Enforcement Tech Micro-robot che pattugliano le città, la nuova frontiera della sicurezza urbana Angela Iacovetti 15 December 2025 Safety & Security All’orizzonte delle città smart si affaccia una nuova protagonista della sicurezza urbana: la micro-robotica. Piccoli oggetti, agili e quasi silenziosi, stanno iniziando a percorrere strade, parchi e aree sensibili. Non è fantascienza: le prime sperimentazioni sono già in atto. Nella città di Wenzhou (provincia di Zhejiang, Cina) è stato avvistato un robot-poliziotto sferico, l’RT-G, in pattuglia con agenti umani; è progettato anche per impiego in contesti critici come zone pericolose e ambienti con disastri o infrastrutture a rischio. Xavier è stato impiegato da un pool di agenzie pubbliche di Singapore per un test in “Toa Payoh Central” — area a traffico pedonale intenso — con lo scopo di monitorare “comportamenti sociali indesiderati” (es. sosta vietata di biciclette, assembramenti, fumare in aree proibite). A New York il robot K5 della Knightscope è stato utilizzato in aree urbane e pubbliche, tra cui parcheggi, aree commerciali e ambito metropolitano. Si tratta di un robot su ruote, con telecamere e sensori, capace di pattugliare aree esterne per monitorare flussi, riconoscere targhe, segnalare attività sospette. Non sostituisce gli agenti, li potenzia, fungendo da sorveglianza aggiuntiva, deterrente e supporto di monitoraggio. Perché proprio la micro-robotica? Perché queste macchine arrivano dove l’essere umano non vede, non sente o non può entrare. Gli agenti restano insostituibili per capacità decisionali, relazione con i cittadini, gestione dell’imprevisto, ma i robot sono estensioni sensoriali: vedono al buio, ascoltano in frequenze non percepibili da orecchio umano, rilevano calore e chimica ambientale, si infilano in angoli e intercapedini. La loro forza sta in tre caratteristiche: Autonomia prolungata: batterie con durata fino a 10–12 ore. Sensori multimodali: termici, acustici, LiDAR, chimici per rilevare fumo o sostanze anomale. Mobilità estrema: cingoli miniaturizzati, articolazioni a ragno, micro-droni palmari. Dove verranno impiegati (e prima di quanto crediamo) Parchi urbani e aree verdi I piccoli robot che si muovono su terreni sono adatti a rilevare movimenti sospetti, accensione di fuochi, rumori violenti, presenza umana in luoghi vietati etc. Soprattutto, ad inviare un alert alle centrali operative e fornire immagini in tempo reale alle pattuglie. Sottopassi, ponti, zone critiche La micro-robotica è perfetta per gli ambienti percepiti come insicuri: passaggi pedonali sotterranei, percorsi scarsamente illuminati, banchine, aree ferroviarie. Essendo dotati di visori termici, i robot possono verificare se una persona si muove o è immobile, rilevare fughe di gas o perdite d’acqua e segnalare situazioni a rischio. Controlli di micro-traffico e mobilità dolce Micro-droni di sorveglianza potrebbero monitorare flussi ciclabili, occupazioni di suolo pubblico, assembramenti, attraversamenti pericolosi e via dicendo. La Polizia Locale avrà così un “occhio volante” leggero, che non richiede la complessa gestione dei droni tradizionali. Prevenzione dei reati predatorî nei centri commerciali all’aperto Le sperimentazioni effettuate negli USA hanno mostrato una considerevole riduzione di furti e vandalismi, ma non per gli interventi di tali automi, bensì perché presenza e monitoraggio continuo disincentivano i comportamenti delinquenziali. Le questioni aperte: privacy, responsabilità, fallibilità Sono proprio questi i nodi da sciogliere, su cui legislatori ed opinione pubblica dovrebbero appuntare la loro attenzione. Adesso è il momento di iniziare a parlarne prima che questi apparecchi arrivino nelle nostre strade senza che nessuno abbia definito un quadro chiaro, etico e trasparente. Dovremo abituarci a una “sorveglianza distribuita”, diffusa e dinamica: non più solo camere fisse, ma punti mobili che seguono il comportamento reale degli spazi, però vivremo in una casa dalle pareti di vetro. La grande questione è se per la sicurezza capillare dovremo sacrificare la nostra riservatezza, con buona pace di Orwell. Alcune domande meritano riflessione: Chi è responsabile se un robot sbaglia e segnala un evento inesistente o ignora un accadimento che produce conseguenze lesive? Dove finiscono i dati raccolti? È legittimo monitorare persone, talvolta con sorveglianza costante, senza che queste se ne accorgano? Come informare i cittadini, ai sensi del GDPR, della presenza di questi apparati mobili? Un’occasione per l’Italia: sperimentare prima degli altri L’Italia potrebbe diventare un laboratorio di innovazione urbana, se avrà il coraggio di testare progetti pilota con università, startup e amministrazioni. Ma occorre un codice che preveda regole. Soprattutto nel caso in cui vi sia la necessità di operatori umani (per decisioni, interventi, verifica) il robot svolge solo una funzione di sorveglianza e il rischio è che la tecnologia diventi uno strumento di deterrenza visiva e controllo sociale, più che uno strumento efficace di polizia. Conclusione La micro-robotica urbana non è un futuro lontano: è un futuro che bussa alle porte delle nostre città. I robot non verranno a sostituire la presenza umana, ma a renderla più efficace, più informata, più sicura. Ma è fondamentale tenere alta la guardia: ogni sperimentazione porta con sé implicazioni morali, legali e sociali su trasparenza, responsabilità e governance, cui bisognerà necessariamente far fronte. Angela Iacovetti