Sicurezza urbana? Dalla Lombardia una presa di posizione

Sicurezza urbana? Dalla Lombardia una presa di posizione

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Il tema della sicurezza urbana è sempre caro al cittadino, ma anche alla politica, ma quest’ultima, spesso non riesce a cogliere quelle sottile sfumature che potrebbero migliorare lo stato delle cose.

Sicurezza urbana, in Lombardia qualcuno batte un colpo

Interessante, intanto, constatare il contesto di fondo. Il “colpo”  è battuto dagli assessori dei Comuni di Bergamo, Brescia, Cremona,  Mantova, centri urbani, che, in tema sicurezza urbana, possono contare su dei corpi di polizia a tutto tondo.

La polizia locale dei capoluoghi interessati è dotata di buone strutture. Si parla di una buona capillarità operativa, intendendo sia uffici che servizi dedicati alla risoluzione di un ampio ventaglio di necessità; quindi una buona dislocazione a presidio del territorio.

Il 4 luglio 2025, a Mantova, gli Assessori alla Sicurezza di Bergamo, Brescia, Cremona e, chiaramente, di Mantova, si sono incontrati per stendere delle proposte operative.

Concrete proposte, queste, da presentare alla Regione Lombardia e finalizzate a migliorare l’apporto alla sicurezza urbana.

L’obiettivo principe è quello di potenziare il ruolo della polizia locale, sempre più impegnata nella gestione della sicurezza e nel controllo del territorio. Per fare ciò,  gli esponenti politici, accompagnati dai comandanti delle rispettive polizie cittadine, propongono:

  • aggiornamento delle regole sull’uso degli strumenti di difesa a disposizione degli agenti. Si pensi allo spray al peperoncino, alle dotazioni di bastoni retrattili, o altri strumenti di dissuasione, alle bodycam;
  • Accesso diretto al sistema d’indagine informatizzata e interforze. Si arriva a chiedere l’accesso senza avere l’intermediazione delle polizie nazionali. Si vorrebbe auspicare un accesso full, significando non solo l’interazione con alcuni schedari e banche dati, come motorizzazione, pubblico registro automobilistico, ma anche quelle attinenti al controllo del territorio;
  • Una formazione più impegnata per gli operatori. I riferimenti corrono a cicli periodici per i singoli quadri, magari differenziata per ruolo, siano essi dei corsi semestrali e annuali in virtù delle qualifiche;
  • introdurre la figura dello “Street Tutor”, un operatore specializzato nella prevenzione e mediazione in aree sensibili.

Si comprenderà come talune misure possono essere immediatamente adottate a livello regionale. In tutti i rimanenti casi, invece, i rappresentanti di queste quattro importanti comunità chiedono che sia la Regione a farsi, a sua volta, portavoce delle esigenze palesate presso il Ministero dell’interno.

Si ricorda sempre che sullo sfondo vi sono delle criticità mai sopite:

  • Riordino del sistema di polizia locale mai affrontato seriamente, stante che l’idea auspicata da varie sigle sindacali sia quantomeno un cambio delle condizioni contrattuali;
  • La lettera ANCI ai Ministri Nordio e Piantedosi sulle criticità rilevata per affrontare il tema sicurezza nelle città.

Silvestro Marascio