Legge sull’AI, introdotto un nuovo reato

Legge sull’AI, introdotto un nuovo reato

La prima legge italiana sull’AI introduce nell’ordinamento giuridico un nuovo reato.

La recentissima approvazione, in via definitiva, da parte dal Senato della Repubblica, del disegno di legge n. 1146 Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale” ha posto per ora la parola fine al lungo procedimento normativo relativo all’adozione, anche nel nostro paese, delle norme collegate all’adozione dell’AI-Act (Regolamento (Ue) 2024/1689 del Parlamento europeo e del Consiglio) da parte dell’Europa.

In attesa della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale vale la pena di osservare come il testo di legge contenga anche la previsione di un nuovo reato: l’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale.

Diffusione di video o immagini alterate tramite AI: da 1 a 5 anni di reclusione

D’ora in poi quindi dovrà stare estremamente attento chi diffonde immagini o video alterati, quando non interamente falsificati, tramite sistemi di AI, perché rischia la reclusione da 1 a 5 anni.

Infatti, l’art. 26 della legge (erroneamente indicato come art. 24 nel dossier collegato al disegno di legge) che titola “Modifiche al codice penale e ad ulteriori disposizioni penali” inserisce nel codice penale un nuovo articolo 612-quater: “Illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale”.

Il reato si concretizza quando si cagioni un danno ingiusto a una persona cedendo, pubblicando o diffondendo, senza il consenso della stessa, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a trarre in inganno sulla loro genuinità.

Lo scopo della norma

Evidente come la disposizione vuole offrire una tutela rafforzata dell’individuo, tenuto conto della collocazione della norma fra i delitti contro la persona e segnatamente fra quelli contro la libertà morale.

L’offensività della condotta è incentrata sulla possibilità che il materiale contraffatto o alterato, tenuto conto che i sistemi di intelligenza artificiale riescono a produrre materiale audio e video più difficilmente riconoscibile come non genuino, fornisca un’immagine pregiudizievole, ancorché realistica, della persona rappresentata.

La procedibilità

Si tratta di delitto punibile a querela di parte, ma con la previsione della procedibilità d’ufficio qualora il fatto sia commesso nei confronti di persona incapace, per età o infermità, oppure sia connesso con altro delitto procedibile d’ufficio o, ancora, quando il fatto sia commesso nei confronti di una pubblica autorità a causa delle funzioni esercitate (quindi anche un organo di polizia).

Il nuovo reato all’interno di un quadro più esteso

La legge italiana sull’AI, oltre al reato del nuovo art. 612-quater opera altre modifiche al quadro penalistico connesso all’intelligenza artificiale.

In particolare introduce una circostanza aggravante comune (modificando l’art. 61 c.p. con l’inserimento di un numero 11-decies al comma 1) qualora un reato venga commesso mediante sistemi di intelligenza artificiale, così come inserisce una circostanza aggravante ad effetto speciale legata all’impiego di sistemi di intelligenza artificiale nella commissione del delitto di attentati contro i diritti politici del cittadino di cui all’art. 294 c.p.

Le difficoltà della polizia giudiziaria

Tenuto conto della formulazione, si dovrà provare che il “danno ingiusto”, concetto derivato essenzialmente dal diritto civile, anche se presente in campo penale (art. 612 c.p., l’ormai abrogato art. 323 c.p.) è stato causato non nell’esercizio di un diritto, quale a esempio il diritto di rappresentare criticandola, con foto o video modificate dall’AI, una determinata situazione, ma con lo specifico intento di danneggiare il soggetto rappresentato.

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La cosa risulterà ancor più difficile e spinosa, oltre che con l’obbligo di procedere d’ufficio, per tutte quelle situazioni dove la critica, e ancor più la satira, sono indirizzate verso soggetti politici (pubbliche autorità), tramite contenuti video modificati dall’AI pubblicati sui social media.

Sergio Bedessi