Esg La Spezia, porto del futuro: ecco sfide e obiettivi. Digitalizzazione: a rischio 157 milioni di euro Redazione 01 June 2025 Il porto di La Spezia guarda al futuro attraverso le prossime sfide, i fondi per la digitalizzazione ci sono ma mancano ancora i bandi Essere competitivi come scalo ma farlo andando nelle direzioni che conducono verso il futuro. Parole d’ordine: progresso, sostenibilità, digitalizzazione. Il porto di La Spezia sta cercando di ammodernarsi per tenere testa ad altri poli italiani (come Genova, Livorno o Napoli) e anche a quelli esteri. È quello che emerge dal forum sulla Blue Economy organizzato dal Secolo XIX proprio nel capoluogo di provincia ligure, per far luce sullo stato della sua area portuale e sulle sfide che verranno. La principale è quella della digitalizzazione, necessaria e propedeutica anche per intervenire in tutti gli altri settori che riguardano il porto. Sull’informatizzazione dei servizi serve accelerare, denuncia Salvatore Avena, ad di La Spezia Port Service, evidenziando come ci siano fondi da impiegare entro una scadenza ravvicinata. Ma mancano i bandi: Abbiamo 157 milioni, destinati a sviluppare processi operativi e tecnologia, per i quali mancano i bandi. Dovrebbero arrivare a inizio estate. Ma se pensiamo che il Pnrr chiuderà i battenti tra meno di un anno, la situazione è in bilico: stiamo correndo un grande rischio Riuscire a sfruttare i fondi del Piano potrebbe supportare la transizione digitale del porto di La Spezia, primo step per essere competitivi con mezzi e strutture contemporanee. In uno scalo che a livello commerciale ha numeri buoni e in crescita, ma mancano ancora quelli dei traghetti che altri hanno, come Genova o Livorno. La Spezia, il porto e le sfide tra sostenibilità e digitalizzazione La Spezia, porto del futuro: ecco sfide e obiettivi. Digitalizzazione: a rischio 157 milioni di euro LEGGI ANCHE Italia, fonti rinnovabili: dalla Lombardia alla Liguria, ecco le regioni con l’elettricità più green. La classifica Le altre grandi sfide per lo spezzino sono racchiuse sotto il nome di sostenibilità. Nel futuro del porto c’è l’elettrico, tra cold ironing e imbarcazioni alimentate a energia pulita. Il direttore generale di Scafi Gianluca Agostinelli, riporta ancora il quotidiano genovese, ha fissato entro il 2030 l’obiettivo di avere il primo rimorchiatore full electric in Italia. Costa 12 milioni di euro e i fondi erano contenuti proprio in quel Pnrr nel nome del quale bisogna accelerare. È necessario poi sviluppare i dragaggi e attività di indotto che non siano solamente commerciali, ma anche universitarie e di ricerca. E poi, sempre per la sostenibilità, c’è la proposta di rendere meno inquinante il traffico di retroporto, per ridurre le emissioni anche prima e vicino alla costa. Non solo in acqua. C’è anche l’idea di impegnarsi a ripulire dai rifiuti di plastica versati in mare.