Esg Cambiamento climatico, la sfida delle città europee Laura Biarella 23 April 2025 Eco-News Energia Sostenibilità Il cambiamento climatico in Europa e come lo stanno affrontando le città è una delle tematiche chiave del rapporto sullo stato del clima in Europa 2024. Report 2024 sullo stato del clima in Europa Redatto dal Copernicus Climate Change Service e dall’Organizzazione meteorologica mondiale, fornisce una panoramica del rischio di eventi meteorologici e climatici estremi per l’ambiente edificato e le infrastrutture in Europa, nel contesto delle politiche e delle azioni in materia di clima. Highlights sul cambiamento climatico Dal rapporto emerge che le città europee sono diventate più resilienti, ma gli sforzi continui consentiranno di liberare un potenziale ancora maggiore per affrontare efficacemente le sfide legate al cambiamento climatico. Gli eventi meteorologici estremi comportano rischi crescenti per l’ambiente edificato e le infrastrutture europee, nonché per i servizi che supportano. Sono necessari interventi urgenti, soprattutto per quanto riguarda i rischi di alluvione. Le attuali misure di adattamento nelle città europee sono principalmente di tipo fisico e tecnologico, seguite da soluzioni basate sulla natura e sulla governance. È incoraggiante notare che il 51% delle città europee dispone ora di piani di adattamento dedicati, il che rappresenta un progresso significativo rispetto al 26% del 2018. Città come hub di innovazione Con l’aumento delle sfide imposte dal cambiamento climatico, le città stanno guidando l’azione globale, fungendo da centri di innovazione e trasformazione. Ospitando circa il 55% della popolazione mondiale e responsabili del 70% delle emissioni di carbonio, le aree urbane sono tra i principali fattori di degrado ambientale. In Europa, tuttavia, circa il 70% degli sforzi di mitigazione climatica e il 90% degli sforzi di adattamento si svolgono nelle aree urbane, posizionandole come leader chiave nella lotta al cambiamento climatico. Le città europee si sono inoltre impegnate a ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 e a raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. Integrando l’azione per il clima con il ripristino della natura, le città stanno ridefinendo il ruolo delle aree urbane nel promuovere la resilienza e la sostenibilità. Resilienza dell’ambiente costruito agli estremi climatici La sezione 18 del report “Stato del clima in Europa“, report annuale redatto dal Copernicus Climate Change Servicee, a partire dall’ESOTC 2023, viene pubblicato congiuntamente dal C3S e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, titolata “Resilienza dell’ambiente costruito agli estremi climatici”, fornisce una panoramica del rischio di eventi meteorologici e climatici estremi per l’ambiente edificato e le infrastrutture in Europa, nel contesto delle politiche e delle azioni in materia di clima. Nel 2024, l’AEA ha pubblicato la prima valutazione europea dei rischi climatici (EUCRA), che dimostra che 34 dei 36 principali rischi climatici suddivisi in cinque gruppi di rischio (ecosistemi, salute, infrastrutture, alimentazione, economia e finanza) potrebbero raggiungere livelli critici o addirittura catastrofici nel corso di questo secolo in scenari di elevato riscaldamento. L’aumento della frequenza e dell’intensità di numerosi eventi meteorologici estremi sta comportando rischi crescenti per l’ambiente costruito e le infrastrutture in Europa, nonché per i servizi che forniscono. L’invecchiamento delle strutture e la crescente domanda di alloggi nelle aree urbane stanno ulteriormente aggravando i rischi. Poiché le risorse infrastrutturali fanno spesso parte di una rete interconnessa, le interruzioni a una risorsa possono avere ripercussioni a cascata su più settori. Anche la salute umana è influenzata negativamente dal cambiamento climatico. Si pensi agli eventi meteorologici estremi originati dalle cattive condizioni delle infrastrutture in alcune regioni. La vulnerabilità delle fasce di popolazione che abitano in edifici privi di manutenzione e isolati, risulta aggravata da ondate di calore e temperature estreme, in particolare nelle aree urbane dense dove si verifica l’effetto isola di calore. Scenari Vi sono chiare indicazioni che gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero aumentare in futuro. Si prevede che i danni all’ambiente costruito causati da eventi meteorologici estremi aumenteranno fino a dieci volte entro la fine del XXI secolo, a causa dei soli cambiamenti climatici. In particolare, è necessario un intervento urgente sui rischi di inondazioni pluviali e fluviali, che si prevede raggiungeranno una gravità di rischio “critica” entro la metà del secolo, o una gravità di rischio “catastrofica” entro la fine del secolo in uno scenario di riscaldamento globale elevato (con un riscaldamento globale di 3,5 °C). Si prevede, inoltre, che le inondazioni costiere raggiungeranno una gravità di rischio “catastrofica” entro la fine del secolo e, in uno scenario di riscaldamento globale elevato, i danni alle infrastrutture, l’interruzione dell’approvvigionamento energetico e le sfide del trasporto marittimo associate alla vulnerabilità delle infrastrutture agli eventi estremi, e ad altre sfide come l’innalzamento del livello del mare, dovrebbero raggiungere almeno una gravità di rischio “critica”. Resilienza urbana come rimedio Le città europee risentono sempre più degli impatti dei cambiamenti climatici. Gli effetti di eventi come ondate di calore e alluvioni sono spesso aggravati nelle aree urbane a causa della densità infrastrutturale, dei livelli di popolazione e della conformazione infrastrutturale. Investire nella resilienza urbana è fondamentale per mitigare questi impatti. Le aree urbane risultano particolarmente vulnerabili alle inondazioni a causa dell’aumento del deflusso superficiale nel corso delle tempeste e ulteriori eventi di precipitazione intensa, soprattutto in presenza di superfici artificiali o impermeabilizzate. Dal 2000, la percentuale di territorio impermeabilizzato in Europa è aumentata di circa il 6%. Tra il 2011 e il 2021, si stima che il 26,9% delle aree urbane abbia registrato un aumento significativo della popolazione residente all’interno di pianure alluvionali esistenti. A ciò si aggiunga che l’effetto isola di calore urbano può causare temperature superficiali fino a 10-15 °C più elevate rispetto alle aree circostanti. Ulteriori rischi crescenti includono la scarsità d’acqua, il peggioramento della qualità dell’acqua, la diffusione di vettori di malattie, tempeste, incendi boschivi, frane e inondazioni costiere dovute all’innalzamento del livello del mare. I settori maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici nelle aree urbane più grandi sono l’acqua, l’edilizia, la sanità e i trasporti. Misurare i progressi verso la resilienza climatica L’importanza di supportare e agevolare l’adattamento locale ai cambiamenti climatici è riconosciuta nelle politiche a livello nazionale ed europeo, con le città che svolgono un ruolo chiave nell’attuazione. Le autorità locali sono ben posizionate per attuare strategie e piani di adattamento e sono sempre più obbligate a farlo per legge. I progetti di adattamento a livello comunale possono essere conformati agli impatti climatici osservati a livello locale e alle esigenze di specifici stakeholder, compresi i cittadini. Le istituzioni europee hanno accresciuto le proprie ambizioni, originando politiche preordinate ad accelerare l’azione locale. Iniziative europee La strategia di adattamento dell’UE del 2021 punta a garantire la resilienza, mentre la legge europea sul clima pone l’obiettivo di neutralità climatica “net-zero” entro il 2050, tramite una legislazione vincolante. Tali direttive sono supportate da maggiori finanziamenti per le azioni di adattamento necessarie. Sono stati istituiti nuovi congegni di attuazione, come la Missione sull’adattamento del 2023, al fine di intensificare le azioni. Queste iniziative dell’UE sono integrate dalla governance locale, regionale e nazionale degli Stati membri. La pianificazione dell’adattamento sta diventando sempre più diffusa: si stima che il 51% delle città europee disponga ora di piani dedicati, segnando un progresso significativo rispetto al 26% del 2018. Lo sviluppo di piani locali per il clima e l’energia è influenzato da fattori quali le dimensioni della città (i comuni più piccoli hanno una capacità tecnica e di risorse più limitata), la legislazione nazionale sulla pianificazione climatica locale, nonché la partecipazione a reti e iniziative cittadine. Nel 2020, si stima che 123 milioni di persone nei 38 paesi dell’SEE vivessero in aree con un impegno di adattamento. All’inizio del 2024, tale cifra aveva raggiunto i 202,5 milioni. L’adattamento è necessario in tutti i settori e a tutti i livelli di governance, e le azioni devono affrontare sia gli impatti climatici attuali sia proteggere dai rischi futuri. Tuttavia, per potenziare le azioni a livello locale, occorrono obiettivi concreti per misurare i progressi. Consentire un adattamento di successo Il coinvolgimento dei cittadini è il fattore maggiormente segnalato quale abilitatore delle azioni di adattamento. Coinvolgere i cittadini nella pianificazione, nell’attuazione e nella manutenzione risulta fondamentale, potendo fornire informazioni preziose sugli impatti locali dei cambiamenti climatici e sull’idoneità di misure specifiche. Coinvolgere i team vulnerabili è particolarmente importante per garantire risultati equi delle attività di adattamento climatico. Gli ostacoli all’attuazione delle azioni di adattamento si identificano nella disponibilità di finanziamenti sufficienti e duraturi, sovente legati all’assenza di un impegno politico a lungo termine con una visione chiara. Garantire risorse finanziarie sufficienti e a lungo termine, secondo il report, appare fondamentale per il successo.