Indicatori rischio corruzione e appalti, UIF prova a definirne i contorni

Indicatori rischio corruzione e appalti, UIF prova a definirne i contorni

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Che il panorama dei contratti pubblici, quindi degli appalti, sia complesso, è cosa risaputa, ben vengano quindi nuovi input, come questo studio di UIF, sugli indicatori (possibili) circa il duo “corruzione e appalti”.

UIF & ANAC, la combo che non ti aspetti: indicatori e appalti, lo studio sul rischio

L’attività di ANAC è sempre ad altissimi livelli, e, nell’ultimo periodo, particolarmente proficua è stata la sua produzione, specie sui fronti privacy e affidamenti diretti.

Circa lo studio presentato da UIF, Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’italiano, quanto analizzato, quindi l’ideazione di un sistema di indicatori di rischio, è basato sui dati pubblici della stessa Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

Ancora, UIF informa preliminarmente che:

gli indicatori analitici proposti misurano il rischio di corruzione focalizzandosi su alcuni aspetti specifici di ciascuna gara di appalto. Aggregando gli indicatori è possibile calcolare una misura di rischio a livello di aggiudicazione, di stazione appaltante e impresa aggiudicatrice.

Uno sguardo allo studio proposto

Lo studio nasce in un contesto particolare, quello post pandemia e quindi con un “sistema Italia” particolarmente interessato dell’erogazione di fondi PNRR.

Le attività di analisi sono quindi incentrate su un mix informativo. Da un lato i dati pubblici delle varie gare (attenzionato il periodo 2018-2023), d’altro canto le fonti confidenziali dello stesso UIF, ideale raccordo anche per le forze di Polizia, specie per il settore economico-tributario.

A tal proposito basta ricordare quanto previsto dal dlgs 231/2007, ora anche attualizzato, verso un universo sempre più iperconnesso, con la l. 90/2024 (rafforzamento in materia di cybersicurezza).

Gli indicatori di rischio messi a terra sono dodici.

UIF osserva che, le gare aggiudicate da imprese potenzialmente prossime a contesti criminali, sono caratterizzate da minore trasparenza post-aggiudicazione.

Ancora, viene annotato un minor grado di concorrenza nella fase di gara, cui si associa un uso più frequente dei poteri discrezionali da parte delle stazioni appaltanti.

I rischi maggiori sono individuati nelle stazioni appaltanti del settore sanitario.

E, per quanto concerne le carenze informative, si è riscontrato che sono le stazioni di piccole dimensioni a porre in essere tali disservizi. Certamente molte di queste sono nel sud del paese ma bisogna anche considerare l’organizzazione dell’ente stesso, quindi la mancanza di specifiche professionalità e il ricorso a consulenti esterni.

Indicatori appalti
Infografica tratta dallo studio UIF. La mappa descrive la provenienza delle stazioni appaltanti meno propense alla condivisione informativa con ANAC.

Concludendo…

Lo studio potrebbe essere utilizzato quale ulteriore strumento di screening per il monitoraggio nell’utilizzo dei fondi pubblici, inclusi quelli previsti dal PNRR, che, in effetti, attira la criminalità organizzata.

Inevitabilmente UIF ha posto l’attenzione su quelle criticità che in un certo qualsenso sono anche note, andando a riguardare la letteratura di settore (quindi spaziando tra sentenze e pareri, tra MIT e ANAC, ma anche OLAF).

Posto accento sugli affidamenti diretti, che in effetti rappresentano il gran numero delle procedure pubbliche, e dove, la discrezionalità, in taluni casi, rispecchia realmente quel concetto gergale tipico del “fare come viene meglio“.

Tutto comunque è incentrato sul criterio utilizzato per la selezione del contraente, sulla base delle caratteristiche della gara – tipologia, settore, importo e data di pubblicazione – andando a osservare le anomalie che potevano risaltare, anche alla luce di ricorrente vincitore.

Su quest’ultimo giova ricordare come ANAC sia intevenuta anche nell’apposito vademecum.

La condivisione delle informazioni, a più livelli, è alla base di un sistema di prevenzione dalla corruttela, ben vengano quindi nuovi indicatori, nuove modalità di analisi e nuove convenzioni sul tema.

Silvestro Marascio