Piano d'azione nazionale per la qualità dell'aria

Piano d’azione nazionale per la qualità dell’aria

Per contrastare l’inquinamento atmosferico e replicare agli iter d’infrazione europei, il 20 giugno scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria.

Il documento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 agosto, rappresenta l’esito del lavoro di una Cabina di regia istituita ad hoc.

Viene tracciata una strategia biennale (con possibilità di proroga) che tocca settori strategici quali la mobilità, l’agricoltura e il riscaldamento civile.

L’obiettivo è di rendere le nostre città più vivibili e salutari.

Italia sotto pressione

La necessità di un piano strutturato emerge dal lungo e complesso contenzioso con l’Unione Europea.

L’Italia risulta ormai da anni sotto la lente della Commissione per i continui superamenti dei limiti di inquinanti come PM10, PM2.5 e biossido di azoto (NO2).

Alcune sentenze della Corte di Giustizia europea hanno confermato le infrazioni in diverse regioni del Paese, tra cui il bacino padano, Lazio, Toscana e Sicilia.

Le potenziali sanzioni economiche e la riduzione dei fondi strutturali europei hanno spinto il Governo a un’azione coordinata e urgente.

Misure per le Smart City

Il Piano d’azione si articola in cinque ambiti di intervento, con un’attenzione peculiare a soluzioni innovative e sostenibili.

1. Mobilità: investimenti per una transizione ecologica

Il settore dei trasporti, come noto, è uno dei principali responsabili dell’inquinamento nelle aree urbane.

Il Piano stanzia ingenti risorse per promuovere una mobilità più pulita.

Incentivi per i mezzi pubblici: 200 milioni di euro saranno destinati alle regioni in infrazione per sostituire autobus inquinanti con veicoli a basse o zero emissioni (elettrici, a idrogeno, ibridi, metano).

Un’ulteriore azione, già prevista dal PNRR, stanzia quasi 2 miliardi di euro per l’acquisto di 3.000 autobus a zero emissioni nelle città metropolitane e nei comuni con oltre 100.000 abitanti.

Mobilità sostenibile nei comuni: un programma di finanziamenti da 300 milioni di euro supporterà i comuni in infrazione nella realizzazione di interventi per la mobilità sostenibile.

Quindi, la creazione di piste ciclabili e corsie preferenziali per il trasporto pubblico.

Un altro programma, da 500 milioni di euro, è dedicato a città metropolitane e capoluoghi di provincia.

Rinnovo del parco veicolare: è previsto un programma di incentivazione per la sostituzione di veicoli privati e commerciali leggeri inquinanti con mezzi elettrici.

Il valore massimo, in questa area, è pari a 350 milioni di euro a valere sulle risorse del PNRR.

Intermodalità e porti verdi: per ridurre le emissioni del trasporto merci, vengono potenziati i contributi “Ferrobonus” per il trasporto ferroviario e si incentivano le imprese all’utilizzo del “cold ironing” nei porti.

Tale sistema consente alle navi in sosta di collegarsi alla rete elettrica di terra, azzerando le emissioni.

2. Riscaldamento civile: stop ai generatori inquinanti

Il Piano affronta anche il tema delle emissioni da riscaldamento, in particolare quelle derivanti dall’utilizzo di biomasse legnose.

Aggiornamento normativo: sono previste modifiche al quadro legislativo per introdurre nuove classi di qualità per i generatori di calore a biomassa.

Ma pure per rendere obbligatoria la certificazione dei biocombustibili legnosi.

Incentivi alla sostituzione: programmi di incentivazione, per un massimo di 100 milioni di euro, supporteranno la sostituzione dei vecchi impianti a biomassa (3 stelle o inferiori) con sistemi più efficienti (5 stelle o superiori) o pompe di calore.

Informazione e controlli: un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’ambiente, le regioni e le associazioni di categoria promuoverà le buone pratiche.

Verranno inoltre semplificati i controlli sugli impianti e introdotti sistemi di tracciamento (quali i QR code) per i nuovi acquisti.

3. Agricoltura: verso pratiche più sostenibili

Anche l’agricoltura, in particolare nelle regioni del bacino padano, è chiamata a contribuire alla riduzione delle emissioni.

Il Piano propone diverse azioni:

Divieto dell’urea: a partire dal 1° gennaio 2028, sarà vietato l’utilizzo di urea in agricoltura nelle regioni del bacino padano per incentivare l’utilizzo di fertilizzanti organici alternativi, con un programma di incentivi cofinanziato dal FEASR per sostenere gli agricoltori.

Innovazione tecnologica: verranno promossi l’impiego di inibitori della nitrificazione, l’acquisto di attrezzature per lo spandimento sostenibile e la ricerca su trattamenti innovativi per la gestione degli effluenti zootecnici e del digestato.

Monitoraggio e controlli

Tra le novità previste dal Piano emerge la verifica e il monitoraggio.

La Cabina di regia avrà il compito di riferire al Consiglio dei Ministri in iporesi di omessa attuazione o scostamenti dal cronoprogramma, garantendo un controllo costante sull’efficacia delle misure.

Inoltre, un programma di finanziamenti da 50 milioni di euro incentiverà le regioni a potenziare i controlli sulle misure di divieto già previste nei piani regionali, pure tramite l’impiego di nuove tecnologie.

Con un investimento complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro (a cui si sommano ulteriori fondi già previsti dal PNRR e da altri piani strategici), il Piano d’azione rappresenta uno step concreto e ambizioso per affrontare un’emergenza ambientale e sanitaria.

L’Italia si impegna, quindi, a ripensare le proprie città, la sua agricoltura e il modo in cui ci muoviamo, puntando su innovazione e sostenibilità per un futuro con un’aria più pulita.