Enforcement WhatsApp inchioda l’automobilista Silvestro Mar... 22 April 2025 Cds Il messaggio WhatsApp prova la distrazione dell’automobilista. Quando “qualcosa” che potrebbe essere ovvio necessita addirittura della Cassazione: ecco un’esempio. WhatsApp, le chat distraggono alla guida L’articolato intervento della Suprema Corte di Cassazione è conseguenza di una condanna inflitta dalla Corte di Appello di Caltanissetta. I dispositivi (GUP, Corte Appello e Cassazione) sono tutti focalizzati su un incidente stradale, a seguito del quale si è avuta la morte dei due passeggeri investiti. Dalla dinamica dell’impatto stesso, è possibile considerare come il focus della sentenza abbia attenzionato almeno un paio di elementi: sia la velocità tenuta dal mezzo che, di fatto, ha provocato l’incidente; sia il comportamento del suo conducente, in particolare grazie all’analisi sul suo telefono cellulare, WhatsApp, in particolare. La cronaca quotidiana porta il lettore a considerare i device delle potenziali fonti di prova. Questo avviene pressoché per ogni tipologia di reato, spaziando da quelli tributari ad altri più cruenti e, in effetti, l’omicidio stradale non è sicuramente da meno. In particolare, una prima consulenza tecnica ha interessato la dinamica dell’incidente, quindi la traiettoria della vettura, la velocità che può aver tenuto, la presenza e/o assenza di tracce di frenate. Una seconda attività indagata, invece, ha interessato qualcosa di completamente differente, rispetto a un incidente automobilistico: lo smartphone e, in particolare, l’utilizzo dei servizi di messaggistica. Un passo indietro… La Cassazione, Sezione IV Penale, con Sentenza del 28 marzo 2025, n. 12256, fa esplicitamente riferimento alla distrazione del conducente perché utilizza WhatsApp mentre è alla guida. Il reato (non una semplice infrazione al codice della strada) è pesante: omicidio stradale. Contestualizziamo un attimo. L’incidente in parola risale al giugno 2019, in quel periodo, 2018/2019, i servizi di messaggistica istantanea hanno raggiunto una cifra importante. Il loro utilizzo viene sanzionato sovente mentre si è al volante. Alcune Procure della Repubblica realizzano la sussistenza di una nuova minaccia alla sicurezza stradale e ne traggono spunto per nuove linee guida da dare alla polizia giudiziaria. Se una vettura viene coinvolta in un’incidente con lesioni, il conducente dovrà collaborare con gli Agenti che ispezioneranno lo smartphone. In particolare si fa riferimento alla cronologia delle chiamate e ai servizi di messaggistica, WhatsApp in testa. Ora è possibile ritornare alla sentenza in narrativa, nella quale gli Ermellini, riportano che la perdita del controllo del veicolo è dovuta allo scambio via chat di messaggi, nel contempo che la vettura procede a velocità sostenuta, invadendo la corsia di emergenza e qui impattando con un’auto in sosta. I passeggeri all’interno dell’auto moriranno a seguito dell’incidente. Il confronto tra le parti Chiaramente le argomentazioni frapposte rispecchiano i differenti punti di vista: La difesa ha rilevato la mancata concretizzazione del rischio rispetto all’utilizzo del telefono da parte del (omissis), non essendo stato dimostrato che ciò fosse avvenuto proprio nel preciso momento in cui si verificò l’incidente, cosicché l’imprudente comportamento non sarebbe stato causa diretta o indiretta dello stesso. Mentre: Quanto a quest’ultimo, in particolare, i giudici del gravame hanno precisato come fosse stato accertato che lo scambio di messaggi era avvenuto nell’arco temporale in cui si era verificato il sinistro, dalle stesse allegazioni difensive essendo emerso che tra l’ultimo messaggio scambiato (ore 12:53:08) e il sinistro (ore 12:55:02) era passato poco tempo e che il messaggio si collocava in termini di prossimità al sinistro, giustificando la conclusione che questa era stata la causa della distrazione, non facendosi questione, poi, di imprevedibilità dell’evento, attesa la evidente prevedibilità della presenza di un mezzo su quella corsia. La Cassazione quindi ritiene il ricorso inammissibile e la responsabilità del conducente distratto, cristallizzate. Silvestro Marascio