Enforcement Formazione Polizia Locale, tra effervescenza e necessità Silvestro Mar... 25 July 2025 Notizie correlate Editoriale Quale sicurezza urbana a fronte del d.l. n. 48/2025? CityNext media partner a Pisa Enforcement Genova, alleanza Municipio Centro Ovest-Fiumara per aumentare la sicurezza: nuove telecamere di videosorveglianza La formazione delle forze di polizia assume sempre una caratterizzazione particolare, perché è figlia di stimoli differenti. Si pensi al particolare momento storico, alla tecnologia sempre più pervasiva e alle occasionalità/esigenze offerte dal contesto operativo, ma anche dalla normativa, sempre più complessa e articolata, infine, dalla dicotomia tra polizia nazionale e locale. Formazione Polizia locale, a che punto siamo? Non male, verrebbe da pensare, è un working in progress, ma realmente continuo, dove la teoria e la pratica si devono coniugare a più riprese. Sicuramente non si può non porre l’accento sul virtuosismo di alcune Amministrazioni, nonché all’italica capacità di ingegnarsi, tipica di quei singoli operatori, che, sempre più spesso, ricorrono a una forma di self-education improvement, mettendoci del proprio per migliorarsi. Ovviamente non può essere tutto “rosa e fiori”, come da noto detto nazional-popolare… La prima differenza palpabile, nella formazione, è ricondotta al contesto organizzativo, sicuramente esistente tra le forze di polizia locali e nazionali, e che trae origine dalle diverse norme alla base. La seconda, se verticalizzata, non interesserebbe neanche le materie professionali – le quali, prescindendo da competenze generali o specifiche – sono sostanzialmente uguali, anche se non perfettamente sovrapponibili, ma i fondi: un concreto problema è, infatti, il budget. In effetti, parallelamente all’organizzazione dei vari comparti, il “punto” è il rimpinguare le varie progettualità formative, reperendo le risorse necessarie, attingendo anche a bandi europei. Il budget strizza l’occhio alle forze di polizia nazionali, mentre quello della polizia locale “fatica a essere messo a fuoco”: la formazione diventa un fenomeno a macchia di leopardo. Gli istituti di formazione delle polizie nazionali (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria) hanno una catena di comando dedicata, che cura l’aggiornamento professionale dei vari ruoli e specialità, gestendo quindi una vera e propria rete di scuole sul territorio nazionale. La polizia locale, invece, presenta una condizione completamente differente, data dalla regionalizzazione della gestione del particolare comparto. Infatti, le Scuole della Polizia Locale possono essere regionali, interregionali, cittadine, ecco perché si fa riferimento anche alla presenza di Amministrazioni virtuose, che – evidentemente – hanno a cuore la formazione del proprio personale e investono nella condivisione di esperienze professionali, anche ad ampio respiro. Formazione, le progettualità nazionali L’istituzione di scuole fa riferimento alle leggi regionali che regolamentano l’essenza della polizia locale. Questi centri per la formazione possono essere istituiti a livello regionale, quindi con una sede centrale, magari affiancata da realtà distaccate. Un esempio è la Scuola di Benevento, per la Campania, probabilmente la realtà formativa più radicata nel tempo, che presenta anche una sede decentrata a Sapri. Hanno la loro Scuola anche le polizie locali della Puglia, dell’Abruzzo e del Piemonte, grazie al Corpo di Polizia di Torino. Consorziato è invece il particolare servizio formativo per le Regioni Toscana, Liguria ed Emilia Romagna, con una Scuola sita a Modena. Già più “particolari” appaiano i contesti della Regione Umbria, dove è presente una Scuola per la Pubblica Amministrazione, all’interno del quale vi è un albo formatori per la polizia locale, e della Lombardia, dove si replica l’esperienza appena accennata, con la Polis, nel quale ambito vi è, anche in convenzione con ANCI Lombardia, l’Accademia di Polizia Locale. Vi sono poi realtà ibridate, come Milano, dove è anche presente la Scuola del Corpo della Polizia meneghina, e Roma. La “città eterna” ha la Scuola di formazione Capitolina, ma il Corpo dei “caschi bianchi” gode anche di un proprio assetto formativo autonomo. Vi sono poi realtà ancora più granulari, che investono, come accennato, i corpi di polizia locale “cittadini”, come Venezia, stante la presenza, a livello regionale, di uno sportello formazione dedicato di ANCI Veneto, o il Consorzio dei Comuni Trentini. Formazione, uno sguardo verso l’unione Dalla normativa si passa al ruolo di coordinamento delle forze di polizia, specie nella gestione integrata del territorio, grazie alla stessa evoluzione del concetto di sicurezza pubblica, passando attraverso a quello di sicurezza urbana. In questo frangente, dove la polizia locale deve dimostrare di conoscere le norme, ma anche di saperle applicare, la formazione ricopre un ruolo essenziale: è una leva strategica per lo sviluppo del capitale umano e per la realizzazione degli obiettivi prefissati, tra cui il controllo del territorio. Rilevante è la condivisione esperienziale, meglio ancora se non limitata solo a una vision nazionale. E così, mentre lo status dell’agente di polizia locale (da alcuni ancora chiamato semplicemente “vigile”) è in attesa di rivisitazione da almeno trent’anni, interessanti sono alcune iniziative targate UE, perché pongono questo comparto al centro. PACTESUR2, è uno di questi. PACTESUR, cos’è? Organizzato dalla rete EUFS (European Forum for Urban Security), PACTESUR rappresenta un volano per creare solide relazioni, di incontro, di scambio, di creazione di buone pratiche per l’attività istituzionale delle polizie locali. A Madrid, nel 2024, si è tenuta una Academy, dal 12 al 14 novembre, con la partecipazione di agenti delle polizie locali provenienti da 15 città europee. I temi affrontati interessavano realtà operative concrete, declinate anche attraverso software di virtualizzazione, approfondendo l’organizzazione di eventi su larga scala negli spazi pubblici, considerando la complessità del coordinamento dei servizi. Il progetto PACTESUR2, infatti, cerca di porre un argine alla più grande paura della UE: la sicurezza degli spazi pubblici, favorendo la cooperazione tra attori diversi, anche partnership pubblico-privato, con una declinazione dal basso verso l’alto, riunendo leader cittadini e forze di sicurezza per arrivare a strategie condivise. Il progetto è stato finanziato per il secondo anno consecutivo e ha quattro città campione: Madrid, già sede di una Academy, Torino, Liegi e Nizza. Torino e Danzica Torino ha ospitato l’Academy a giugno 2025, presso il campus dell’International Training Center ILO delle Nazioni Unite, dove i partecipanti, circa una cinquantina di agenti provenienti da 12 paesi UE, hanno avuto modo di migliorare il proprio bagaglio professionale attraverso presentazioni dal vivo ed esercizi basati su scenari tematici (TSO, sicurezza manifestazioni), anche aiutati dall’uso di intelligenza artificiale. A Danzica, poche settimane dopo l’esperienza piemontese, con l’assemblea generale di EUFS (European Forum for Urban Security) si ha la Gdansk Declaration, con cui si arriva alla conclusione di: Favorire la partecipazione dei cittadini per lo sviluppo di una sicurezza integrata cittadina; Sviluppare una strategia per migliorare la percezione delle forze dell’ordine; Favorire un dibattito approfondito volto a integrare, nel rispetto etico e normativo, della AI nelle politiche di sicurezza urbana; Sviluppare piattaforme condivise per monitorare e segnalare incidenti di interesse per la sicurezza urbana; Continuare a lavorare a stretto contatto con istituzioni UE. A questo punto è forse più facile auspicare una Accademia Europea per la polizia locale che non una riforma organica a livello nazionale. Con una società come la nostra, sempre più multietnica e immersa in un villaggio globale, la polizia locale, per essere efficace sul territorio, ha bisogno di accedere a banche dati, possibilmente gratuitamente, e non come accade per le consultazioni PRA e Motorizzazione, a pagamento. Il problema è politico. L’accesso diretto al sistema SDI rappresenterebbe una svolta sul piano operativo per il sistema paese, considerando la presenza degli operatori sul territorio, con risvolti più che positivi sul piano informativo. Silvestro Marascio
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