Sicurezza stradale, il Giappone punta allo “zero morti”. L’Italia osserva e rilancia

Sicurezza stradale, il Giappone punta allo “zero morti”. L’Italia osserva e rilancia

Dal 21 al 30 settembre 2025 il Giappone ha dato il via alla sua campagna nazionale autunnale per la sicurezza stradale, culminata nella “Giornata con l’obiettivo di zero morti per incidenti stradali” il 30 settembre.

Un’iniziativa ambiziosa che si inserisce in un contesto globale di crescente attenzione alla sicurezza urbana e alla mobilità sostenibile.

In parallelo, l’Italia ha aderito ai “Safety Days” promossi da Roadpol, con controlli intensificati e attività di sensibilizzazione in tutto il Paese.

Il modello giapponese tra prevenzione, educazione e tecnologia

In Giappone, la sicurezza stradale è una questione culturale.

Le campagne stagionali, attive ogni primavera e autunno, mirano a diffondere comportamenti virtuosi tra pedoni, automobilisti e ciclisti.

L’edizione autunnale 2025 ha posto l’accento su tre priorità:

  • protezione dei pedoni, con l’invito a indossare abiti catarifrangenti e ad attraversare in modo sicuro;
  • eliminazione delle distrazioni alla guida, come smartphone e guida in stato di ebbrezza;
  • regolamentazione dell’uso di biciclette e scooter elettrici, con promozione del casco.

Il governo giapponese ha evidenziato l’importanza di accendere i fari al tramonto, rallentare nei pressi degli attraversamenti e utilizzare correttamente i fari abbaglianti.

Peculiare attenzione è stata rivolta ai pedoni, sovente vittime di sinistri nelle ore serali, quando la visibilità si riduce sensibilmente.

Italia, i “Safety Days” e l’impegno europeo

Dal 16 al 22 settembre 2025, l’Italia ha partecipato alla campagna europea “Safety Days”, promossa da Roadpol – European Roads Policing Network.

L’obiettivo risulta ambizioso: dimezzare le vittime stradali entro il 2030, in linea con il Piano d’Azione Europeo 2021–2030.

Nel corso della settimana la Polizia Stradale ha intensificato i controlli sull’intero territorio nazionale, concentrandosi su:

  • velocità eccessiva;
  • mancato uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per bambini;
  • utilizzo del cellulare alla guida;
  • assenza del casco per motociclisti e ciclisti.

Accanto ai controlli, sono state organizzate iniziative di sensibilizzazione presso alcuni centri commerciali e nelle scuole, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente i cittadini.

Nel corso della campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco.

Sono state ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.

Italia – Giappone, due approcci e un obiettivo comune

Il Giappone si distingue per un approccio sistemico e culturale alla sicurezza stradale.

Le campagne sono coordinate a livello nazionale, col coinvolgimento di scuole, aziende e media.

L’educazione stradale risulta parte integrante del curriculum scolastico, e l’utilizzo di tecnologie smart, quali sensori per attraversamenti pedonali e illuminazione adattiva, è diffuso nelle aree urbane.

In Italia l’approccio è maggiormente frammentato.

Le campagne risultano spesso locali, e la sensibilizzazione dipende dall’iniziativa delle singole amministrazioni.

Tuttavia, negli ultimi anni si sono registrati progressi significativi, in specie nelle città che investono in mobilità sostenibile e innovazione urbana.

Un esempio virtuoso è Milano, dove sono stati introdotti limiti di velocità a 30 km/h in molte zone residenziali, e dove la rete ciclabile è in costante espansione.

Anche Bologna e Firenze stanno sperimentando soluzioni smart per la gestione del traffico e la protezione degli utenti vulnerabili.

Il ruolo delle smart city nella sicurezza stradale

Le città smart possono fare la differenza.

L’integrazione tra dati, sensori e infrastrutture consente di:

  • monitorare in tempo reale il traffico e i comportamenti degli utenti;
  • adattare l’illuminazione in base alla presenza di pedoni e ciclisti;
  • segnalare automaticamente situazioni di pericolo.

Tokyo, ad esempio, ha installato sistemi di rilevamento automatico degli attraversamenti pedonali, che attivano semafori e luci in base alla presenza di persone.

Queste tecnologie, se adottate pure in Italia, potrebbero ridurre drasticamente il numero di incidenti.

Educazione e cultura della sicurezza

Ulteriore punto di forza del pattern giapponese è l’educazione.

I bambini imparano fin da piccoli a rispettare le regole della strada, e gli adulti sono costantemente coinvolti in campagne informative.

L’utilizzo del casco, malgrado non obbligatorio per tutti, è fortemente raccomandato e socialmente accettato.

In Italia, l’educazione stradale appare ancora marginale.

Le scuole dedicano poco tempo alla tematica, e le campagne pubbliche risultano spesso sporadiche.

Tuttavia, iniziative come quelle promosse da ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale) stanno contribuendo a colmare il divario.

Verso una visione condivisa

La sicurezza stradale non è solo una questione tecnica, bensì pure sociale e culturale.

Il Giappone dimostra che è possibile puntare allo “zero morti” con un approccio integrato, che coinvolga cittadini, istituzioni e tecnologie.

L’Italia, pur con ritmi differenti, sta muovendo passi importanti nella medesima direzione.

Per raggiungere gli obiettivi europei entro il 2030, sarà fondamentale investire in:

  • educazione stradale continua;
  • infrastrutture intelligenti;
  • campagne nazionali coordinate;
  • coinvolgimento attivo dei cittadini.

La strada è lunga, ma il traguardo è possibile.

E ogni vita salvata è un successo che vale l’impegno.