Legal Appalti pubblici, esclusione automatica per violazioni fiscali oltre i 5k euro Laura Biarella 30 July 2025 Italia La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 138/2025, ha confermato la legittimità dell’art. 80, comma 4, del Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici), che prevede l’esclusione automatica dalle gare d’appalto per violazioni fiscali definitivamente accertate superiori a 5.000 euro. La pronuncia ha un impatto significativo sul settore degli appalti pubblici e, in particolare dove la trasparenza e la regolarità fiscale sono requisiti fondamentali. Contesto della vicenda Il contenzioso riguarda un appalto pubblico da oltre 9 milioni di euro bandito da un’azienda sanitaria locale per servizi di trasporto e assistenza interna. Una Srl è stata esclusa dalla gara a causa di un debito fiscale definitivo di 18.000 euro, oltre la soglia fissata a 5.000 euro dal Codice dei contratti pubblici. La questione si è concentrata sulla proporzionalità della soglia fissa in relazione al valore elevato dell’appalto. Questioni di proporzionalità e ragionevolezza sollevate dal Consiglio di Stato Il Consiglio di Stato aveva sollevato dubbi in merito alla sproporzione tra l’importo dell’irregolarità fiscale e il valore complessivo del contratto. In particolare, si era evidenziata la possibile lesione del principio di ragionevolezza nell’applicazione automatica dell’esclusione per un debito relativamente esiguo rispetto a un appalto di grande dimensione, con probabili effetti negativi sulla competitività e partecipazione alle procedure di gara. La questione del self-cleaning La Srl ha sottolineato di aver regolarizzato tempestivamente la sua posizione fiscale e ha denunciato l’assenza nel sistema attuale di uno strumento di “self-cleaning” per le violazioni fiscali, a differenza di altre fattispecie previste dal Codice. La società ha pure evidenziato di aver operato in buona fede, facendo affidamento su certificazioni incomplete al momento della gara. Difesa del Governo e rispetto della normativa europea Il Governo ha difeso la normativa richiamando la necessità di garantire trasparenza, integrità e leale concorrenza nelle gare pubbliche. Ha spiegato che la soglia fissa di 5.000 euro è conforme alla Direttiva Europea 2014/24/UE, che permette deroghe solo per il mancato pagamento di “piccoli importi” di imposte, motivando così la soglia come parametro oggettivo per evitare abusi e favorire la parità di trattamento tra offerenti. LEGGI ANCHE Novità al Codice Appalti nella conversione del Decreto Infrastrutture La decisione della Corte Costituzionale La Corte ha rigettato le censure di irragionevolezza e sproporzione, sottolineando che la soglia di 5.000 euro è una opzione legislativa ragionevole e proporzionata, che mira a escludere solo operatori con violazioni fiscali di una certa rilevanza, evitando ingiustificate esclusioni per infrazioni “bagatellari”. La sentenza ribadisce che questa normativa rafforza l’integrità e l’affidabilità dei partecipanti alle gare pubbliche e tutela la leale competitività del mercato. Impatti per il futuro degli appalti pubblici Questa pronuncia avrà un forte impatto nel contesto degli appalti pubblici, dove la compliance fiscale rappresenta un prerequisito inderogabile per gli operatori pubblici e privati. La sentenza sottolinea l’importanza di criteri oggettivi e trasparenti nella gestione degli appalti pubblici. Rimane però aperto il dibattito su possibili interventi legislativi per introdurre meccanismi di proporzionalità più flessibili e strumenti di “self-cleaning” per favorire il reinserimento di operatori che si regolarizzano.