Transizione energetica, svolta verso il green degli Stati, ma le grandi banche aumentano gli investimenti in combustibili fossili. Le cifre

Transizione energetica, svolta verso il green degli Stati, ma le grandi banche aumentano gli investimenti in combustibili fossili. Le cifre

Se le politiche degli Stati mirano a una transizione energetica green, le banche e gli investitori mondiali non mollano  gli idrocarburi e i combustibili fossili

Transizione green dell’energia: gli enti pubblici e quelli privati hanno visioni opposte a riguardo. Da un lato ci sono gli Stati, soprattutto quelli europei, che stanno puntando con grande decisione verso politiche, anche molto nette, che portino a una decarbonizzazione e a una rinuncia progressiva ai combustibili fossili. Dall’altro, invece, i grandi fondi d’investimento e le banche continuano ad avere fiducia, e quindi investire, nelle compagnie che producono o estraggono idrocarburi.

Con l’eccezione degli Usa, che si sono sfilati dagli accordi di Parigi, e la Cina che realizza grandi parchi fotovoltaici ma tiene aperte anche le miniere a carbone, tanti governi, soprattutto occidentali, stanno attuando politiche per tutela ambientale, lottando contro inquinamento e cambiamenti climatici. Basti vedere le agende dell’Ue con gli obiettivi di decarbonizzazione. Anche perché il 9 luglio la Bce ha dichiarato che gli eventi estremi del clima potrebbero portare a una riduzione del 5% del Pil del Vecchio Continente.

Ma dall’altro lato della medaglia questa fiducia e propensione al green come soluzione non viene riscontrata nei finanziatori più importanti al mondo.

Transizione energetica, le banche e gli investitori hanno ancora fiducia nei combustibili fossili: cifre da capogiro

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Il quotidiano La Stampa, infatti, rivela che anche la britannica Hsbc ha lasciato la Net Zero Banking Alliance, nata del 2021 proprio per sovvenzionare e concentrare gli sforzi sulla transizione green e la lotta al cambiamento climatico. L’abbandono è sulla scia di istituti come JPMorgan, Citigroup o Morgan Stanley. Di più: secondo il report del Rainforest action network, nel 2024 le 65 banche d’affari più grandi del mondo hanno aumentato del 21% i propri investimenti nei combustibili fossili, con 870 miliardi di dollari impiegati.

Senza contare poi i fondi di investimento, che hanno multi partecipazioni in tantissimi asset. Secondo l’Investigate Climate Chaos, nel 2024 Vanguard è stato il primo investitore al mondo di idrocarburi, con investimenti in compagnie petrolifere o di estrazione di gas e carbone per 444 miliardi di dollari. Segue poi BlackRock, la principale società di gestione patrimoniale al mondo, con investimenti stimati per 431 miliardi di dollari in asset fossili.

Segnali che la finanza privata e i maggiori investitori al mondo hanno ancora un grande coinvolgimento negli idrocarburi e nell’economia che ne consegue. Andando così un po’ controcorrente rispetto alle politiche degli Stati e della finanza pubblica, che invece cerca di seguire un sentiero verso il green.