L'Europa apre alle auto americane: sicurezza a rischio?

L’Europa apre alle auto americane: sicurezza a rischio?

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L’accordo tra Bruxelles e Washington sull’equiparazione degli standard automobilistici solleva forti preoccupazioni. In gioco c’è la sicurezza degli automobilisti del Vecchio Continente

In un’epoca delicata e di grandi cambiamenti nella geopolitica mondiale, il recente accordo (Joint Statement) firmato tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe avere delle serie implicazioni sulla sicurezza stradale. L’accordo firmato tra la UE e l’America riguarda il commercio e gli investimenti, ma prende in causa anche la sicurezza. Al centro della controversia, un passaggio tanto tecnico quanto cruciale: la decisione di procedere con il mutuo riconoscimento degli standard automobilistici tra le due sponde dell’Atlantico.

Europa e America: un patto che mette a repentaglio la sicurezza

In pratica, Bruxelles e Washington si impegnano ad accettare i veicoli prodotti secondo le normative dell’altro, senza richiederne l’adeguamento agli standard nazionali. Un gesto che, sotto la superficie della semplificazione burocratica, nasconde risvolti potenzialmente molto gravi. A lanciare l’allarme è l’ETSC, l’ente europeo preposto alla sicurezza stradale.

A denunciare per primo le implicazioni della scelta è stato Antonio Avenoso, direttore esecutivo del Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC). Venoso ha parlato apertamente di una resa da parte dell’Unione Europea. Secondo il direttore dell’ETSC, l’Europa ha di fatto abdicato al suo ruolo di leadership globale nella sicurezza stradale, in nome di una comodità commerciale che rischia di tradursi in un incremento della mortalità sulle strade. Il confronto tra i due sistemi regolatori, del resto, non lascia spazio a molte interpretazioni.

Le grosse differenze tra gli standard di sicurezza americani ed europei

L’Unione ha introdotto nel 2024 un pacchetto obbligatorio di sistemi avanzati di assistenza alla guida, i cosiddetti ADAS, che comprendono dispositivi come la frenata automatica d’emergenza, il mantenimento attivo della corsia, il riconoscimento della stanchezza del conducente e la protezione avanzata per pedoni e ciclisti. Dall’altro lato l’approccio statunitense resta largamente permissivo. Negli USA, molte di queste tecnologie restano opzionali o affidate alla libera scelta dei costruttori, in un contesto in cui il concetto stesso di sicurezza veicolare segue logiche differenti, più orientate alla protezione degli occupanti del veicolo e meno alla tutela degli utenti vulnerabili della strada. La differenza su quest’ultimo punto è eloquente: l’Euro NCAP, negli ultimi mesi ha reso obbligatorio per ottenere le cinque stelle dei sistemi di protezione degli utenti deboli della strada.

Le criticità maggiori

Il pericolo maggiore, secondo l’ETSC, è l’ingresso nel mercato europeo di veicoli americani che non rispettano gli attuali requisiti minimi di sicurezza richiesti nell’UE. Si teme in particolare un aumento di suv e pick-up di grandi dimensioni, mezzi che negli Stati Uniti dominano le vendite ma che in Europa rappresentano una minaccia concreta per pedoni e ciclisti a causa della loro massa elevata e dell’altezza del frontale. Accettare l’omologazione statunitense senza adattamenti significa legittimare la circolazione di veicoli meno sicuri, con un impatto che potrebbe rivelarsi devastante sul fronte della sicurezza stradale.

In Europa, la strategia Vision Zero punta all’azzeramento delle vittime della strada entro il 2050. Una sfida ambiziosa, sostenuta da normative sempre più stringenti, innovazioni tecnologiche, infrastrutture intelligenti e una crescente cultura della prevenzione. In questo contesto, la decisione di accettare veicoli progettati per un altro modello di mobilità sembra andare nella direzione opposta. Non si tratta soltanto di proteggere gli standard europei, ma di difendere un’idea di mobilità più sicura, inclusiva e sostenibile.

La sicurezza è un valore aggiunto

Anche sul piano industriale l’accordo rischia di creare squilibri. Le case automobilistiche europee potrebbero trovarsi svantaggiate rispetto ai concorrenti americani, i cui modelli sarebbero esportabili senza adeguamenti, abbattendo così i costi di produzione. Questo alimenta lo spettro di una concorrenza sleale e potrebbe minare la fiducia dei consumatori europei, abituati a considerare la sicurezza come un valore acquisito.

Alla fine, la domanda da porsi è semplice ma fondamentale: è accettabile che decenni di progressi nella protezione degli utenti della strada vengano messi in discussione per agevolare il commercio internazionale? Se l’Europa vuole restare fedele ai suoi obiettivi e alla sua visione di mobilità del futuro, non può permettersi di cedere proprio sul terreno della sicurezza.

Emiliano Ragoni