Responsabilità e regresso, la Cassazione ridefinisce l'accountability pubblica

Responsabilità e regresso, la Cassazione ridefinisce l’accountability pubblica

L’Ordinanza n. 32071/2025 della Corte di Cassazione getta nuova luce sulla responsabilità civile della Pubblica Amministrazione e sul cruciale meccanismo dell’azione di regresso.

In un contesto di smart city, dove le competenze si intersecano e la tecnologia moltiplica i punti di rischio, definire chi risponde del danno è essenziale per la governance e la sostenibilità dei servizi digitali.

Il dilemma della colpa nell’Amministrazione iperconnessa

La transizione delle nostre città verso modelli smart promette servizi più efficienti, dalla gestione automatizzata del traffico al monitoraggio ambientale in tempo reale.

Tuttavia, questa complessità tecnologica espone anche le amministrazioni pubbliche (PA) a nuove e delicate forme di rischio.

Quando un sensore IoT (Internet of Things) fallisce, un algoritmo di assegnazione dei servizi eroga decisioni errate, o un’omissione amministrativa in una catena di controllo interconnessa causa un danno al cittadino, chi ne risponde?

La chiarezza in tema di responsabilità non è solo una questione di giustizia per il danneggiato, ma è un elemento fondante della governance.

L’art. 28 della Costituzione impone che lo Stato e gli enti pubblici rispondano direttamente, secondo le leggi civili, degli atti compiuti dai propri dipendenti.

Questo principio, garantista nei confronti del cittadino, è ora sottoposto alla prova dell’ecosistema digitale.

Immedesimazione organica e responsabilità diretta, riferimento giurisprudenziale

Il principio cardine su cui si basa la responsabilità della Pubblica Amministrazione è quello dell’immedesimazione organica.

In sostanza, l’atto illecito del funzionario o del dipendente, purché compiuto nell’esercizio delle sue mansioni, è imputato direttamente all’ente stesso, garantendo al cittadino la possibilità di ottenere un risarcimento danni certo.

L’Ordinanza n. 32071/2025 della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, depositata il 10 dicembre 2025, si inserisce in questo consolidato quadro, affrontando un caso di responsabilità civile della PA in cui era stato invocato un danno non patrimoniale.

Se da un lato l’ente risponde nei confronti del cittadino in via diretta, il provvedimento in oggetto si concentra sul meccanismo cruciale per la finanza pubblica e l’etica amministrativa: l’azione di regresso.

Azione di regresso, anello mancante dell’accountability interna

Nel caso in cui più enti siano ritenuti congiuntamente responsabili (corresponsabilità o responsabilità solidale), l’ente che ha interamente risarcito il danno al terzo ha il diritto di rivalersi sugli altri corresponsabili o sul proprio dipendente (nei limiti del dolo o della colpa grave) per la quota di responsabilità a loro imputabile.

Questa è l’azione di regresso, disciplinata dall’art. 2055, comma 2, del Codice Civile.

La Suprema Corte ha confermato la legittimità dell’azione di regresso anche tra diverse Amministrazioni pubbliche in solido.

Questo meccanismo non è meramente tecnico: esso rafforza l’accountability.

Sebbene la PA risponda in prima persona verso il cittadino, il regresso assicura che il peso economico ricada sull’ente o sull’organo la cui condotta è stata effettivamente negligente o illegittima.

È un monito all’attenzione e alla diligenza di ogni livello amministrativo.

Dalla teoria legale alla governance

Per le smart city l’applicazione rigorosa dei principi di responsabilità e regresso è un fattore critico di successo nella governance urbana.

I progetti intersettoriali (energia, mobilità, sicurezza) implicano la collaborazione tra Comune, enti statali, Regioni e spesso aziende private.

Quando un guasto o un errore provoca un danno, il regresso diventa lo strumento per:

  • definire la catena di colpa: individuare se il danno è imputabile a un difetto organizzativo (colpa di organizzazione della PA) o all’errore del singolo dipendente nell’uso di una nuova tecnologia (ad esempio, la mancata manutenzione di un data center o la configurazione errata di un servizio AI),
  • incentivare la prevenzione: sapere che l’ente sarà chiamato a rispondere in sede di regresso spinge ogni Amministrazione a implementare standard più elevati di risk management e a formare il personale per la gestione del rischio tecnologico,
  • garantire la sostenibilità: il regresso assicura che il costo del danno non gravi ingiustamente su un’Amministrazione estranea al fatto illecito, contribuendo all’equilibrio finanziario del sistema pubblico.

In conclusione, la giurisprudenza, anche con l’Ordinanza citata, conferma che l’immedesimazione organica è lo scudo del cittadino, ma l’azione di regresso è la spada dell’Amministrazione per assicurare trasparenza amministrativa e accountability interna.

Le smart city devono integrare questo sistema legale con protocolli operativi impeccabili per garantire un’innovazione che sia non solo efficiente, ma anche legalmente sostenibile e responsabile.