Italia, il lavoro si fa più smart: ecco i mestieri in cui l’AI può portare la rivoluzione

Italia, il lavoro si fa più smart: ecco i mestieri in cui l’AI può portare la rivoluzione

L’AI sarà impiegata sempre di più in Italia, con previsioni di crescita del Pil fino a 38 miliardi in dieci anni, ma cambia anche il mercato del lavoro. Ecco i risultati dell’indagine Censis Confcooperative

L’intelligenza artificiale è già il presente della vita degli italiani e ha riscontrato un notevole impiego, soprattutto da parte dei più giovani. Ma l’AI sarà sempre di più anche il futuro, specie del mondo del lavoro, che sta cambiando e potrebbe essere rivoluzionato dall’intelligenza generativa.

Secondo un’indagine di Censis Confcooperative, circa un lavoratore su 4 nella penisola italiana usa l’AI, soprattutto per scrivere mail, mandare messaggi o redigere curricula. Percentuale che sale al 38% per la fascia d’età 18-34 anni.

Per quanto riguarda invece le aziende, solamente l’8,2% in Italia si avvale delle possibilità fornite dall’intelligenza artificiale, molto al di sotto della media UE che si attesta al 13,5%. Ma è solo una questione di tempo perché l’AI si faccia ancora più largo all’interno del nostro paese.

Un fattore che, secondo le stime Censis, potrebbe portare a una crescita produttiva pari all’ 1,8% del Pil, circa 38 miliardi di euro, in 10 anni. Questo grazie all’ottimizzazione delle produzioni, della velocità, dell’automazione di mansioni in cui la macchina, detto in parole povere, impiega meno tempo a compiere azioni in modo egualmente (o più) preciso.

Italia, con l’AI possibile crescita di 38 miliardi del Pil: 15 milioni di lavoratori possono risentirne

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Chiaramente l’altra faccia della medaglia è il profondo cambiamento che il mercato del lavoro dovrebbe affrontare con l’ingresso sempre più consistente dell’AI. Secondo le stime dello studio Censis Confcooperative, sono circa 6 milioni i lavoratori che rischierebbero di perdere il posto nei prossimi anni a causa dell’intelligenza artificiale.

Soprattutto in quei mestieri facilmente sostituibili dall’automazione. Contabili, tecnici bancari, statistici, periti, tesorieri e ragionieri sono le tipologie di lavoratori più a rischio. Anche se l’AI non prenderebbe direttamente il loro posto, ma potrebbe creare nuove figure professionali. Per esempio per matematici, tecnici statistici o della gestione finanziaria oppure  specialisti in gestione d’impresa.

E poi, stima ancora l”indagine Confcooperative, potrebbero esserci almeno altri 9 milioni di professionisti che verrebbero affiancati, non sostituiti, dall’AI. Ad esempio avvocati, notai, magistrati, dirigenti, archeologi e psicologi. In totale l’intelligenza artificiale potrebbe cambiare, ad oggi, la vita professionale di 15 milioni di occupati in Italia.

E l’impatto potrebbe essere ancora più grande nei prossimi anni, qualora il Governo decidesse di investire ancora di più nella ricerca per nuove tecnologie di questo tipo. Ad ora lo Stato dedica l’1,33% del Pil allo sviluppo digitale ed AI. L’Europa, in media, investe il 2,33%, con l’obiettivo di arrivare al 3% nel 2030.