Enforcement Smart Road Il contributo del modello “smart city” alla sicurezza urbana: il caso di Firenze Sergio Bedessi 30 December 2025 I dati evidenziano che Firenze e Milano sono le peggiori dal punto di vista dell’incremento del fenomeno nel complesso e nelle sue componenti principali: le violenze sessuali e i reati predatori. I dati del Ministero dell’interno e il rapporto Censis: il peggioramento complessivo della sicurezza urbana Gi ultimi dati del rapporto Censis e le statistiche del Ministero dell’Interno evidenziano, all’interno di una situazione generale che denota un peggioramento complessivo della sicurezza urbana, come alcune città italiane risultino effettivamente ben poco sicure se paragonate a città consimili dell’Unione europea. I dati dimostrano, inequivocabilmente, come lo stereotipo che spesso in passato associava il meridione alla minor sicurezza sia inquivocabilmente da sfatare dal momento che nelle prime venti province italiane meno sicure figurano ben cinque province della Toscana e solamente una, Napoli, del meridione. Pos. Provincia Denunce per 100mila ab. Denunce Totali 1 Milano 6.952,4 225.786 2 Firenze 6.507,8 64.392 3 Roma 6.401,9 270.407 4 Bologna 6.055,3 61.816 5 Rimini 5.995,6 20.425 6 Torino 5.827,6 128.666 7 Prato 5.073,7 13.247 8 Venezia 4.964,2 41.398 9 Livorno 4.877,2 15.872 10 Genova 4.822,5 39.479 11 Imperia 4.712,8 9.857 12 Trieste 4.578,0 10.440 13 Napoli 4.478,7 132.499 14 Savona 4.288,4 11.455 15 Pisa 4.260,8 17.834 16 Ferrara 4.255,3 14.468 17 Modena 4.253,8 30.166 18 Parma 4.166,8 19.001 19 Verona 4.123,0 38.299 20 Grosseto 4.078,4 8.782 Le città italiane meno sicure Sempre i dati evidenziano che mentre su Milano e Roma si concentra una quota rilevante del fenomeno nazionale (circa il 15-20% delle denunce totali) Firenze e la stessa Milano sono le peggiori dal punto di vista dell’incremento del fenomeno nel complesso e nelle sue componenti principali: le violenze sessuali e i reati predatori. Vale la pena di ricordare che la violenza sessuale può essere definita come il compimento di atti sessuali imposti a una persona senza il suo consenso, oppure ottenuti mediante l’uso di forza, minaccia, abuso di autorità o approfittando di condizioni di inferiorità fisica o psichica e che tale tipo di violenza può assumere diverse forme, oltre che avvenire tanto in luoghi privati che pubblici, quindi anche sulla pubblica via. Va anche ricordato che i reati predatori sono quei delitti accomunati dallo scopo di impossessarsi del patrimonio altrui attraverso un contatto diretto o un’aggressione alla vittima o alla sua proprietà, e quindi furto, rapina, estorsione, potendo rientrare in questi anche alcuni tipi di truffa. Il caso di Firenze: le violenze sessuali e i reati predatori Il dato nazionale sulle violenze sessuali vede quindi Milano e Firenze in posizioni di particolare rilievo per incidenza e crescita dove Firenze risulta essere la prima città in assoluto per incremento di violenze sessuali. DATI VIOLENZE SESSUALI Città 2021 2022 2023 2024 Variazione ’21-’24 Firenze 110 130 145 160 +45% Milano 480 590 607 691 +44% Torino 240 260 280 300 +25% Roma 410 460 490 510 +24% Napoli 190 200 215 230 +21% Un’analisi sui dati relativi al 2024 mostra come nella città di Firenze fra le diverse fattispecie di violenze sessuali siano in forte aumento le violenze sessuali “da strada” e quindi le molestie pesanti, i palpeggiamenti, le aggressioni fisiche avvenute in luoghi pubblici, prima fra tutte la stazione ferroviaria principale (Santa Maria Novella). Questo tipo di atto criminoso pur non essendo maggioritario rispetto alle altre violenze sessuali (domestiche/affettive e di gruppo) della stessa zona costituiscono comunque una componente significativamente più alta e preoccupante rispetto ad altre città italiane. Sempre Firenze risulta ormai da alcuni anni stabilmente nella “top 5” nazionale per denunce in rapporto alla popolazione, con un aumento veramente significativo dei furti con destrezza e delle rapine in strada. Nel complesso desta particolare preoccupazione il fatto che, a dispetto della vocazione turistica internazionale, e pur essendo una città con solo 370.000 abitanti residenti con meno di 1 milione di abitanti residenti nel complesso dell’area metropolitana, i dati del 2024 abbiano fatto balzare Firenze al terzo posto nazionale per indice di criminalità totale. Il possibile contributo del modello smart city alla sicurezza urbana Firenze, come quasi tutte le città italiane, è ormai letteralmente pervasa da videocamere di sorveglianza urbana (circa 2.000). A queste si sommano i sistemi di videosorveglianza dei servizi che comunque interessano strade e luoghi pubblici, come la tramvia, oppure i parcheggi in struttura, che contano centinaia di telecamere, concentrate principalmente negli stessi luoghi teatro dei delitti riportati dalle statistiche. Al di là di rilevare che, tenuto conto del rapporto migliore fra numero di operatori di polizia (in generale) e cittadini (non solo residenti) rispetto ad altre città italiane, vi sono evidentemente problemi organizzativi dell’intero comparto sicurezza a livello cittadino sorge spontanea la seguente domanda. Il modello “smart city” potrebbe portare un sensibile miglioramento alla sicurezza cittadina? La risposta non può che essere positiva. Infatti il modello smart city trasforma radicalmente il concetto di sicurezza urbana, passando da una gestione puramente “reattiva”, come si può vedere dai dati inefficiente, a una proattiva e predittiva. In particolare l’adozione di questo modello si può articolare su tre aree principali. Polizia predittiva e data analytics Invece che limitarsi a pattugliare casualmente, oppure a intervenire sulla specifica richiesta anche grazie a una control room unica gli organi di polizia dovrebbero utilizzare l’analisi dei dati storici ma anche l’analisi dei pattern comportamentali per inviare sul posto la pattuglia prima che l’episodio critico si manifesti compiutamente. Videosorveglianza intelligente Da tempo i punti di ripresa dei sistemi di videosorveglianza non sono più semplici “registratori” video, ma veri e propri “sensori” intelligenti, funzioni che però spesso non vengono sfruttate o, quanto meno non sono sfruttate in modo sinergico e sistemico per intervenire proattivamente. Grazie all’intelligenza artificiale i sistemi di videosorveglianza possono rilevare automaticamente comportamenti insoliti, oggetti abbandonati, assembramenti sospetti, rumori e suoni specifici (come vetri infranti e grida), inviando automaticamente alert alla control room che, avendo una visione globale e in tempo reale della città, ma anche delle risorse di polizia a disposizione in quello specifico momento può inviare sul posto il personale. Risposta rapida alle emergenze e alle richieste di soccorso Il modello smart city riduce anche i tempi di intervento dei soccorsi grazie a semafori intelligenti che possono creare veri e propri “corridoi verdi” per i veicoli di polizia e di soccorso, e alla localizzazione precisa di chi chiede aiuto possibile grazie all’integrazione con i dati di geolocalizzzaizone provenienti da chi chiama. Conclusioni Il modello smart city con riferimento alla sicurezza urbana presuppone la massima collaborazione, ai vari ivelli (strategico, tattico, logistico, operativo), fra tutti gli attori della sicurezza della città. Questa cosa è formalizzabile, rendendola cogente, grazie ai “patti per la sicurezza” all’interno dei quali il sindaco, tenuto conto che gli impianti di videosorveglianza dei quali usufruiscono gli organi di polizia dello Stato per le loro attività specifiche sono di proprietà dei Comuni, imponga il modello smart city a beneficio dell’intera comunità.