Tech Musei e digitalizzazione, quale paradigma nel panorama italiano? r.renzi 21 October 2025 Digitalizzazione Negli ultimi vent’anni, la digitalizzazione ha trasformato profondamente l’esperienza culturale e museale. Le opere sono oggi accessibili ovunque, superando limiti fisici, geografici e temporali. Il museo virtuale ridefinisce il concetto stesso di museo, non è solo un’alternativa. Persistono però disuguaglianze, resistenze e divari territoriali che frenano l’innovazione. La musealizzazione digitale è una scelta politica e culturale, non solo tecnica. La trasformazione della fruizione culturale Dal museo fisico a quello digitale La digitalizzazione dei musei non è solo trasposizione online delle collezioni. È una profonda ridefinizione del ruolo culturale. Il museo diventa spazio interattivo, esperienziale, accessibile e dialogico. Parla a pubblici nuovi attraverso strumenti digitali innovativi. Tour virtuali in 3D, realtà aumentata, archivi online e visite da remoto sono ormai realtà diffuse. La cultura diventa ubiqua, accessibile ovunque e in ogni momento. Durante la pandemia questo processo ha subito una forte accelerazione. I musei hanno aperto nuove finestre digitali sul patrimonio. Non è stata una risposta emergenziale. L’adozione di tecnologie immersive si configura oggi come strategia a lungo termine. L’identità del museo nell’era digitale Il museo virtuale non è un duplicato. È un ambiente autonomo, con una propria logica curatoriale e narrativa. Può replicare le sale reali oppure proporre contenuti originali, pensati per il digitale. Mostre tematiche, progetti d’artista, storytelling interattivo sono sempre più comuni. Il confine tra fisico e virtuale si fa sottile. Nascono modelli ibridi che integrano entrambe le dimensioni. QR code, totem multimediali e realtà aumentata arricchiscono le visite in presenza. App mobili guidano il pubblico con percorsi personalizzati. Non si tratta solo di vedere. Si tratta di interagire, immaginare, scoprire in modo nuovo e coinvolgente. Tecnologie abilitanti e competenze professionali Dietro questa rivoluzione si nasconde un ecosistema complesso di competenze. Servono storici dell’arte, curatori digitali, sviluppatori, grafici 3D e data scientist. Tecnologie come VR, AR, fotogrammetria e stampa 3D richiedono progettazione culturale consapevole. Non sono strumenti neutri, ma scelte strategiche. La formazione diventa cruciale. Istituzioni come la Fondazione AMMI promuovono percorsi ITS per formare figure ibride. Conoscenze tecniche e culturali devono coesistere. Solo così si può supportare l’innovazione sostenibile nel settore culturale. La risposta del pubblico Tra entusiasmo, aspettative e criticità Una ricerca di Dicolab su oltre 1.000 visitatori italiani offre spunti interessanti. La tecnologia è ben accolta, ma solo se utile. Il pubblico cerca coinvolgimento emotivo e cognitivo. Non effetti speciali, ma narrazioni che informano e restano nella memoria. Audioguide digitali, app tematiche, avatar narranti e QR code sono apprezzati. A patto che integrino l’opera, non la sostituiscano. Il digitale deve valorizzare, non spettacolarizzare. È un mezzo, non un fine. Oltre la metà degli intervistati pagherebbe un piccolo extra per esperienze digitali di qualità. Un dato significativo anche sul piano della sostenibilità economica. Musei italiani: una digitalizzazione ancora parziale e disomogenea Nonostante l’interesse del pubblico, la digitalizzazione nei musei italiani è disomogenea. E spesso insufficiente. Secondo l’Istat, solo il 31% usa video o touch screen. Il 28% impiega QR code o tecnologie di prossimità. Soltanto il 22% utilizza realtà aumentata. Solo il 18% offre app dedicate. Ancora più critico il dato sulla bigliettazione online: solo il 23% dei musei offre il servizio. Abruzzo e Molise restano sotto il 10%. Questi numeri evidenziano un ritardo strutturale. Rischiano di compromettere la competitività del sistema culturale italiano. Il ruolo delle politiche pubbliche e dell’Europa Serve un’azione coordinata a livello nazionale ed europeo. La digitalizzazione culturale deve diventare infrastruttura condivisa. La Commissione europea lavora in questa direzione. Promuove Europeana e lo spazio comune dei dati per il patrimonio culturale. Il gruppo CEDCHE monitora l’impegno degli Stati membri. Favorisce lo scambio di buone pratiche. L’obiettivo è garantire accesso equo, valorizzazione intelligente e conservazione digitale. In una visione strategica continentale. Oltre l’innovazione tecnologica La necessità di una visione La digitalizzazione richiede una visione culturale e politica, non solo tecnica. Serve progettualità a lungo termine. Occorre affrontare sfide cruciali: formazione, sostenibilità, inclusività, obsolescenza tecnologica. E soprattutto, interrogarsi sul pubblico. A chi vogliamo parlare? Come possiamo includere nuovi target e coinvolgere chi non frequenta i musei? Il digitale è un’opportunità straordinaria. Ma anche un banco di prova etico e culturale per le istituzioni. Quale prospettiva? La musealizzazione digitale non è un fine. È uno strumento per ripensare il ruolo del museo nella società contemporanea. Dopo la pandemia, il digitale si è rivelato alleato e non nemico. Ha moltiplicato accessi e linguaggi. Ma serve un investimento culturale, oltre che economico. Un museo digitale non è solo un sito aggiornato. È uno spazio in cui memoria, conoscenza e tecnologia si intrecciano. Per creare esperienze che parlano al presente e costruiscono il futuro. Riccardo Renzi