Smart Road HumanX Reti territoriali contro la violenza, il modello smart city per la protezione delle donne Laura Biarella 15 December 2025 Citizen Sicurezza Il nuovo report Istat–Dipartimento per le Pari Opportunità fotografa la mappa nazionale delle reti territoriali contro la violenza di genere. Con 251 protocolli attivati, il sistema italiano mostra modelli di governance differenziati, dal coinvolgimento dei Centri Antiviolenza alle sinergie con giustizia, sanità e servizi locali. Una prospettiva che si intreccia con la visione smart city: prevenzione, protezione e innovazione sociale per comunità più sicure e inclusive. Mappa delle reti territoriali Secondo l’indagine, sono 251 le reti censite nel 2025, con il Lazio in testa (95 protocolli), seguito da Lombardia (27) e Piemonte (22). Alcune regioni hanno adottato un approccio centralizzato, come Umbria, Basilicata e Sardegna, con un unico protocollo di riferimento; altre hanno sviluppato accordi “dal basso”, coinvolgendo players locali e associazioni. Questa diversità riflette la capacità dei territori di adattare strumenti e governance alle esigenze delle comunità, un principio cardine anche nelle smart city, dove la flessibilità istituzionale è essenziale per rispondere a bisogni complessi. Centri antiviolenza e istituzioni locali L’89,6% dei protocolli vede protagonisti i Centri Antiviolenza (CAV), seguiti da Comuni (80 casi) e Prefetture (55). La rete si estende anche a Procure, Tribunali, Questure e Forze dell’Ordine, oltre ai servizi socio-sanitari (ASL, consultori, ospedali). Questa integrazione multidisciplinare risponde alle indicazioni della Convenzione di Istanbul e mostra come la protezione delle vittime sia costruita attraverso un ecosistema di attori coordinati. Nelle smart city, la stessa logica di rete si applica alla sicurezza urbana, alla gestione dei dati e alla cooperazione tra istituzioni e cittadini. Governance e modelli regionali Il report evidenzia diversi modelli di governance: modello ibrido istituzionale (Lombardia, Veneto), con forte coinvolgimento di scuole e organismi di parità, modello a base sicuritaria, caratterizzato dalla presenza di Questure e Forze dell’Ordine, modello con leadership pubblica (Toscana), dove Province e ASL guidano l’azione territoriale, modello di attivismo dei CAV (Lazio), con i Centri come motore della rete. Questi approcci dimostrano come la protezione delle donne sia anche un laboratorio di innovazione sociale e istituzionale, capace di ispirare pratiche di governance urbana nelle smart city. Smart city e inclusione sociale La costruzione di reti territoriali contro la violenza non è solo un tema di giustizia e sicurezza, ma anche di innovazione sociale. Le città intelligenti, infatti, si fondano su sistemi integrati di servizi, dati e partecipazione. L’esperienza delle reti antiviolenza mostra come la tecnologia e la governance digitale possano rafforzare la protezione delle persone vulnerabili, favorendo comunità più resilienti e inclusive. Impatti Il report Istat–DPO 2025 offre una fotografia preziosa: le reti territoriali sono strumenti di prevenzione e protezione, ma anche di empowerment e coesione sociale. In un’ottica smart city, queste esperienze diventano modelli di governance collaborativa, capaci di coniugare sicurezza, innovazione e diritti.