Smart Road Legal Criticare sindaco e amministrazione è reato? La Cassazione segna i confini tra critica legittima e diffamazione Laura Biarella 28 August 2025 Citizen Italia La Corte di Cassazione (n. 29859 del 27 agosto 2025) ha annullato la condanna per diffamazione inflitta a un cittadino che aveva denunciato presunte irregolarità urbanistiche tramite lettere ed email indirizzate al sindaco e ad altri esponenti pubblici. La sentenza rilancia il dibattito sul diritto di critica politica, sulla trasparenza amministrativa e sul ruolo attivo dei cittadini nelle città. Denuncia civica che passa per tre gradi di giudizio La vicenda giudiziaria origina da un cittadino che, nel 2017, aveva inviato due missive e una email al sindaco di un Comune lombardo, ad altri enti pubblici e ai cittadini, denunciando presunte violazioni di norme, irregolarità e comportamenti omissivi da parte dell’amministrazione comunale. Tematica sollevata era la mancata approvazione di una proposta planivolumetrica relativa a un’area urbana. Le comunicazioni erano dettagliate, circostanziate e accompagnate da documentazione. L’uomo sosteneva che l’amministrazione avesse ignorato richieste di chiarimento e accesso agli atti, e che vi fossero anomalie procedurali evidenti, alcune delle quali ammesse dallo stesso rimo cittadino. Prima condanna, poi parziale riforma Il Tribunale di Monza, in composizione monocratica, aveva condannato l’imputato per diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595 comma 3 c.p., riconoscendo anche il risarcimento danni in favore del sindaco e del Comune. La Corte d’Appello di Milano, nel marzo 2025, ha parzialmente riformato la sentenza, escludendo l’aggravante e riducendo la pena e l’importo del risarcimento, al contempo confermando la responsabilità penale. Cassazione, libertà di espressione e verità putativa Il cittadino ha impugnato la sentenza d’appello, sostenendo che le sue comunicazioni rientrassero nel legittimo esercizio del diritto di critica politica, tutelato dall’art. 51 c.p. e dall’art. 21 della Costituzione. Ha invocato la “verità putativa”, ovvero la convinzione ragionevole della veridicità dei fatti denunciati, ancorata a elementi oggettivi e non a supposizioni arbitrarie. La difesa ha evidenziato che le missive rispettavano la continenza espressiva, trattavano fatti specifici e documentati, e rispondevano a un interesse pubblico. Inoltre, non vi era prova che le comunicazioni fossero state ricevute da soggetti diversi dai destinatari, né che contenessero attacchi personali. Sentenza che “fa giurisprudenza” Il 27 agosto 2025 la V Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando la vicenda a una diversa sezione della Corte d’Appello di Milano per un nuovo esame. Il collegio ha evidenziato che il diritto di critica politica può assumere efficacia scriminante se esercitato nel rispetto della verità, anche putativa, della continenza e della pertinenza rispetto a un interesse pubblico. Ha altresì rilevato che la Corte territoriale non aveva motivato in modo adeguato l’esclusione della scriminante, ignorando dichiarazioni testimoniali rilevanti, tra cui quelle di una consigliera comunale di minoranza che aveva portato la questione in sede consiliare e richiesto formalmente l’accesso agli atti, senza ricevere riscontro. Partecipazione, trasparenza e diritto di critica La pronuncia ha un impatto significativo sul concetto di cittadinanza attiva nelle città. In un contesto urbano “intelligente”, dove la partecipazione civica e la trasparenza amministrativa appaiono fondamentali, il diritto di critica deve essere tutelato quale strumento di controllo democratico. La decisione della Cassazione invita le amministrazioni locali a rispondere con chiarezza alle sollecitazioni dei cittadini, valorizzando il dialogo istituzionale e la responsabilità pubblica. Al contempo, richiama l’attenzione sulla necessità di distinguere tra critica legittima e diffamazione, evitando che il diritto di parola venga criminalizzato. Rilancio del ruolo del cittadino La pronuncia della Cassazione non solo riapre un caso giudiziario, bensì rilancia il dibattito su come le città “intelligenti” debbano gestire il rapporto tra cittadini e istituzioni. La libertà di espressione, se esercitata con responsabilità e nel rispetto dei limiti giuridici, rappresenta una risorsa preziosa per il progresso urbano e democratico.