Overtourism, tra obblighi di risultato e discrezionalità amministrativa

Overtourism, tra obblighi di risultato e discrezionalità amministrativa

Il fenomeno dell’overtourism continua a generare tensioni tra la necessità di valorizzare i beni culturali e la salvaguardia dei diritti dei residenti, soprattutto nei centri storici ad alta densità turistica.

Una recente sentenza del Consiglio di Stato (Sez. IV, n. 3258 del 15 aprile 2025) affronta questa complessa intersezione, con particolare riferimento al ruolo delle amministrazioni comunali e agli strumenti a loro disposizione per mitigare l’impatto del turismo di massa.

Fotografie, privacy e limiti della misura comunale

Il Comune aveva imposto un divieto di effettuare fotografie e videoriprese alle proprietà private prospicienti un sito culturale, con l’obiettivo dichiarato di tutelare la riservatezza dei residenti e ridurre l’invasività del flusso turistico.

Tuttavia, l’appellante, proprietario di un immobile adiacente al sito, aveva contestato l’efficacia concreta del provvedimento, evidenziando come la misura fosse largamente disattesa in assenza di controlli adeguati.

Il Consiglio di Stato ha accolto questa posizione, sottolineando come la mera adozione formale del divieto, senza un corredo minimo di enforcement da parte delle autorità, risulti inefficace ai fini del risultato atteso: la protezione della sfera privata del cittadino in un contesto urbano sotto stress da overtourism.

Obbligo di risultato e discrezionalità amministrativa

Uno degli elementi più innovativi della sentenza risiede nel chiarimento circa la relazione tra obblighi di risultato e discrezionalità amministrativa.

La Corte ha affermato che, sebbene l’amministrazione comunale conservi margini di valutazione nel definire quali misure adottare, tale libertà non la esime dall’obbligo di raggiungere concretamente il risultato stabilito da una precedente pronuncia giudiziaria: in questo caso, la mitigazione dell’impatto visivo e fisico del turismo sulle proprietà private adiacenti al sito culturale.

In altri termini, non è sufficiente agire, occorre agire efficacemente.

La discrezionalità non può essere brandita come uno scudo per giustificare misure simboliche o inefficaci.

L’amministrazione, pur autonoma nelle modalità, è vincolata al conseguimento dell’effetto utile richiesto dal giudicato.

Soluzioni strutturali e commissariamento

Alla luce dell’inottemperanza rilevata, il Consiglio ha ordinato all’amministrazione di integrare le misure esistenti fino a garantire una reale limitazione delle vedute indiscrete sul bene privato.

Ove il Comune non provveda entro 90 giorni, la pronuncia prevede l’intervento sostitutivo di un commissario ad acta, individuato in un dirigente del Provveditorato interregionale del Ministero delle Infrastrutture.

Questa previsione evidenzia due aspetti centrali nella governance urbana in chiave smart:

  • la crescente necessità di accountability amministrativa nel dare esecuzione a decisioni giudiziarie in materia urbanistica e sociale;
  • il rischio, sempre più concreto, che la mancata gestione strategica del turismo urbano conduca a interventi straordinari e sostitutivi, con ricadute anche in termini di governance multilivello.

Overtourism oltre il divieto, verso la progettazione integrata

La sentenza in disamina chiama in causa, in modo diretto, la pianificazione intelligente del turismo urbano.

Non si può più pensare di contenere l’overtourism con provvedimenti difensivi o simbolici, bensì servono interventi strutturali, integrati col tessuto urbano e partecipati dai cittadini.

Le tecnologie smart possono offrire strumenti cruciali:

  • sistemi di monitoraggio in tempo reale dei flussi turistici;
  • percorsi alternativi e regolamentati tramite app e sensoristica urbana;
  • interventi architettonici leggeri (es. barriere visive green o intelligenti) per garantire privacy senza bloccare la fruizione culturale.

La decisione del Consiglio di Stato mostra come il diritto possa rappresentare un catalizzatore per stimolare azioni pubbliche più efficaci e sostenibili, laddove la pressione turistica rischia di travolgere il vivere quotidiano.

Smart tourism

La pronuncia di Palazzo Spada costituisce un precedente significativo per tutte le città italiane ed europee afflitte dal turismo eccessivo.

Essa ribadisce che non bastano buone intenzioni o atti regolamentari inefficaci: la pubblica amministrazione è chiamata a concretizzare la tutela dei diritti dei cittadini anche nei contesti iperturistici, rendendo coerente l’azione amministrativa con i principi di efficienza, efficacia e legalità.

Un monito forte, e una guida chiara, per una visione realmente smart della città contemporanea.