Strade urbane tra custodia, sicurezza e responsabilità pubblica

Strade urbane tra custodia, sicurezza e responsabilità pubblica

Strade urbane e sicurezza. Una pronuncia della Cassazione rilancia il dibattito sulla gestione delle infrastrutture nelle smart city

La Corte Suprema di Cassazione si è espressa su una vicenda paradigmatica riguardante la sicurezza stradale all’interno delle città e la responsabilità in capo agli enti comunali nella gestione delle infrastrutture urbane.

Ciò con particolare riferimento ai rischi derivanti dagli eventi meteorologici e dalla manutenzione del manto stradale.

Un incidente dovuto all’allagamento delle strade

Nel febbraio 2014, un automobilista perse il controllo della propria vettura in una via cittadina a causa di una situazione di allagamento, provocando un fenomeno di acquaplaning che condusse la vettura contro il guardrail della carreggiata opposta.

Da qui, la richiesta di risarcimento danni al Comune per presunta cattiva manutenzione.

La domanda veniva inizialmente accolta in parte dal Tribunale di Brescia, ma poi rigettata dalla Corte d’Appello, che negò la responsabilità dell’ente, sostenendo che il sinistro non fosse stato sufficientemente collegato alla presenza di ristagni d’acqua.

La svolta della Cassazione

Il ricorrente sollevava, tra gli altri punti, l’erroneità della decisione di secondo grado per non aver preso in adeguata considerazione gli elementi probatori prodotti, tra cui consulenze tecniche e rilievi fotografici, che documentavano la presenza di accumuli d’acqua come causa dell’incidente.

I due principi

La Cassazione, con l’ordinanza pubblicata il 25 luglio 2025, ha accolto tali rilievi, sottolineando due principi fondamentali:

  1. la responsabilità da custodia ex art. 2051 c.c.: il Comune, in quanto custode del bene pubblico (la strada), risponde dei danni arrecati dalla cosa, indipendentemente dalla prova di una propria colpa specifica. Compete al danneggiato provare semplicemente la relazione causale tra “la cosa” e il danno,
  2. onere di allegazione e istruzione: la Cassazione ha rimarcato come la Corte d’Appello avesse erroneamente trascurato le dettagliate allegazioni del danneggiato sin dal primo grado, confondendo le semplici affermazioni dei verificatori con le prove scientifico-tecniche presentate.

Inoltre, è stato chiarito che il giudice non può ridurre l’ambito delle allegazioni offerte dall’attore, ignorando elementi istruttori rilevanti, tra cui la conformazione della strada e l’assenza di caditoie di scolo che favorivano il ristagno d’acqua.

Implicazioni per le città intelligenti

La pronuncia in disamina acquista un significato strategico per le smart city, dove l’efficienza infrastrutturale e la resilienza agli eventi estremi rappresentano priorità quotidiane.

Ricorda ai decisori pubblici che la gestione proattiva di strade, caditoie e drenaggi non è solamente una scelta di buona amministrazione, bensì una precisa responsabilità: ogni criticità trascurata può sfociare in un danno per i cittadini, con rilevanti conseguenze anche sotto il profilo giudiziario.

Tecnologia e prevenzione

L’utilizzo di sistemi intelligenti per il monitoraggio in tempo reale delle condizioni stradali, la manutenzione predittiva e la raccolta dati sui microclimi urbani possono aiutare i Comuni a mitigare i rischi e prevenire incidenti analoghi.

Il pronunciamento sollecita un cambio di passo nelle pratiche di manutenzione e una pianificazione urbanistica sempre più integrata con le logiche della smart mobility e della sostenibilità.

La vicenda bresciana, ora rinviata a nuovo giudizio, entra a pieno titolo nel dibattito contemporaneo sulla smart city, qualificando la responsabilità pubblica come pillar imprescindibile della urban security e dell’affidabilità dei servizi per i cittadini.