Italia, futuro del Trasporto pubblico locale: tendenze preoccupanti, serve una sterzata. I numeri

Italia, futuro del Trasporto pubblico locale: tendenze preoccupanti, serve una sterzata. I numeri

Il Trasporto pubblico locale in Italia ancora non si è ripreso del tutto dalla pandemia COVID-19 e le tendenze per il futuro non sono positive se non si interviene

Il Trasporto pubblico locale è in una fase di tendenza negativa. E potrebbe esserlo ancora di più nel giro di dieci o vent’anni. In Italia il settore della mobilità è ancora in fase di ripresa dopo il brusco ed enorme stop dovuto alla pandemia da COVID-19. Ma se per la circolazione delle auto la ripresa è netta (il 63,1% degli spostamenti nel primo semestre del 2024 sono avvenuti sulle quattro ruote), quella del Tpl ancora no: è poco sopra l’8%, ancora distante da quell’oltre 10% pre Coronavirus, secondo dati riportati dall’ultimo rapporto Isfort sulla mobilità italiana.

Significa non solo che il Trasporto pubblico locale non cresce tanto quanto gli altri mezzi, ma che neppure è tornato a ricoprire quella fetta di spostamenti che gli competeva prima della pandemia. In Italia ci si sposta sempre di più con le auto o con mezzi a lunga percorrenza, extraurbani o anche interregionali, come treni o aerei. All’interno del proprio Comune di abitazione si tende a usare l’auto, anche se ci sono differenze a livello Nazionale. Squilibri che nel tempo non si sono ridotti, anzi.

Ad esempio, nel Nord-Ovest italiano il Tpl occupa il 12% degli spostamenti effettuati dalle persone, quota che scende al 5,5% al Sud. Nelle grandi città è al 17,6% il tasso modale di utilizzo di Trasporto pubblico locale, mentre nelle aree interne e nei centri urbani più piccoli è a malapena al 5%. Con la parte restante di nuovo dominata dall’auto.

Italia, il Trasporto pubblico locale deve ancora riprendersi: nodi principali i collegamenti infrastrutturali e il reddito dei cittadini

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C’entra poi anche la fascia di reddito dei cittadini dei Comuni. Per esempio, il quadro rivela che più i residenti di una città sono ricchi o benestanti più in media utilizzano servizi di Trasporto pubblico locale. Diametralmente opposto il dato sui centri con livelli reddituali medi inferiori. Perifericità territoriale e reddito sembrano dunque rappresentare i due principali fattori per cui i cittadini non utilizzano il Tpl.

Segno che bisogna andare a intervenire intanto sulle infrastrutture e sui collegamenti centro-periferie. Ma anche sul rendere più accessibile e conveniente l’accesso alle soluzioni di mobilità come autobus, tram, servizi di sharing mobility. Perché la tendenza per il futuro non è positiva per il Tpl, in ragione del fatto che in Italia è in atto un calo demografico e, in generale, si prevede una riduzione degli spostamenti nella popolazione. In ragione, per esempio, di fenomeni di smart working, come riporta La Repubblica.

Addirittura si prevede una perdita del 28% di spostamenti col Trasporto pubblico locale da parte popolazione nella fascia 14-19 anni, ovvero gli studenti che incidono fortemente sul mercato. E saranno poi le generazioni che potrebbero continuare a usare il Tpl. A fronte di un probabile aumento degli utilizzatori tra i 75 e 84 anni, ma destinata in prospettiva a calare.