Enforcement Segnaletica, non solo strumento di regolazione della circolazione stradale f.bisanti 27 October 2025 La segnaletica stradale è un insieme di segnali, simboli e indicazioni che regolano il traffico, garantiscono la sicurezza e forniscono informazioni agli utenti della strada. Questo sistema comunicativo include segnali verticali (cartelli), orizzontali (strisce sull’asfalto), luminosi (semafori) e manuali (gesti degli agenti del traffico), e serve a indicare pericoli, prescrizioni (divieti, obblighi, precedenze) e percorsi. Nell’immaginario collettivo, questa è la percezione: garantire la sicurezza e consentire una pacifica convivenza tra gli utenti della strada. In realtà, la segnaletica è molto di più. In caso di sinistri stradali, le indicazioni fornire dai segnali stradali giocano un ruolo fondamentale per dirimere eventuali controversie civili oppure per statuire le responsabilità penali. Questa riflessione è stata oggetto – seppure per via indiretta – di una sentenza della Cassazione penale pubblicata nel pieno periodo estivo. La vicenda Cos’era accaduto? Si trattava di un caso di lesioni personali stradali gravi. Una ciclista stava pedalando lungo un via di una città in cui era parcheggiato uno scooter in divieto di sosta. Il mezzo occupava parte della carreggiata, riducendo così lo spazio utile di percorrenza di circa 80 cm. La ciclista, nell’effettuare una manovra per superare l’ostacolo, spostandosi a sinistra, veniva colpita dal cassone di un motocarro che sopraggiungeva nella medesima corsia di marcia. Gli agenti accertatori sanzionavano il proprietario dello scooter per le violazioni ex artt. 146 e 158 del codice della strada. Un motociclo parcheggiato in tal modo può condurre alla condanna penale del proprietario? La sentenza di primo grado Per la Procura della Repubblica la risposta era sì! Contestava al proprietario del motociclo di averlo parcheggiato in divieto di sosta, creando un ostacolo alla circolazione. Questa violazione aveva concorso a determinare la caduta della persona offesa. Il Tribunale di Savona non condivideva tale tesi ed emetteva sentenza di condanna solo per il conducente del motocarro. Il Giudice assolveva il proprietario del ciclomotore “perché il fatto non sussiste”. In particolare, escludeva il nesso causale tra il posizionamento in divieto di sosta del mezzo e il sinistro. Il ricorso della Procura Generale Per il Procuratore Generale della Repubblica di Genova, il Tribunale non aveva applicato correttamente il diritto. Sosteneva che fosse errata la valutazione per cui il segnale di divieto di sosta avesse per finalità quella di regolare la speditezza, escludendo che fosse stata installata anche per prevenire incidenti. Per il ricorrente, quella segnaletica era proprio finalizzata a garantire la sicurezza stradale. La giurisprudenza si è più volte espressa sancendo che le norme che regolano la sosta dei veicoli sono poste a presidio della sicurezza stradale. La decisione della Cassazione. Le diverse finalità di un “divieto di sosta”. Per la Cassazione il ricorso coglieva nel segno. La responsabilità colposa implica che la violazione della regola cautelare deve aver determinato la concretizzazione del rischio che detta regola mirava a prevenire, poiché alla colpa dell’agente va ricondotto non qualsiasi evento realizzatosi, ma solo quello causalmente riconducibile alla condotta posta in essere in violazione della regola cautelare. L’apposizione del divieto di sosta ben può essere riconducibile alla finalità di evitare intralci alla circolazione stradale in determinate aree. Si pensi a quelle descritte dall’art. 158 c.d.s., quali incroci, presenza di dossi, corsie riservate a mezzi pubblici e altro, ovvero aree individuate dai Comuni. Il divieto può, però, essere determinato anche dalla diversa esigenza di riservare spazi di sosta a categorie protette e non già dalla necessità di non intralciare la circolazione. Ne discende che sia precluso qualsiasi automatismo valutativo. La debolezza della sentenza di primo grado È compito del giudice, tenuto conto delle risultanze dell’istruttoria, accertare la ragione della apposizione del divieto di sosta, ai fini di comprendere se la previsione abbia finalità cautelare e rispetto a quale rischio. Questo accertamento è mancato nella sentenza di primo grado. Osservava il Collegio che il giudice di merito avesse omesso di motivare in merito alla natura cautelare del divieto e, in caso affermativo, in relazione a quale rischio. Si tratta di una “motivazione oltremodo necessaria, sol che si consideri che il motociclo tipo “Kymco” del A.A. aveva provocato un restringimento della corsia di marcia ove si era verificato l’urto”. In altre parole, si doveva chiare, ai fini della corretta individuazione della natura delle prescrizioni e del tipo di rischio che il divieto mirava a prevenire, le ragioni della apposizione del divieto di sosta sulla via in cui si era verificato il sinistro. La sentenza veniva annullata con rinvio. L’importante ruolo delle Smart City nella collocazione della segnaletica La sentenza della Corte di Cassazione in argomento (Sezione IV Penale, 21 luglio 2025, n. 26491) offre uno spunto di riflessione molto preciso. Oltre a tratteggiare delle precise coordinate ermeneutiche nella complessa tematica della responsabilità colposa, la decisione è utile anche al lavoro delle Amministrazioni titolari del potere di predisporre la segnaletica stradale. Le scelte devono essere oculate e finalizzate non solo per garantire la fluidità e la pacifica convivenza tra gli utenti della strada, ma altresì per perseguire l’efficacia della sicurezza della circolazione. Una Smart City è chiamata anche a svolgere anche questo importante compito (!). Filippo Bisanti