Bodycam nei trasporti pubblici, Corte UE impone trasparenza immediata verso i passeggeri

Bodycam nei trasporti pubblici, Corte UE impone trasparenza immediata verso i passeggeri

Bodycam e privacy. La Corte di giustizia dell’Unione europea chiarisce che, quando i controllori dei trasporti pubblici utilizzano bodycam, i dati personali dei passeggeri sono considerati raccolti direttamente presso l’interessato.

Ciò comporta un obbligo informativo immediato ai sensi dell’articolo 13 del GDPR.

Per le smart city, la decisione segna un punto di svolta nell’utilizzo responsabile delle tecnologie di videosorveglianza mobile.

La sentenza che cambia il quadro della videosorveglianza mobile

Il 18 dicembre 2025 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso una decisione destinata a incidere profondamente sulle politiche di sicurezza e gestione dei dati nelle città intelligenti.

Nella causa C‑422/24, riguardante l’uso di bodycam da parte dei controllori della rete di trasporto pubblico di Stoccolma, la Corte ha stabilito che i dati raccolti tramite telecamere indossabili devono essere considerati come raccolti direttamente presso l’interessato.

Ciò significa che l’azienda di trasporto deve fornire ai passeggeri informazioni immediate e chiare sul trattamento dei loro dati personali, come previsto dall’articolo 13 del GDPR.

Perché la raccolta è “diretta”, il principio dell’osservazione

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: per qualificare una raccolta come “diretta”, non è necessario che il passeggero fornisca attivamente i propri dati.

È sufficiente che il titolare del trattamento li ottenga osservando la persona, ad esempio tramite una videocamera.

In altre parole, l’atto stesso di essere ripresi da una bodycam durante un controllo dei biglietti costituisce una raccolta diretta.

Ciò esclude l’applicazione dell’articolo 14 GDPR, che riguarda invece i dati ottenuti da fonti diverse dall’interessato.

Obbligo di informazione immediata, cosa cambia per le aziende di trasporto

Secondo la Corte, i passeggeri devono essere informati nel momento stesso in cui i loro dati vengono raccolti.

Per rendere praticabile questo obbligo, la Corte conferma la possibilità di adottare un sistema informativo “a più livelli”:

  • Primo livello: un cartello o un avviso ben visibile che indichi l’uso delle bodycam e le informazioni essenziali (titolare, finalità, base giuridica).
  • Secondo livello: informazioni complete e facilmente accessibili tramite QR code, sito web o documentazione disponibile a bordo.

Questo approccio è già raccomandato dal Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) nelle linee guida 3/2019 sui dispositivi video.

Sicurezza sì, ma con trasparenza

La sentenza rappresenta un precedente importante per tutte le città che stanno integrando tecnologie di videosorveglianza mobile nei servizi pubblici.

Le bodycam sono strumenti sempre più diffusi per:

  • prevenire aggressioni al personale,
  • documentare incidenti,
  • garantire l’identificazione degli utenti,
  • migliorare la sicurezza percepita.

Tuttavia, la Corte ricorda che la sicurezza non può sacrificare la trasparenza.

L’uso di tecnologie indossabili deve essere accompagnato da un’informazione chiara, immediata e accessibile, per evitare rischi di sorveglianza occulta e per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini.

Equilibrio necessario per la mobilità del futuro

Per le smart city, la decisione della Corte UE è un invito a progettare sistemi di sicurezza che integrino fin dall’inizio la protezione dei dati personali.

Le bodycam possono essere strumenti preziosi, ma solo se inserite in un quadro di governance responsabile, conforme al GDPR e orientato alla fiducia dei cittadini.

La mobilità intelligente non è solo tecnologia: è anche trasparenza, responsabilità e rispetto dei diritti digitali.