Misurare l'eco-ansia, sfida tra scienza e umanità

Misurare l’eco-ansia, sfida tra scienza e umanità

L’impatto psicologico del cambiamento ambientale antropico, noto come eco-ansia, rappresenta una tematica emergente e complessa.

Diverse scale e indici sono in via di sviluppo per misurare questi stati emotivi, tuttavia la difficoltà di definire e quantificare l’eco-ansia senza alimentarla rappresenta una sfida scientifica e sociale.

Conoscere come le diverse culture e storie umane hanno reagito ai cambiamenti ambientali può aiutare a comprendere le risposte odierne, con l’obiettivo di bilanciare la consapevolezza con la speranza.

Il recente articolo di Ilan Kelmsn dal titolo “Measuring Eco-anxiety, or Not“, pubblicato sulla rivista americana Psychology Today, racconta lo stato dell’arte della questione.

L’eco-ansia e la sua misurazione

Il climate change causato dall’uomo sta generando una crescente risposta emotiva che spazia dall’ansia e la preoccupazione fino alla depressione e al dolore psicologico.

Questo fenomeno è descritto da termini quali eco-ansia, solastalgia, paura climatica e lutto ecologico.

Per comprendere meglio questi stati d’animo, i ricercatori stanno elaborando scale e indici clinici e non clinici per tentare di quantificare tali risposte psicologiche.

Tuttavia, la definizione stessa di eco-ansia è ancora oggetto di debate, in quanto concetti come ansia e disagio sono già di per sé complessi da delimitare nell’ambito della salute mentale.

Inoltre, distinguere le cause ambientali rende ancora più sfidante tracciare conclusioni condivise, specie nell’ottica delle diversità culturali e delle differenti interpretazioni sociali della salute mentale.

Utilità e limiti degli strumenti di misura

La principale questione scientifica afferisce al valore di queste misurazioni, specialmente quando si tratta di condizioni mentali gravi come ansia e depressione, che possono avere conseguenze fisiche.

Pure se la comprensione è importante per aiutare chi soffre e prevenire traumi emotivi, esiste il rischio che la definizione e la quantificazione dell’eco-ansia vengano scambiate per diagnosi cliniche, malgrado la loro natura spesso vaga.

Più ancora, la stessa azione di misurare l’eco-ansia può in qualche modo influenzarla, o persino accrescerla, ponendo il rischio che indagini e rilevazioni contribuiscano a implementare la sensazione di disagio.

Ad esempio, chiedere a una persona “quanto questo sondaggio ha aumentato il tuo malessere climatico?” è un problema metodologico da considerare con attenzione.

Il valore della prospettiva storica

Indagare l’eco-ansia odierna senza considerare la storia umana è riduttivo.

Durante i secoli, diverse civiltà come i Khmer e i Maya hanno affrontato profondi cambiamenti ambientali, sovente correlati a declini e crolli sociali.

Le reazioni a tali mutamenti potevano variare da accettazione e migrazione consapevole a disperazione e sofferenza.

Anche se la psicologia e il pensiero di quei popoli rimangono un mistero, considerare queste varie possibilità aiuta a comprendere meglio come oggi le società e gli individui reagiscono ai cambiamenti climatici e ambientali.

Potrebbe fornire chiavi di lettura per trasformare l’eco-ansia da una forma di paralisi emotiva a una spinta verso l’azione positiva.

Verso un approccio equilibrato

Tra gli aspetti evidenziati dagli esperti emerge l’evitare che la ricerca sull’eco-ansia prediliga in modo eccessivo le metriche del disagio a scapito di quelle dell’ispirazione e della speranza climatica.

Parlare solo di paura e disperazione può infatti alimentare un senso di impotenza, mentre bilanciare questi discorsi con messaggi di resilienza e opportunità di cambiamento può aiutare a trasformare l’ansia in azione proattiva.

Lo sviluppo di strumenti per misurare l’impatto psicologico del cambiamento ambientale richiede grande cautela, per non causare ulteriori traumi.

La challenge resta quella di costruire conoscenze scientifiche utili e, al contempo, di formulare narrazioni che possano sostenere la salute mentale e il benessere della società nel cammino verso città e comunità sempre più resilienti e smart.