Dall’Australia all’Italia, le zone a bassa velocità sono fondamentali per la sicurezza

Dall’Australia all’Italia, le zone a bassa velocità sono fondamentali per la sicurezza

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La città di Sidney ha annunciato la decisione della riduzione del limite di velocità a 40 km/h in tutta l’area locale. Si tratta di una decisione molto importante che richiama quella presa dall’amministrazione di Bologna, che è diventata la prima città con la zona 30

Le cosiddette zone 30 rappresentano un ambito areale, quindi non singoli tratti di strada, composte da strade interessate da traffico di attraversamento.

Si tratta di un progetto che viene predisposto in ambito residenziale e di rete e che fondamentalmente si pone tre obiettivi: sicurezza del traffico, multifunzionalità della strada (favorire la mobilità dolce) e la qualità del design dello spazio pubblico.

In Italia ne saranno istituite diverse, la prima è quella che è stata predisposta a Bologna a inizio anno.

Al netto delle polemiche, che non mancano mai, sono diverse le evidenze scientifiche che dimostrano che la riduzione di velocità di 20 km/h (rispetto ai canonici 50 km/h) può effettivamente salvare delle vite umane.

Oltre alle città italiane le amministrazioni delle più grandi metropoli in Europa e nel mondo sembrano essere orientate verso questa direzione.

Come la città australiana di Sidney.

Sidney va a 40 km/h

Nello specifico, facendo riferimento al sito ufficiale della città, si può leggere la notizia relativa alla decisione di ridurre il limite di velocità a 40 km/h in tutta l’area locale.

Pur essendo un limite più permissivo rispetto alle nostre zone 30, l’area della città dove vige questa restrizione è decisamente più grande.

Le modifiche si applicheranno infatti alle restanti strade regionali e locali che attualmente hanno un limite di velocità predefinito di 50 km/h nei quartieri e nei sobborghi di Glebe, Forest Lodge, Beaconsfield e Waterloo.

Alcuni tratti di strade ad Annandale, Redfern, Alexandria, Zetland e Woolloomooloo passeranno dai 50 ai 40 km/h.

Il sindaco di Sydney, Clover Moore AO ha dichiarato: “È responsabilità di tutti rendere le nostre strade il più sicure possibile per chi cammina, va in bicicletta e guida. Attualmente, il 75% delle strade locali e regionali della nostra area ha già un limite di velocità di 40 km/h o inferiore. Si tratta di un aumento rispetto al 5% del 2004. Questo risultato è stato raggiunto grazie al nostro lavoro con il governo del Nuovo Galles del Sud, che sta finanziando l’ultima serie di modifiche ai limiti di velocità”.

Cosa dice la scienza

Partiamo dal presupposto che per istituire in modo efficiente ed efficace delle zone a bassa velocità, siano ess a 30 o 40 km/, è assolutamente necessario il coinvolgimento della popolazione locale.

È quindi prioritario ascoltare le loro esigenze e capire dove la riduzione della velocità (in genere nei pressi delle scuole e degli uffici, ma non solo) possa effettivamente garantire una maggiore sicurezza per i residenti locali.

Cosa ci dicono la scienza e le statistiche?

L’ISTAT ci dice che la velocità conta sempre poiché è in assoluto la prima causa diretta degli incidenti mortali sulle strade urbane.

Come riportato sul sito del Comune di Bologna, “va ricordato che i 30 km/h fanno veramente la differenza, perché gli studi scientifici e i dati reali dimostrano che una persona investita a 50 km/h ha solo il 10% di probabilità di sopravvivere e invece ben l’80-90% se lo scontro avviene a 30 km/h”.

Quindi sì, le zone 30 servono eccome.

Tuttavia, per renderle ancora più efficaci ed efficienti dovrebbero essere associate a una tipologia di circolazione stradale dove sono contemplate solo le vetture elettriche e a bassissime emissioni.

Le zone 30 in Italia e in Europa

La gestione della velocità e in particolare i 30 km/h sulle strade delle cittàsono indicati come un elemento fondamentale per ridurre l’incidentalità in Italia all’interno del Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (“PNSS 2030”, approvato con Delibera CIPESS n. 13 del 14 aprile 2022, in attuazione della legge n. 144/1999).

Oltre a Bologna, ci sono tante altre città in Italia che stanno avviando il percorso, culturale e di dibattito pubblico prima ancora che amministrativo, per diventare “Città 30” (vedi l’immagine sotto).

Le zone 30 che verranno istituite in Italia

In Europa Bruxelles, Parigi, Amsterdam, Bilbao sono solo alcuni esempi di città che hanno introdotto la zona a 30 km/h, con una ridistribuzione più equa dello spazio pubblico.

A Parigi nel 2017 hanno chiuso al traffico il lungosenna e lo hanno aperto alle persone.

Emiliano Ragoni