Tech Esg Il costo ecologico dell'AI, "consuma" acqua ed energia elettrica Laura Biarella 13 August 2025 AI Eco-News Energia Sostenibilità L’intelligenza artificiale (AI) rappresenta ormai una parte integrante della nostra quotidianità, offrendo velocità e comodità impareggiabile. Questa evidenza è messa sotto i riflettori da Nigel Bairstow, Ph.D., e Jeremy Neofytos nell’articolo “AI, Ecology, and the Ethics of Conveniente” pubblicato su Psychology Today. Un costo ecologico ignorato Strumenti di AI come ChatGPT o Gemini ci aiutano a semplificare numerose attività, dal rispondere alle email al suggerirci cosa mangiare, facendoci risparmiare tempo e fatica. Tale praticità, secondo i due autori, al contempo nasconde un costo ecologico significativo sovente ignorato. Secondo dati citati dai medesimi autori, ogni singola risposta generata da AI può richiedere fino a mezzo litro d’acqua solo per raffreddare i server dei data center che ne sostengono il funzionamento. Moltiplicando tale consumo per i milioni di interrogazioni giornaliere, emerge un impatto idrico impressionante, che si somma all’ingente utilizzo di energia elettrica necessario, con conseguenze pesanti sulle risorse naturali e sull’ambiente. Riscrivere il concetto di efficienza Bairstow e Neofytos invitano a ripensare il concetto di efficienza nell’era digitale. Non basta quindi misurare la velocità o la facilità con cui otteniamo un risultato, bensì va considerato l’impatto ambientale a lungo termine. Questa nuova definizione di efficienza dovrebbe bilanciare il beneficio individuale con la responsabilità collettiva verso la sostenibilità globale. Il rischio di replicare gli errori della rivoluzione industriale In particolare, nell’ambito delle smart city, dove l’AI viene sempre più utilizzata per ottimizzare traffico, consumi energetici e infrastrutture. È pertanto fondamentale evitare di cadere in facili strategie di greenwashing, che mascherano un utilizzo poco virtuoso e sostenibile delle risorse alla base di queste tecnologie. Lo scenario descritto richiama la lezione della Rivoluzione Industriale, quando la corsa alla produttività e al profitto immediato ha portato a gravi conseguenze ambientali trascurate a lungo termine. Anche oggi, pur con strumenti tecnologici avanzati, rischiamo di replicare il medesimo errore, scambiando l’illusione del progresso per un reale miglioramento sociale. L’appello degli autori è quindi a promuovere trasparenza nel consumo energetico e idrico delle AI, politiche che tengano conto delle loro ricadute ecologiche e a un impiego maggiormente consapevole da parte degli utenti: ogni domanda superflua rivolta all’AI è un piccolo, ma concreto consumo di risorse preziose che dovremmo evitare. Solamente in questo modo l’AI potrà essere un tool etico e sostenibile, capace di servire davvero l’umanità preservando il suo ambiente. In sintesi, per costruire città intelligenti che siano anche responsabili, dobbiamo integrare l’AI con una visione di efficienza allargata, che contempli il valore dell’ecosistema e della comunità oltre alla mera comodità individuale.