Polizia Locale e conflitti di interessi, le istruzioni ANAC

Polizia Locale e conflitti di interessi, le istruzioni ANAC

Il parere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) del 18 giugno 2025 fa luce su un tema delicato per la governance urbana: la gestione dei potenziali conflitti di interessi in capo ai comandanti della Polizia Locale.

Equilibrio tra efficienza e imparzialità

Nel contesto delle smart city, la trasparenza amministrativa rappresenta un pillar portante per la fiducia dei cittadini e l’efficienza dei servizi.

Il parere reso pubblico da ANAC il 18 giugno 2025 affronta in modo puntuale la questione della compatibilità tra le funzioni tipiche della Polizia Locale e l’attribuzione di ulteriori incarichi gestionali, specie nei comuni di piccole dimensioni dove le risorse umane risultano sovente limitate.

Evoluzione normativa

Dalla Legge di Stabilità 2016 (L. n. 208/2015) è stato consentito il conferimento di incarichi dirigenziali anche ai comandanti della Polizia Locale, senza vincoli di esclusività.

Tale possibilità ha trovato legittimazione anche in diverse pronunce giurisprudenziali, quali la sentenza del Consiglio di Stato n. 2174/2019, che ha riconosciuto la necessità di flessibilità organizzativa soprattutto negli enti di minore dimensione.

Tuttavia, come sottolineato da ANAC, l’espansione delle competenze deve essere bilanciata con un’attenta valutazione del rischio di conflitti di interesse, sia reali che potenziali.

Rischio della commistione di ruoli

Uno dei nodi principali sollevati dal parere riguarda la “commistione di ruoli” quando un unico soggetto si trovi a esercitare funzioni di controllo e, contemporaneamente, gestionali.

In particolare, si fa riferimento ai casi in cui i comandanti della Polizia Locale assumano anche competenze nei servizi demografici, ambientali o urbanistici.

Tale sovrapposizione può minare la terzietà e l’imparzialità dell’azione amministrativa, mettendo a rischio il buon andamento dei procedimenti e la fiducia dei cittadini.

Soluzioni indicate da ANAC, prevenzione e organizzazione

Il parere dell’ANAC non si limita a una mera ricognizione normativa, ma propone soluzioni concrete.

La prima responsabilità ricade sull’ente locale, che deve valutare attentamente le situazioni a rischio e predisporre specifiche misure nel Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT) e nel Codice di Comportamento.

Tra le misure suggerite:

  • Astensione obbligatoria del personale in situazioni di conflitto;
  • Ripartizione delle competenze tra più soggetti;
  • Rendicontazione periodica delle attività all’organo sovraordinato;
  • Monitoraggio sistematico delle misure preventive adottate.

Modelli regionali, buona pratica da valorizzare

La vicenda specifica esaminata nel parere riguarda una regione italiana che ha adottato, tramite una deliberazione di Giunta, modelli operativi e organizzativi per le Polizie Locali.

Tali modelli vietano in modo espresso agli operatori di polizia l’assunzione di ruoli gestionali in settori sensibili come urbanistica, demografia, mercati e fiere.

L’ANAC ha riconosciuto il valore di tale approccio preventivo, ritenendolo coerente coi principi generali di buona amministrazione e con le finalità della legge n. 190/2012 sull’anticorruzione.

Un’opportunità per le smart city

Per le città intelligenti, l’insegnamento che deriva da questo parere è duplice.

Da un lato, l’innovazione e la digitalizzazione non possono prescindere da un’organizzazione amministrativa solida e trasparente.

Dall’altro, l’impiego strategico di modelli organizzativi, basati su una chiara separazione delle competenze e su meccanismi di controllo efficaci, può rappresentare un asset fondamentale per prevenire fenomeni di corruzione e migliorare la qualità dei servizi pubblici.

Strategia per gestire i conflitti

La gestione del conflitto di interessi nella Polizia Locale non è una questione tecnica, ma strategica.

Per le città che vogliono definirsi davvero “smart”, investire in integrità, governance e modelli organizzativi efficienti è la strada obbligata per garantire sostenibilità, legalità e fiducia nelle istituzioni.