l’alternativa al mezzo di proprietà, ai taxi o al TPL, la sera, dopo un’uscita di piacere.

Altro dato interessante.

Più dell’84% degli utenti si aspetta di poter raggiungere il proprio scooter in meno di 500 metri e il 50% in meno di 200.

La capillarità del servizio è dunque un fattore chiave per il successo della sharing mobility.

Criticità

I costi di gestione sono elevati.

I mezzi in sharing vengono infatti trattati male dagli utenti, necessitano di continua manutenzione e a volta della sostituzione delle batterie.

In più, c’è un motivo di sostenibilità finanziaria.

Molte di queste società non generano valore, perché erogano servizi a basso costo.

Infine, non è da sottovalutare la concorrenza a prezzi stracciati rappresentata dai monopattini in sharing.

Le tratte percorse mediamente con gli scooter sono brevi (sotto i 3 km).

Pertanto i monopattini – con un prezzo di noleggio esiguo e senza l’obbligatorietà della patente – rappresentano una alternativa valida.

Carlo Cimini