Inverno demografico, solo il 21% degli italiani progetta un figlio entro tre anni

Inverno demografico, solo il 21% degli italiani progetta un figlio entro tre anni

Inverno demografico in Italia. L’ultimo rapporto ISTAT rivela un Paese sempre più cauto sulla genitorialità. Tra incertezze economiche e carenza di servizi, la sfida per le città del futuro è integrare politiche abitative e supporto all’infanzia nel tessuto urbano digitale.

La città che non cresce, i numeri del calo demografico

L’Italia si conferma un Paese in “stand-by” riproduttivo.

Secondo i dati ISTAT pubblicati il 22 dicembre 2025, solo il 21,2% delle persone tra i 18 e i 49 anni intende avere un figlio nei prossimi tre anni.

Un calo significativo rispetto al 25% del 2003, che evidenzia come il desiderio di famiglia si scontri con una realtà urbana e lavorativa complessa.

Nelle nostre città, oltre 10,5 milioni di individui dichiarano di non voler figli, citando per un terzo dei casi motivi economici e per il 9,4% la precarietà lavorativa.

Natalità, oltre la tecnologia, il servizio

In un’ottica di smart city, la gestione del calo demografico non è solo una questione di statistica, ma di progettazione urbana.

Il rapporto sottolinea come il 26,1% degli intervistati indichi nei servizi per l’infanzia la priorità assoluta per invertire la rotta.

Una città “intelligente” deve saper rispondere a questa domanda non solo con la connettività, ma con la prossimità: asili nido accessibili, spazi comuni sicuri e una rete di welfare digitale che semplifichi la vita dei genitori.

Il “soffitto di cristallo” urbano e la questione abitativa

Il dato più allarmante riguarda le donne: il 50% teme che un figlio possa peggiorare le opportunità lavorative, una percentuale che sale al 65% tra le giovanissime (18-24 anni).

Qui la smart city deve intervenire sulla conciliazione vita-lavoro.

Parallelamente, emerge prepotente la questione abitativa: il 23,1% chiede agevolazioni su affitti e mutui.

Nei centri delle aree metropolitane, dove il costo della vita è più alto, questa richiesta diventa il pilastro per permettere alle giovani coppie di stabilirsi e procreare.

Progettare il futuro, laureati e occupazione come motori

Nonostante il quadro generale, emerge un segnale interessante: la realizzazione dei desideri di genitorialità è più alta tra le donne laureate (42,9%) e occupate.

Questo suggerisce che la stabilità economica e un alto livello di istruzione sono i veri abilitatori della natalità.

Le città del futuro devono quindi trasformarsi in hub di lavoro qualificato e inclusivo, dove la tecnologia è al servizio della flessibilità (smart working, co-working con asili integrati) per permettere ai giovani di non dover scegliere tra carriera e famiglia.

Una chiamata alle armi per gli amministratori

Il rapporto ISTAT 2025 non è solo un bollettino di crisi, ma una tabella di marcia per i city manager.

Sostenere la natalità significa investire in infrastrutture sociali, ridurre il gap digitale nei servizi per le famiglie e ripensare gli spazi abitativi.

Senza una comunità che cresce, la smart vity rischia di diventare un guscio tecnologico vuoto.